
Cartabellotta gioca sporco indicando il rapporto tra Fondo sanitario e Pil da qui al 2028. Ma la manovra agisce sul 2026, quando aumenterà. Ai tempi dei veri tagli invece taceva.Al gastroenterologo Nino Cartabellotta la legge di bilancio provoca acidità di stomaco. Con la sua Fondazione Gimbe - quella che «giudica» oscurantista il governo Meloni perché, a suo dire, nasconde i dati del Covid, ma non emise un fiato ai tempi di Roberto Speranza e Giuseppe Conte sulla mancanza del piano d’emergenza, sugli sprechi per le mascherine e non ha mai prodotto un report sugli effetti avversi dei vaccini - sostiene che «nonostante le cifre altisonanti la legge di bilancio delude le legittime aspettative di professionisti sanitari e cittadini alle prese con un servizio sanitario che fatica sempre più a rispondere ai bisogni di salute». Come risulta evidente è una puntuale analisi statistica. Il fatto è che Cartabellotta, scartabellando le percentuali e i totali della spesa sanitaria del governo Meloni, fa un po’ di confusione. Perché la delusione ammonta a un aumento di spesa il prossimo anno che supera i 6 miliardi. E infatti, pur in preda a una colica, il signor Gimbe deve ammettere: «Va riconosciuto al governo il merito di aver ottenuto un rilevante incremento: ben 6,6 miliardi, di cui 4,2 miliardi già stanziati nelle precedenti manovre. Complessivamente, la manovra 2026 assegna alla sanità 7,7 miliardi per il triennio 2026-2028: tuttavia, in rapporto al Pil, la quota di ricchezza del Paese destinata alla sanità, dopo un lieve aumento nel 2026, scenderà sotto la soglia “psicologica” del 6% nel 2028». Guardando alle cifre assolute, però, i soldi che il centrodestra mette sugli ospedali sono davvero tanti. Leggendo le tabelle che accompagnano i conti presentati dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e bollinati dalla Ragioneria generale - ora c’è il passaggio parlamentare e, pur lasciando invariati i saldi, possono esserci molti aggiustamenti - al Fondo sanitario nazionale vanno 143,1 miliardi di euro l’anno prossimo, 144,1 miliardi nel 2027 e 145 l’anno successivo. Il nostro esperto di gastriti subito alza il ditino per dire: «In termini assoluti l’aumento di risorse nel triennio risulta sostanzialmente uniforme, senza alcun segnale di rilancio della sanità. L’auspicata inversione di rotta, ancora una volta, è rimandata». Ora, il dottor Cartabellotta saprà tutto di ernia iatale e dissenterie, ma gli sfugge un particolare: con le nuove norme europee le leggi di bilancio devono necessariamente tracciare un percorso uniforme di spesa pubblica perché è sugli orientamenti di medio termine che l’Ue si pronuncia. Scrivere oggi che nel 2028 si spenderà il 10% in più - tanto per fare un esempio - sarebbe folle perché significherebbe farsi bocciare i conti dell’anno che viene. Una seconda considerazione: esprimere un giudizio oggi sulle percentuali in rapporto al Pil da qui a tre anni è azzardato. Per prima cosa, perché il Pil può crescere più o meno del previsto e poi perché gli attuatori della spesa sanitaria sono i governi regionali e, una volta assegnato il tetto di spesa, spetta alle singole Regioni dare corso al servizio. Tant’è che Cartabellotta si lamenta sostenendo che queste previsioni di spesa costringono le Regioni o a tagli di assistenza o a alzare le tasse locali. Possono anche fare una terza cosa: rendere più efficiente il servizio. Ma viene da domandarsi - Gimbe opera dal 1996 - dov’era quando Mario Monti tagliava 6,8 miliardi, Enrico Letta 8,4 miliardi, Matteo Renzi in tre anni 16,6 miliardi, Mario Draghi 6 miliardi. Il totale fa 37,8 miliardi. Forse perché erano governi «amici» Gimbe aveva assunto un gastroprotettore?
Sergio Mattarella (Ansa)
Nel dibattito sulla riforma dell’Onu e del diritto di veto, il presidente della Repubblica invita a rinnovare i meccanismi di governance per restituire credibilità all’organizzazione. Anche Meloni chiede cambiamenti, ma in chiave pragmatica e rispettosa della sovranità degli Stati.
(Ansa)
L’idea di introdurre il voto a maggioranza nell’Unione mina i diritti incomprimibili dei Paesi membri. Il «no» pronunciato in Aula dal presidente del Consiglio è pesante tanto quanto quello contro il Mes.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 24 ottobre con Carlo Cambi
Antonio Tajani (Ansa)
Il ministro si sgancia dalla posizione del premier: «Lecito pensarla diversamente» Ma così il leader di Forza Italia si allinea a chi vorrebbe un’Europa a due velocità.






