2022-06-20
I dati falsi sui vaccini
«La Verità» scopre che l’Istituto superiore di sanità ha sbagliato i calcoli sull’efficacia dei farmaci e l’impatto delle infezioni. Ma è lunga la catena di comunicazioni errate fatte durante la pandemia da chi doveva gestire l’emergenza sanitaria. Che così ha rovinato la vita agli italiani.Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Commettere errori è umano, ma perseverare (nell’errore) è diabolico. Sembra essere diventato questo, purtroppo, lo slogan perfetto di chi sta gestendo l’emergenza Covid in Italia. Istituto superiore di sanità, ministero della Salute e organi connessi continuano a non raccontare la verità su vaccinazioni, ricoveri, contagi, guariti. L’ultimo campanello d’allarme di questa mala gestione riguarda proprio l’oramai vasto mondo dei guariti. L’ennesimo errore commesso dall’Iss e scoperto dalla Verità riguarda gli ultimi report settimanali sull’impatto delle infezioni e sull’efficacia vaccinale. Mettendo a confronto i dati della sorveglianza dell’Iss, quelli del 31 maggio e quelli dell’8 giugno, ci siamo accorti che i conti non tornano. Il bollettino del 31 maggio (report del 3 giugno) rivela che le reinfezioni totali (dal 24 agosto 2021 al 31 maggio 2022) sono state al 3,9% mentre quelle dell’ultima settimana erano al 5,9%. Citiamo letteralmente: «In leggera diminuzione rispetto alla settimana precedente (5,9%)». In quello dell’8 giugno (report del 10 giugno), invece, le reinfezioni totali (dal 24 agosto 2021 al 5 giugno 2022) sono passate al 4%, mentre quelle dell’ultima settimana «risultano pari al 6,3%, stabili rispetto alla settimana precedente (6,3%)». Ma la percentuale della settimana precedente era stata segnalata al 5,9% e non al 6,3.Se dunque riteniamo corretto il report del 10 giugno, diamo per buono che la percentuale settimanale dei reinfettati fosse rimasta stabile al 6,3%, come scritto nel report per l’appunto, perché il totale passa dal 3,9% al 4%? Qualcosa non quadra. Se la percentuale totale fosse aumentata di uno 0,1%, vorrebbe dire che il dato della settimana precedente (il report del 3 giugno) era errato perché, altrimenti, la percentuale totale sarebbe dovuta rimanere stabile al 3,9%. report contraddittoriAl contrario sarebbero sbagliati i dati relativa all’ultima settimana indicati nel report del 10 giugno, dove si riporta che la percentuale è stabile, mentre in realtà è salita dal 5,9 al 6,3%, cosa che, peraltro, potrebbe giustificare il passaggio della percentuale totale dal 3,9 al 4%.Non possono coesistere questi numeri. In entrambi i casi, un dato è sbagliato. Una clamorosa svista? Per quale motivo un dato che non dovrebbe subire variazioni in base a semplici calcoli matematici viene addirittura indicato in crescita? Forse perché si vuole far passare il messaggio che gli anticorpi prodotti dalla malattia sono meno efficaci di quelli del vaccino così da preparare il terreno alla nuova campagna di vaccinazione da settembre in poi? Così da convincere i guariti dal Covid che l’unica via d’uscita dai problemi sia il vaccino…Resta il fatto che i conti non tornano. E non è la prima volta che il ministero della Salute e l’Iss sbagliano comunicazioni, numeri, conteggi. «Vorrei ricordare che l’analisi dell’Iss ha documentato che nel Paese fino ai 59 anni di età nessuno dei vaccinati è stato ricoverato nelle terapie intensive», disse il professor Franco Locatelli durante una conferenza stampa il 5 novembre 2021 a Roma. Ma secondo quanto riportato nel bollettino Epidemia Covid-19 del 3 novembre 2021, la dichiarazione di Locatelli non trovò mai un riscontro.le incongruenzeIn quel report, la tabella 3 di pagina 20 parlava chiaro. Tra la popolazione italiana di età superiore ai 12 anni, nel periodo 24 settembre - 24 ottobre 2021, c’erano ben 14 persone fra 40 e 59 anni, vaccinati con ciclo completo, ricoverati in terapia intensiva. Quelle parole del presidente del Consiglio superiore di sanità nonché coordinatore del Comitato tecnico scientifico erano una bufala. Addirittura il