2025-11-05
Dazi, l’Alta corte davanti a una scelta epocale
Oggi il massimo organo giudiziario statunitense ospita il dibattimento sulle tariffe ordinate da Trump. Sul piatto non solo i ricorsi delle aziende danneggiate, ma il destino dei poteri del presidente americano. La Casa Bianca intanto valuta le alternative.La Corte suprema degli Stati Uniti si avvia a prendere una decisione che, in un modo o nell’altro, rappresenterà uno spartiacque nella storia politica e giurisprudenziale del Paese. Oggi, a un anno esatto dalla storica rielezione del tycoon, il massimo organo giudiziario statunitense ascolterà il dibattimento relativo ai dazi che Donald Trump ha imposto, invocando l’International emergency economic powers act (Ieepa): una legge del 1977, che consente al presidente degli Stati Uniti di regolamentare il commercio in caso di emergenza nazionale. In particolare, i supremi giudici sono chiamati a decidere se, sulla base di questa norma, l’inquilino della Casa Bianca abbia o meno l’autorità di decretare tariffe, senza passare dall’ok del Congresso. Ma andiamo con ordine. Sono due i casi che verranno discussi oggi davanti ai togati: Learning Resources v. Trump e Trump v. V.o.s. Selections. Si tratta di due ricorsi che sono stati intentati contro i dazi «reciproci», che il presidente americano ha imposto ad aprile in occasione del cosiddetto «giorno della liberazione». Nel primo caso, due produttori di giocattoli si sono rivolti alla corte distrettuale di Washington Dc, dove il giudice Rudolph Contreras ha stabilito, lo scorso maggio, che lo Ieepa non autorizza il presidente a imporre unilateralmente delle tariffe. Per quanto riguarda invece Trump v. V.o.s. Selections, alcune imprese, spalleggiate da una dozzina di Stati, hanno fatto causa contro i dazi reciproci presso la Corte statunitense per il commercio internazionale. Anche in questo caso, i togati hanno dato torto a Trump in una sentenza che è stata confermata, il 29 agosto, da un tribunale d’appello. Il 9 settembre, i due casi sono quindi arrivati alla Corte suprema degli Stati Uniti che, come accennato, li affronterà adesso in modo collegato. Ma su quali basi si sta consumando questo scontro giudiziario? La sentenza della Corte d’appello sostiene che il presidente americano starebbe utilizzando lo Ieepa in modo troppo esteso. In particolare, viene citata la cosiddetta «dottrina delle questioni rilevanti», sulla cui base la Casa Bianca avrebbe dovuto ottenere «una chiara autorizzazione del Congresso» per agire. L’amministrazione Trump ribatte sostenendo che l’ok del potere legislativo è necessario soltanto in caso di norme ambigue, laddove lo Ieepa sarebbe chiaro, attribuendo al presidente il potere di «regolamentare le importazioni». «I giudici non hanno la competenza istituzionale per stabilire quando gli affari esteri rappresentano una minaccia insolita e straordinaria che richiede una risposta di emergenza; questo è un compito dei poteri politici», sostengono inoltre i legali della Casa Bianca. Nell’ottica di Trump, i dazi hanno del resto una valenza di natura geopolitica, oltre che di sicurezza nazionale. Il loro utilizzo è quindi strettamente collegato all’esercizio della politica estera: un ambito, rispetto a cui sia la Costituzione sia la stessa Corte suprema attribuiscono al presidente ampia discrezionalità. Va detto che, a livello generale, la carta fondamentale conferisce al Congresso il potere di «imporre e riscuotere tasse, dazi, imposte e accise». Dall’altra parte, come già accennato, lo Ieepa concede al presidente, in caso di emergenza, misure volte a regolare le importazioni. Il nodo giuridico da sciogliere è sorto fondamentalmente perché Trump è stato il primo inquilino della Casa Bianca a usare questa legge con lo scopo di imporre tariffe. Per l’attuale presidente americano il rischio risiede nel fatto che la Corte auprema diede torto all’amministrazione Biden su obblighi vaccinali e prestiti studenteschi, ricorrendo proprio alla «dottrina delle questioni rilevanti». Ma attenzione: non tutti i dazi che Trump ha finora decretato sono stati comminati ai sensi dello Ieepa. Per esempio, quelli alle automobili sono stati imposti, invocando la sezione 232 del Trade expansion act del 1962. Discorso analogo vale per le tariffe imposte sull’import di acciaio, alluminio e rame. Non solo. Il presidente americano ha fatto anche ricorso alla sezione 301 del Trade Act del 1974, per contrastare pratiche commerciali ritenute sleali. In tal senso, pur dicendosi ottimista rispetto alla decisione che prenderà la Corte suprema, il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, ha affermato che, in caso di sentenza avversa, l’amministrazione statunitense sarebbe pronta a usare «molte altre norme» per portare avanti la propria politica commerciale. Anche Politico, ieri, riferiva che la Casa Bianca starebbe già approntando un «piano B». Non è chiaro quando arriverà la decisione definitiva della Corte suprema. Tuttavia, per Trump la posta in gioco è particolarmente alta. Non a caso, domenica, il presidente ha detto che, in caso di sentenza avversa, gli Usa subiranno «danni incommensurabili». Tra l’altro, è vero che la Casa Bianca sta già studiando delle alternative all’uso dello Ieepa: tuttavia, secondo Politico, tali alternative non consentirebbero al presidente la medesima rapidità e capacità di imporre dazi generalizzati. Dall’altra parte, c’è chi ritiene che, in caso di bocciatura da parte dei supremi togati, Trump possa rivolgersi direttamente al Congresso per ottenere più potere sul fronte tariffario. Tuttavia, anche in questo caso, la strada non sarebbe del tutto in discesa. Il Partito repubblicano dispone di una maggioranza risicata. E alcuni dei suoi parlamentari sono contrari al protezionismo della Casa Bianca. Ciononostante, se la Corte suprema accettasse di ritenere le tariffe uno strumento di politica estera più che di politica commerciale, il presidente potrebbe uscire vincitore dalla partita.
Una donna in preghiera in una chiesa nei pressi di Lagos, Nigeria (Getty Images)