2020-05-26
«Dalla Ue fondi a imprese e famiglie». Letta sogna il colpo finale agli Stati
L'ex premier lancia l'idea di un «helicopter money» della Commissione: un modo per cancellare la politica e la rappresentanza democratica. Che riporta al centro il tema di natura e compiti della Bce dopo Karlsruhe.Fresca come un sudario riciclato, ecco la «nuova» proposta salvifica per rilanciare l'immagine dell'Ue: l'helicopter money. Enrico Letta pare fermo al tic che, lo scorso 26 marzo, gli faceva affermare, in pieno scoppio della crisi Covid, che «Salvini non ne azzecca una. Ma potrebbe beneficiare degli errori dell'Ue». E dunque, come recitava senza troppo forzare il titolo della Stampa, l'Europa era tenuta a «salvare l'economia, altrimenti avrebbe «ceduto alle destre». Qualche settimana dopo, prima a Repubblica (26 aprile) e poi in tv (Di Martedì, 6 maggio) scandiva con impercettibile accento ricattatorio: «Chi non vuole le regole europee, vuole la patrimoniale». Ieri, ancora sul quotidiano torinese degli Elkann, riproponeva un rovello di immagine e non di sostanza. Il problema, a leggere l'ex premier, non pare quello di un Paese sull'orlo del collasso economico, produttivo e sociale, ma quello della «percezione» di un'Europa che non si muove abbastanza. Falso, che diamine: «C'è uno scarto impressionante tra quello che sta facendo l'Europa e la percezione dei cittadini: secondo i sondaggi, molti credono che ci stiano aiutando più Cina e Russia, con qualche milione di euro, dell'Unione europea che sta mettendo miliardi. La gente deve percepire che le risorse che ci aiuteranno a ripartire sono targate Ue». «Deve», dice il mite Letta.Attenzione, il passaggio è cruciale: non occorrono più risorse per Paesi in ginocchio, ma risorse che siano «targate Ue». Il fatto che il bilancio dell'Unione sia ricavato dai contributi dei singoli Stati (e che di esso l'Italia sia contribuente netto) è ovviamente un «dettaglio» ininfluente. E qui arriva il colpo di teatro pensato per «svelare il bluff», «cambiare la percezione» distorta del popolo bue: «I fondi che si stanno negoziando in Europa non vengano distribuiti dai singoli Stati: sia direttamente Bruxelles a metterli nelle tasche di cittadini e imprese».Ci sono a questo punto due approcci alla sconcertante dichiarazione dell'ex numero due del Pd. Il primo è depositarlo nel surrealismo politico di cui ha già dato prova, e che si inscrive nella dialettica orwelliana tipica dei problemi dell'eurozona. Un racconto semplificato («populista», direbbe qualcuno) il cui esito vittorioso è da affidare alle capaci mani di chi sa che «serve più Europa». Quindi cambiamo la «targa» ai fondi, magari pure il nome al Mes, e facciamo finta che non siano soldi dei singoli Paesi, e così tutto si sistema e la percezione cambia.Letta però tutto è meno che uno sprovveduto: conosce l'Europa da europarlamentare a Strasburgo (2004-2006), da consigliere d'amministrazione della spagnola Abertis (2016-2018) e da professore a Parigi (oggi). E dunque c'è forse un secondo approccio con cui leggere l'uscita di ieri. La teoria di finanziare direttamente famiglie e imprese gode di popolarità accademica da quando Milton Friedman, premio Nobel per l'Economia 1976, all'inizio di un suo testo ha descritto un modello economico in cui un elicottero lanciava banconote su una comunità di persone. Da allora, l'espressione helicopter money, spesso dibattuta non solo a livello teorico, designa una politica monetaria «aggressiva» che prevede la distribuzione di denaro (normalmente da parte di una Banca centrale) a fondo perduto.Il dramma del Covid ha peraltro in parte realizzato tale formula: molti Paesi, supportati dalle Banche centrali, hanno in effetti scelto una strada non del tutto dissimile per fronteggiare la devastante perdita di redditi causata dalla chiusura simultanea delle attività, nel tentativo di fronteggiare la devastazione scatenata dalla contemporanea contrazione brutale di domanda e offerta. Una situazione che, tra i suoi rischi, non presenta certo quello dell'inflazione, considerata il principale effetto indesiderato dell'«elicottero».Letta sembra quindi far riferimento a politiche di questo tipo, quando auspica che l'Ue «metta nelle tasche di cittadini e imprese» le risorse per superare la morsa delle chiusure da Covid. Ma aggiunge: bisogna che tali risorse «non vengano distribuiti dai singoli Stati». Dunque assistiamo allo spettacolo di un ex presidente del Consiglio, più volte ministro, che esplicita la tesi per cui la sede democratica della rappresentanza, ovvero le articolazioni istituzionali di un Paese, debbano essere scavalcate nella distribuzione delle risorse (cioè nella politica tout court) al fine di riscattare l'immagine dell'Unione europea. Non siano, dunque, governi e parlamenti a decidere sulla direzione degli investimenti e della spesa pubblica, ma la Commissione Ue.Il drammatico vulnus democratico auspicato dall'ex vicesegretario del Partito democratico riflette in realtà uno dei problemi principali dell'unione monetaria e dell'Unione in generale. Una volta messo da parte l'artificio retorico imbarazzante delle «risorse europee» (il bilancio come detto è composto dai contributi degli Stati membri), arriviamo al cuore della questione: chi crea la moneta? Chi può pilotare l'elicottero? Una Banca centrale. Può la Bce decidere quali stati finanziare, ovvero monetizzare i loro deficit come hanno sempre fatto le Banche centrali? I giudici di Karlsruhe hanno dato una risposta negativa. La palla è a circa 140 km di distanza, a Francoforte: qui Christine Lagarde dovrà trovare il modo di dare una risposta, o prepararsi al peggio.
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