grafico C della figura 16 di quel bollettino riportava anche in maniera visiva l’esistenza di persone under 59 completamente vaccinate ricoverate in terapia intensiva. Perché allora dire il falso? E perché continuare a farlo anche oggi sul dato sopra riportato sulla percentuale di reinfezioni nella popolazione guarita dal Covid?E non è finita qui. Se andiamo a ritroso nel calderone degli errori ne troviamo delle belle. Forse la bugia peggiore, dal momento che sembrerebbe quella che ha causato più danni, è stata detta da Mario Draghi il 22 luglio 2021. «Il green pass è una garanzia di stare tra persone non contagiose», disse il premier durante una conferenza stampa. Parole smentite nelle settimane successive da tutto il mondo scientifico. Ma il messaggio era passato e aveva lasciato il segno: la convinzione per i vaccinati di essere immuni dal virus. Al grido di «lo ha detto il premier», non avevano più paura di infettarsi e abbassando difese e precauzioni i contagi tornarono a salire riportando l’Italia nel panico. Si aprì anche una pericolosa divisione sociale. Da una parte vaccinati con green pass, dall’altra non vaccinati. Uno squarcio nella società che ha portato a rivolte, scontri, ingiustizie alimentate dalle parole incaute di Draghi. Solo i possessori del certificato verde potevano condurre una vita sociale; gli altri, minori compresi, furono relegati ai margini del vivere civile. Di quella bugia l’attuale premier non si è mai scusato ufficialmente e seppur in molti sembrano avere dimenticato, è stata tra le prime cause del caos creato attorno alla pandemia.smentiti dalla scienzaNonostante la dichiarazione fosse stata smentita dalla scienza e dai fatti, al governo c’è chi ha avuto il coraggio di rincarare la dose. «Per fronteggiare la diffusione e i danni provocati dal Sars-Cov-2 ci vogliono le vaccinazioni, ma anche il green pass»: queste parole furono pronunciate in Rai da Walter Ricciardi domenica 13 febbraio 2022. In merito alla certificazione verde, Ricciardi diffuse questo messaggio, simile appunto a quello di Draghi, l’ennesima estrema semplificazione che contribuì a moltiplicare un falso senso di sicurezza per i vaccinati possessori di green pass. Parlando di certificato verde, il consigliere del ministro Roberto Speranza spiegò: «I green pass ci consentono sostanzialmente di frequentare gli ambienti al chiuso in maniera sicura perché chi è vicino a noi non è infetto e non può contagiarci». speranza si contraddiceNiente di più sbagliato. E la smentita a quella dichiarazione arrivò in quelle stesse ore, pubblicata sul sito del ministero della Salute, proprio quello di Speranza. Lì, nero su bianco, veniva diffusa un’informativa nella quale si chiariva che anche chi possedeva tutte le dosi di vaccino contro il Covid-19 poteva ammalarsi e trasmettere l’infezione agli altri. Uno scivolone talmente evidente che se ne parlò addirittura in Parlamento con tanto di interrogazioni rivolte al ministro.Di errore, purtroppo, bisogna parlare anche ricordando un altro episodio. «Rischio terapia intensiva 39 volte maggiore per i non vaccinati»: è fine dicembre 2021 quando l’Iss lancia l’ennesimo allarme. «Rischio terapia intensiva 85 volte superiore per i no vax», titolavano tutti i giornali. Peccato che quel dato fosse solo vicino dall’essere vero. Riguardava infatti solo la popolazione con più di 80 anni, e non tutti gli italiani, come aveva fatto intendere l’Iss.A gennaio 2022 fu il turno di ragazzi e bambini. Nel giro di un paio di settimane, i massimi organi della sanità italiana iniziarono un serrato pressing per vaccinare la popolazione fra 5 e 18 anni, sempre in nome del super green pass. Peccato che, nel mondo, non esistevano evidenze scientifiche che dimostrassero l’efficacia del vaccino per questa fascia di età. Assenti ovunque anche i dati su possibili reazioni avverse. A farlo presente furono in tanti, ma fu tutto inutile. Niente e nessuno riuscì a fermare la macchina dei vaccini per i più piccoli.
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