
A bordo del Beagle, brigantino della Marina britannica, il creatore della teoria dell'evoluzione per cinque anni ebbe il compito di catalogare reperti di storia naturale. Ne era ossessionato. Incantato dagli alberi monumento del Brasile e della Nuova Zelanda.Ci sono stati viaggiatori illustri che si sono accorti della presenza di entità viventi che noi oggi chiamiamo albero monumentale. O anche grande albero, albero secolare, gigante silenzioso, patriarca verde; in altre lingue si usano termini quali monumental tree, heritage tree, champion tree, arbre remarquable, arbre geant, arbre monumental, arbol monumental, monumentale bäume, naturdenkmal, mammutbäume. Ovviamente i viaggiatori naturalisti sono stati fra i primi, tra i moderni, ad accorgersene e anzi, a studiarne, come dimostrano i diari del Viaggio di un naturalista intorno al mondo di Charles Darwin, titolo italiano dell'originale e ben più dettagliato A naturalist's voyage - Journal of researches into the natural history and geology of the countries visited during the voyage of H.M.S. Beagle round the world, under the command of Capt. FitzRoy. Venne pubblicato nel 1839 e tradotto in Italia da Utet nel 1872. Darwin dedica spazio nei suoi diari non soltanto alla natura animale che, come sappiamo, osserverà con cura iniziando a intuire le teorie evoluzionistiche che saranno in seguito al centro dell'opera sua di maggiore impatto, L'origine della specie (1859) - che taluni geni improvvidi del nostro tempo tentano, un secolo e mezzo dopo, ancora di mettere in forse - ma anche alle foreste e alle piante. Nell'estate del 1831 Darwin ha ventidue anni e termina di sostenere con profitto gli esami universitari. Un suo professore lo invita a indagare rocce nel Galles ma la sua voglia di qualcosa di più vasto resta latente. Non a caso aveva divorato i resoconti di viaggio dello scienziato Alexander von Humboldt, perlustratore del Sud America fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, resoconti che nel frattempo erano stati pubblicati anche in Nord America influenzando un altro giovane amante della natura: Henry Thoreau. Fra l'altro, i diari di von Humbold si aprono con l'incontro di un gigantesco albero del sangue di drago (Dracaena draco), ai piedi del Teide, vulcano che domina coi suoi 3718 metri i paesaggi desertici dell'interno di Tenerife, in un accrocchio di abitazioni. Ma di questo scriveremo in un prossimo articolo. Un professore di botanica, John Stevens Henslow, riceve l'invito d'imbarcarsi col capitano Fitz Roy; come altri docenti di Cambridge prima di lui, anche il professore rifiuta e passa la patata bollente al giovane studioso che accetta di gran carriera. Il padre di Charles, il dottore Robert, però non ne vuole sapere ma il cognato, Josiah Wedgewood, la mette astutamente in questi termini: vogliamo davvero impedire a una giovane promessa di poter ampliare le sue conoscenze? Vogliamo davvero recintarlo qui sulle nostre isole, ora che avrebbe l'opportunità di solcare i mari e gli oceani? È così che la Gran Bretagna è diventata una potenza mondiale? Il gioco è fatto. Darwin rimane cinque anni a bordo del Beagle, brigantino a due alberi della Marina Britannica. Il suo compito è quello di raccogliere campioni di storia naturale, attività che si trasformerà in una ossessione. Darwin approda in un Brasile resosi indipendente dal Portogallo una manciata di anni prima. Con tutto quel che negli ultimi anni abbiamo visto fra devastazione dell'Amazzonia e incendi diffusi, fa impressione incontrare certe descrizioni: «Considerando l'enorme superficie del Brasile, la proporzione di terra coltivata è del tutto irrisoria rispetto a quanto viene lasciato allo stato naturale; in un'epoca futura, chissà quale vasta popolazione riuscirà a nutrire! […] La foresta era ricca di cose meravigliose; tra di esse le felci, sebbene non troppo grandi, erano assai degne di ammirazione per il colore verde brillante del fogliame e l'elegante curvatura delle fronde». Al tempo quei territori erano abitati da pochi milioni di persone, il primo censimento risale al 1872 e documenta quasi dieci milioni di abitanti, di cui la maggioranza di origine africana, figli degli schiavi importati fino all'anno dell'abolizione, il 1850; oggi la popolazione brasiliana è la quinta al mondo, 210 milioni. La visione di alberi monumento si palesa soprattutto in Patagonia e alla Terra del Fuoco, dove incontra i faggi detti «false cortecce di Winter», andando a comporre boschi bassi e intricati, impenetrabili; in Australia, laddove incontra gli eucalipti, ai suoi tempi molte specie andavano ancora classificate - oggi si sono superate le 700 - ma il paesaggio ne era costellato. Uno degli aspetti che incuriosiva Darwin erano le cortecce ricadenti, che si ammucchiano ai lati degli alberi, quelle che il poeta Les Murray definiva in una poesia «una favolosa torre di stracci di lusso». E quindi in Nuova Zelanda, visitando i pini kauri (Agathis australis) nel mese di dicembre del 1835: «Ho misurato uno di quegli alberi maestosi, rilevando una circonferenza di 9 metri sopra le radici. Ce n'era un altro accanto, che io non ho visto, della circonferenza di quasi 10 metri. Questi alberi sono notevoli per il loro tronco liscio e cilindrico, che si eleva all'altezza di 18 e persino di 27 metri». Queste foreste esistono ancora, nonostante i disboscamenti che hanno colpito le due isole nell'arco dell'intero Ottocento e nei primi del secolo successivo. In particolare due alberi oggi sono richiamo turistico per cercatori di grandi alberi, convivono nella Waipoua Forest, nel nord dell'isola settentrionale: detti Padre e Madre della Foresta, Te Matua Ngahere e Tane Mahuta, con circonferenze dei tronchi fra i 15 e i 16 metri, alti 30 e 45 metri, ed età stimate prossime ai 2500 anni. (Le citazioni sono tratte dalla traduzione di Antonio Santilli, raccolta nel volume collettaneo di opere di Darwin, collana I Mammut, Newton Compton Editori, in Roma, 2010).Ascolto musicale del giorno. Gli Ustmamò sono stati protagonisti dei miei anni giovanili e vagamente universitari. Avevo le loro musicassette che consumavo spostandomi su una Y10 bianca di terza mano, fra basso Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna. Era la metà degli anni Novanta, la seconda metà. Vent'anni dopo ritrovo una parte di quella formazione ancora attiva, anzitutto nella figura di Luca Rossi, oramai un eremita consapevole affondato lassù, fra i monti e i boschi in pieno Appennino. L'album s'intitola Il giardino che non vedi, ed ha un tocco diremmo minimalista, nondimeno colmo di poesia. Bastino questi versi da Vieni avvicinati: «Faggi là in alto / (che) sfregano al vento, / come colonne / grigie di un tempio. / Giù scorre il fiume / tra salici e rena, / stonda le pietre / il tempo che non si dà pena». E stondiamo!
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





