2019-02-23
Dal pensiero unico all’insulto unico. Ecco il razzismo degli antirazzisti
A Piazzapulita su La7 sono stato accusato di essere «sensibile nei confronti degli intolleranti», in pratica un difensore degli xenofobi. È la tecnica di bollare l'interlocutore per far perdere valore a tutto ciò che dice.Diceva Ennio Flaiano che ci sono due tipi di fascismo: il fascismo e l'antifascismo. Ora si potrebbe anche dire che ci sono due tipi di razzismo: il razzismo e l'antirazzismo. Non so se ci avete fatto caso, ma di questi tempi non c'è nessuno che sia così intollerante, aggressivo e discriminatorio come chi si appella ai principi supremi del rispetto dei diritti umani. Proprio così: difendono la tolleranza diventando intolleranti. Difendono il rispetto degli altri abbandonandosi a ogni forma di offesa. Non controbattono le idee, ma attaccano le persone. E poi si sentono un sacco buoni per aver compiuto quella che deve apparire loro come una missione decisamente umanitaria. E cioè insultare chi non è perfettamente allineato al loro augusto pensiero. L'altra sera ero a Piazzapulita su La7. Finita la parte della discussione economica con Carlo Cottarelli è cominciata quella sulla politica. Ospiti Ernesto Galli della Loggia, Antonio Padellaro, il giornalista Alessandro De Angelis e l'ex procuratore Armando Spataro già autore di una meravigliosa direttiva per le forze dell'ordine che come ricorderete in pratica diceva «priorità ai reati contro gli stranieri, anche se agli stranieri non è successo nulla». A condurre Corrado Formigli. Come è evidente, già in partenza non si trattava di un parterre propriamente equilibrato, soprattutto sui temi dell'immigrazione, ma tant'è. Non è certo il dibattito che ci ha mai spaventato. A patto che, naturalmente, sia dibattito. Invece non lo è stato. Appena cominciata la sua esposizione, infatti, il giornalista De Angelis ha definito, en passant, il blocco in mare della Diciotti come un'operazione xenofoba. Voi capite che è una follia: si può essere pro o contro quella decisione, ma la xenofobia è una cosa, la difesa dei confini nazionali un'altra. Ho provato a dirlo, con qualche fatica non essendo in studio ma in collegamento da Milano. Ma la discussione è morta sul nascere. De Angelis, infatti, mi ha subito invitato a tacere in quanto «sensibile nei confronti degli intolleranti». In pratica un difensore degli xenofobi, cioè un razzista. E come tale non degno di replicare alle sue somme argomentazioni. Tecnica collaudata e micidiale: se in partenza io bollo il mio interlocutore come razzista, tutto quello che lui dice di lì in avanti perde valore. Diventa, semplicemente, l'opinione di un razzista. Ho provato a chiedere al collega di tornare a discutere su basi di contenuti reali e non di attacchi personali, ma non c'è stato verso. Anche perché il conduttore non mi ha sostenuto in questa richiesta, ma ha pensato di stemperare i toni con una battuta («Sei intollerante al glutine»), condita da risatine in studio, che onestamente è uscita piuttosto male. Risultato: a quel punto, per come funziona la tv, ero bollato. Incasellato. Mi avevano appioppato la parte in commedia, il ruolo del razzista, come se mi avessero messo nel sottopancia, mio malgrado, «xenofobo intollerante». Ogni altro mio intervento, a quel punto, avrebbe avuto come premessa quel marchio d'infamia. Non ho potuto fare altro che andarmene dallo studio interrompendo anzitempo il collegamento. La settimana scorsa mi era successa una vicenda analoga con Gino Strada. Aveva accettato il confronto con me a Cartabianca su Rai 3. Aveva pure chiesto alla conduttrice, Bianca Berlinguer, di telefonarmi per cercare di smussare preventivamente i toni. «D'accordo, non chiedo di meglio», ho detto. «Confrontiamoci sulle idee». Poi, appena io ho provato a esporre, per l'appunto, le idee, lui anziché controbattere sui contenuti mi ha attaccato sul personale chiedendo l'intervento dello psichiatra, fingendo di non conoscermi («Ma dove l'avete trovato?») e arrivando persino a prendere di mira un mio evidente difetto fisico, cioè la mia voce non propriamente baritonale. Il che se ci pensate è paradossale: attaccare i difetti fisici altrui (cioè essere razzista), per dimostrarsi paladini dell'accoglienza (cioè essere paladino dell'antirazzismo). Non è meraviglioso? Ora può essere che io sia particolarmente antipatico e fastidioso, per l'amor del cielo. Però, ecco, ho l'impressione, parlando con i colleghi della Verità che partecipano alle varie trasmissioni che l'atteggiamento riguardi un po' tutti noi che cerchiamo di cantare fuori dal coro del Pensiero Unico che ancora domina nel mainstream dell'informazione (anche se non nel Paese). Il problema è che ora siamo passati dal Pensiero Unico all'Insulto Unico: infatti non avendo più argomenti, o avendone troppo pochi, i sacerdoti del politicamente corretto fanno scendere dall'alto le loro dichiarazioni apodittiche (tipo, appunto, «la Diciotti? Xenofobia») e se qualcuno prova a opporsi viene bollato come razzista ancor prima che cominci la discussione. Che, ovviamente, è il modo migliore per non discutere per nulla. Fateci caso: attaccare le persone anziché le idee è un atteggiamento, questo sì, davvero fascista. Denigrare i difetti fisici altrui anziché controbattere gli argomenti è un modo di fare, questo sì, davvero razzista. Ed è paradossale che siano proprio gli antifascisti, gli antirazzisti, i sedicenti difensori della civiltà a ricorrere più spesso a queste armi proibite. Esattamente come c'è chi pensa di dover difendere i diritti umani scrivendo sui muri «spara a Salvini e mira bene». Le proporzioni sono diverse, ma il meccanismo è lo stesso: siccome si proclamano difensori della bontà, ritengono di poter mettere in pratica qualsiasi forma di violenza, verbale o fisica. Pensano di avere un salvacondotto. E non si accorgono invece che, così facendo, finiscono soltanto con il far cadere la maschera e mostrarsi per quelli che davvero sono. Perdendo sempre più punti e più credibilità, purtroppo per loro. E fortunatamente per noi.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)