Tra i nomi più dissacranti del panorama artistico mondiale, Trieste dedica al genio fotografico di David LaChapelle una grande antologica, allestita - sino al 15 agosto 2023 - nei luminosi spazi del Salone degli Incanti, maestoso edificio di inizi Novecento affacciato sul mare e Centro Espositivo d'Arte Moderna e Contemporanea. Ben 92 le opere in mostra, di cui 10 in formato extra large, in un percorso narrativo che incanta, emozione e, soprattutto, stupisce.
Tra i nomi più dissacranti del panorama artistico mondiale, Trieste dedica al genio fotografico di David LaChapelle una grande antologica, allestita - sino al 15 agosto 2023 - nei luminosi spazi del Salone degli Incanti, maestoso edificio di inizi Novecento affacciato sul mare e Centro Espositivo d'Arte Moderna e Contemporanea. Ben 92 le opere in mostra, di cui 10 in formato extra large, in un percorso narrativo che incanta, emozione e, soprattutto, stupisce.Irriverente, trasgressivo, esagerato, provocatorio, a volte persino blasfemo. Tutto questo, e anche di più, è David LaChapelle. Con lui, come per tutti i geni, non ci sono mezze misure: o lo si odia o lo si ama. Ma sicuramente, anche agli occhi dei suoi detrattori, non può passare inosservato. Classe 1963, città natale Fairfield, nel Connecticut, studi d’arte a New York, una breve esperienza nei marines, fu Andy Warhol ad offrirgli il suo primo incarico professionale nel campo della fotografia, affidandogli la realizzazione di una copertina per la sua rivista Interview Magazine. E non poteva essere altrimenti: che si occupasse di moda o di celebrity, il talento di La Chapelle era già grande. Ed evidente. Grande ammiratore di Salvador Dalì e Jeff Koons, del «sublime » di Michelangelo e della tradizione iconografica barocca e rinascimentale, i suoi scatti, surreali e onirici, sempre coloratissimi, sembrano appartenere ad un’altra dimensione, ad un mondo che parte da quello reale per raccontarne un altro. Forse migliore. Forse più umano. Si. Perché a ben guardare, molti di quegli strani personaggi che popolano il mondo di LaChapelle, sono intrisi di umanità. A volte anche di dolore, ma di un dolore che ha negli occhi il riscatto e la speranza, come nel celebre scatto (a mio parere uno fra i più belli in mostra a Trieste) Stone Kanye Passion of the Chris, dove il capo di un Cristo nero cinto da una corona di spine si staglia su uno sfondo luminoso. O nell’altrettanto iconica immagine Jesus Is My Homeboy, Last Suppe (anch’esso in mostra), interpretazione in chiave pop dell’ultima cena. Immagini forti, stranianti e sensuali, che arrivano alla vista e ai sensi. Che colpiscono, anche violentemente. Esattamente come i fulmini… Ed è proprio «Fulmini» il titolo della mostra allestita al Salone degli Incanti di Trieste, la prima antologica del fotografo americano in Friuli Venezia Giulia.La MostraCurata dallo Studio di David LaChapelle con la direzione artistica di Gianni Mercurio, il ricco percorso espositivo ripercorre - in 92 opere - tutta (o quasi) la brillante carriera artistica di LaChapelle , dagli scatti che immortalano in modo dissacrante il decennio a cavallo del nuovo millennio ( con caricature di situazioni e comportamenti assunti da personaggi della musica, del cinema, della moda e della politica) a quelli più estetici, mistici e introspettivi, frutto di una fase più matura, in cui emerge l’impatto nell’arte del passato e la ricerca di sé stesso nella natura. Fulcro della mostra i fenomeni naturali che, uniti alle azioni dell'uomo, del caos e del paradiso, generano una forza dirompente, in grado di cristallizzare e illuminare l’attimo. Un’azione tipica dei fulmini, ma anche dei flash del fotografo, intento a eternizzare un momento.«Ci sono moltissime storie che vengono raccontate in questa mostra che si chiama Fulmini- ha dichiarato David LaChapelle nel corso della conferenza stampa d'inaugurazione -. Il fulmine quando colpisce è come l’ispirazione che arriva in modo inaspettato. È elettricità. Crea un collegamento e illumina. Io spero allo stesso modo con la mia arte di illuminare, entrare in contatto con l’osservatore. Nella mia carriera non sono mai stato interessato a quello che l’arte poteva darmi, ma a quello che io potevo dare al mondo tramite i miei lavori. Spero quindi di creare delle opere che siano comprensibili dall’osservatore senza ambiguità, incertezza, confusione e oscurità, collegandomi con il pubblico attraverso una connessione che è forza elettrica e incontrando persone che, di fatto, non conosco. Questo è lo scopo di quello che faccio. Spero di dare speranza e fede, oltre che infondere ottimismo, toccare i visitatori, farli sorridere».Uscendo da questa mostra, è difficile definire quanto si è visto solo «fotografie», anche nell’accezione più nobile e alta del termine. Gli scatti di LaChapelle, che lo si odi o lo si ami, sono delle vere e proprie opere d’arte, forti, violente e potenti come le immagini del Caravaggio
Massimo D'Alema (Imagoeconomica)
L’ex capo dell’agenzia Onu rivela alla bicamerale che il governo Conte rifiutò ventilatori e anticorpi monoclonali gratuiti, malgrado il Covid circolasse già da settembre 2019
(Ansa)
Correzioni alla legge di bilancio: la mediazione sulle locazioni brevi potrebbe portare all’aliquota del 23 al posto del 26% previsto ora. Ma spunta un emendamento che riduce la cedolare secca al 15%. Confindustria si contraddice e boccia quasi tutti i provvedimenti.
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)
La Procura acquisisce gli atti relativi alla società restauratrice per accertarne i requisiti e l’adeguatezza dell’operato. L’archeologo Carandini: «Incompetenza tecnica, il ministero dovrebbe sollevare il Comune dalla gestione dei monumenti».
Una donna in preghiera in una chiesa nei pressi di Lagos, Nigeria (Getty Images)
Per il quotidiano cattolico, la denuncia di Trump sarebbe solo un pretesto per indebolire l’ascesa del Paese: «Come la droga per invadere il Venezuela». Eppure i religiosi in missione hanno parlato di attacchi mirati.







