2023-04-14
«Dalla Tunisia arriveranno 4.000 lavoratori»
il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricevuto alla Farnesina l’omologo tunisino Nabil Ammar (Ansa)
L’annuncio di Antonio Tajani, dopo l’incontro con il suo omologo Nabil Ammar: «Progetto fuori dal canale consueto dei flussi ». L’Italia pronta «a fare la sua parte». La stabilizzazione è nell’interesse anche della Nato. Mosca e Pechino premono perché Tunisi aderisca ai Brics.Roma prosegue nel suo impegno volto alla stabilizzazione della Tunisia. Ieri, Antonio Tajani ha ricevuto alla Farnesina l’omologo tunisino, Nabil Ammar. Durante un punto stampa, il nostro ministro degli Esteri ha detto che l’Italia è pronta «a fare la sua parte» per garantire a Tunisi «sostegni anche di tipo economico» con particolare riferimento al prestito da 1,9 miliardi di dollari che il Fondo monetario internazionale sta negoziando con il Paese nordafricano. «Ho avuto rassicurazione sulle riforme in corso in Tunisia. Siamo pronti a fare la nostra parte e a rinforzare la collaborazione anche attraverso il sostegno dell’Unione europea», ha affermato il titolare della Farnesina, per poi aggiungere: «L’Italia è pronta a fare tutto ciò che è in suo potere per sostenere politicamente la Tunisia che deve essere un Paese protagonista di pace e di stabilità nel Mediterraneo». I due ministri hanno discusso anche di un accordo riguardante 4.000 lavoratori tunisini. «La Tunisia è il primo Paese con cui stiamo realizzando questo progetto fuori dal click day. C’è un accordo tra i due Paesi di formazione e immediato arrivo con visto per lavorare direttamente in Italia. Questo riguarda cittadini tunisini formati in Tunisia pronti a lavorare e con il posto già pronto in Italia. Questo è il primo accordo che facciamo al livello internazionale nella parte del decreto flusso fuori la quota del click day: è un fatto già molto importante», ha dichiarato Tajani. Quest’ultimo ha anche annunciato un business forum in Tunisia, a cui prenderanno parte varie aziende italiane operanti in molteplici settori. «All’inizio del prossimo anno cominceranno i lavori del cavo El Med, il grande collegamento elettrico tra Italia e Tunisia, che conferma una partnership strategica tra i nostri Paesi», ha specificato il nostro ministro degli Esteri. Tajani ha anche detto che Roma auspica «la progressiva implementazione delle riforme» da parte di Tunisi, escludendo al contempo delle ingerenze nella politica tunisina. «Non tocca a noi decidere chi deve governare la Tunisia», ha detto. «Non tocca a noi dire a un Paese come deve applicare la propria democrazia», ha aggiunto, per poi chiosare: «Non siamo dei colonizzatori». Tajani ha comunque esortato il Fmi ad assumere un atteggiamento meno rigido nei confronti della Tunisia, auspicando la sua stabilizzazione e mettendo in guardia dal pericolo che il Paese nordafricano possa scivolare nell’orbita di Russia e Cina. Non è d’altronde un mistero che Mosca e Pechino stiano premendo affinché la Tunisia aderisca ai Brics. Quella Tunisia che, come sottolineato da Reuters il mese scorso, ha importato a febbraio volumi record di gasolio e diesel russi: 77.000 barili giornalieri rispetto ai 20.000 di gennaio e ai 25.000 di dicembre. Dal canto suo, Ammar, che ieri ha assicurato impegno nella lotta ai trafficanti di esseri umani, ha detto che «la buona salute dell’economia tunisina equivale alla buona salute dell’economia italiana». Dei rapporti tra Fmi e Tunisi aveva parlato l’altro ieri anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a Washington con l’omologo tunisino Samir Saïed: una questione che lo stesso Giorgetti potrebbe direttamente sottoporre al segretario al Tesoro americano Janet Yellen, con cui ha in programma un incontro oggi. Roma sta infatti cercando di convincere gli Stati Uniti a un approccio più soft nei confronti di Tunisi. Pur non essendo contraria al prestito, l’amministrazione Biden ha finora mostrato una certa freddezza essenzialmente per due ragioni. Primo: vuole che l’erogazione sia subordinata a delle riforme piuttosto energiche. Secondo: vede con preoccupazione le tendenze autoritarie del presidente Kais Saïed. Il punto è che la Tunisia è attraversata al momento da una forte instabilità economica: un fattore che, come sottolineato da Tajani, potrebbe continuare a spingerla tra le braccia di Cina e Russia. In secondo luogo, è pur vero che Saïed è un leader controverso su cui la comunità internazionale deve vigilare. Ma va precisato che il principale partito di opposizione, Ennahda, intrattiene storici legami con la Fratellanza musulmana: non esattamente una garanzia di stabilità e liberaldemocrazia. Il problema semmai è che il Partito democratico americano non guarda storicamente con antipatia alla Fratellanza (l’amministrazione Obama nel 2011 la spalleggiò durante le cosiddette primavere arabe). L’attuale Casa Bianca dovrebbe invece capire l’urgenza di una celere stabilizzazione della Tunisia: una stabilizzazione che non è solo nell’interesse dell’Italia, ma anche in quello degli Usa e del fianco meridionale della Nato. D’altronde, a fine marzo, Tajani aveva già lanciato l’allarme sulla Fratellanza musulmana, dichiarando: «Non possiamo abbandonare la Tunisia, altrimenti rischiamo di avere i Fratelli musulmani che rischiano di creare instabilità. Non ci possiamo permettere l’islamizzazione del Mediterraneo». Joe Biden dovrebbe rendersi urgentemente conto del problema e giocare di sponda con Roma. In tutto questo, Giorgia Meloni inizia oggi un viaggio di due giorni in Etiopia, per rafforzare il partenariato tra i due Paesi. Oltre ad incontrare i vertici istituzionali di Addis Abeba, il premier parteciperà anche a un incontro dedicato al Corno d’Africa.
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.
Ecco #DimmiLaVerità del 14 ottobre 2025. Ospite Alessandro Rico. L'argomento di oggi è: " Il successo di Donald Trump in Medio Oriente".
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa del 7 ottobre con Carlo Cambi