2020-08-29
«Indagate
il Billionaire». Ma il reato non esiste...
Secondo il viceministro Pierpaolo Sileri, chi ha lasciato generalità di fantasia in discoteca deve essere processato. Peccato che le hostess della Costa Smeralda non siano dei pubblici ufficiali. E che proprio per questo nella calca potrebbero aver commesso degli errori.Quando persino un chirurgo con la testa sul collo come Pierpaolo Sileri si traveste da sovrintendente capo di polizia, allora significa che la dittatura sanitaria si sta avvicinando a grandi passi. Il viceministro della Salute ha auspicato un'inchiesta penale sui cittadini che avrebbero fornito generalità false al Billionaire di Flavio Briatore, forse nell'ansia di terrorizzare con sempre nuove fantaimputazioni milioni di italiani. Come se non bastasse l'incredibile scandalo dei conteggi gonfiati delle morti Covid, che fanno sospettare sempre più, nell'ordine, il tentativo del governo di rinviare le elezioni amministrative e di tenere la nazione in un perenne stato di sospensione dei diritti costituzionali per Dpcm.Il caso dei contagi al Billionaire della Costa Smeralda, e ora anche quello alla festa all'aperto di Cortina d'Ampezzo, sembra fatto apposta per costruirci una ricca campagna di paura. Prendersela come vecchiette isteriche contro i ragazzi (ai quali per altro il governo non garantisce il diritto all'istruzione), definendo «movida» anche quattro birrette a Solbiate Olona, non sembrava funzionare a sufficienza. E allora eccoci ai testimonial (involontari) della pestilenza d'autore come Briatore. Il prode Sileri, va detto, al confronto della collega capoclasse Lucia Azzolina sembra Albert Schweitzer e il posto al governo con M5s se lo è guadagnato combattendo i baroni universitari di Tor Vergata. Ma essendo di origini sarde, sul caso Billionaire si è sentito molto in gioco. «Io rimango atterrito quando sento che sono stati dati dei numeri di telefono falsi», ha detto, «e non so come verranno rintracciati questi clienti che hanno dato il numero falso, spero verranno trovati con un'altra formula». Giuste parole, senonché poi si messo a dare consigli per gli avvisi di garanzia: «Magari se hanno pagato con la carta di credito potrebbero essere rintracciati. Immagino la Procura aprirà un'inchiesta su questo», ha concluso parlando con Radio Cusano Campus. Ovviamente nessuno ha protestato, in questa che ormai a tutti gli effetti non è più la «culla del diritto», ma una delle sue inarrestabili macellerie. Immaginate se un procuratore capo consigliasse al viceministro della Salute di ordinare più test sierologici, o di farli eseguire liberamente nelle farmacie con dispetto dei centri diagnostici.Da un punto di vista strettamente penale, il chirurgo Sileri si è tenuto fortunatamente sul vago. Trovare un reato da applicare a questo caso di semidemenza collettiva che sarebbe dare false generalità all'ingresso di una discoteca non è per nulla facile. Il reato di «Falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri» (articolo 495 codice penale) è punito con la reclusione da uno a sei anni. Come tutti i delitti contro lo Stato, vista l'origine del nostro codice, a momenti è punito più di un reato contro la persona. Ma per fortuna non si può applicare a questo caso, a meno di trasformare le hostess di Briatore in pubblico ufficiale. Non meno campato per aria sarebbe provare a perseguire i cretini che hanno dato il nome o il cellulare di un altro con il reato di «Inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità» (articolo 650). Per i motivi di cui sopra, qui le pene sono ridicole: fino a tre mesi d'arresto o 206 euro di multa. E comunque, sul «provvedimento» violato ci sarebbe parecchio da discutere, visto che le «linee guida» anti Covid sono contenute nei famosi Dpcm, i decreti della presidenza del Consiglio dei ministri che sono regolamenti, emanati senza il vaglio delle Camere. Anche nel caso più leggero, ovvero quello dell'inosservanza di un provvedimento, sarebbe materialmente complicata qualunque inchiesta della magistratura e dei poliziotti (quelli veri). Perché anche se l'uso della carta di credito può individuare una (piccola) parte dei clienti, la dichiarazione mendace da chi sarà stata resa? Come si fa a verificare se sui registri dei locali ci sono le annotazioni scritte di proprio pugno dagli avventori, o dai camerieri? E se per caso il cameriere ha sbagliato, non per colpa sua, a segnare un nome o un numero? Insomma, il consiglio del viceministro è perfetto per ingolfare la già non brillantissima macchina della giustizia italiana con una quantità infinita di procedimenti per reati molto presunti, buoni giusto per i titoli dei telegiornali della sera. Più in generale, l'eterno vizio di chiedere la soluzione penale a tutti i problemi, anche quelli che attengono al buon senso, rischia di ritorcersi su una classe di governo che tra acquisti di banchi e mascherine ne ha già combinate abbastanza. Per non parlare del fatto che allora, con questo metro, una qualche Procura potrebbe indagare sul reato di procurato allarme che commetterebbe chi butta dentro anche i morti sulla strada nel calderone dei decessi per Covid-19. Così, tanto per continuare con i decretini.Che Sileri volesse travestirsi, al massimo, da ispettore Clouseau, siamo sicuri. Ma quando un governo è guidato da uno come re Giuseppi, che in un discorso alla nazione è riuscito a dire «Noi consentiamo» ben 11 volte, è lecito sospettare che per «coronavirus» qualcuno intenda qualcosa di luccicante. E che dà alla testa.