2020-03-17
Dal governo altra «carta igienica». E poi se ci si infetta, problemi nostri
Distribuito nel Lazio un ulteriore stock di mascherine inutili. Nella bozza del decreto, la postilla fregatura: «Si possono usare sotto la propria responsabilità». Francesco Boccia sbrocca: «Fontana protesta? Stucchevole». L'Italia è una repubblica fondata sulla mascherina: questo maledetto coronavirus sta provocando una vera e propria trasvalutazione di tutti i valori, e così nulla, oggi, è più ricercato di una mascherina, possibilmente «filtrante», vale a dire modello Ffp3 o Ffp2. Come in ogni guerra che si rispetti, perché di guerra stiamo parlando, si va incontro a carenze, riconversione di fabbriche, confische, donazioni e vergognose vendite alla «borsa nera» con prezzi centuplicati. «Il fabbisogno mensile», ha spiegato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, «è di circa 90 milioni di mascherine, noi abbiamo fatto contratti per oltre 55 milioni. In tutto il mondo si sta realizzando una chiusura delle frontiere dei paesi produttori per l'esportazione. Il lavoro che stiamo facendo noi e le Regioni è faticoso, è un problema non solo italiano ma internazionale. Purtroppo», ha aggiunto Borrelli, «noi non abbiamo attualmente una produzione nazionale di mascherine, perché in passato è stata considerata di basso margine per gli operatori economici».La situazione resta drammatica su questo delicato fronte, mentre il governo arriva al punto di irridere le proteste della Lombardia, alla quale la Protezione civile ha inviato mascherine inutilizzabili dai medici. Il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ha definito «inutile, stucchevole e sgradevole», la sacrosanta protesta della giunta lombarda: «Sapevano tutti», ha detto, sprezzante, Boccia, «che quelle in distribuzione non erano le mascherine per i medici, ma per gli operatori dei corridoi o per chi porta i pasti ai lavoratori nelle aziende».Chi lo sa se Boccia avrà il coraggio di criticare anche il segretario regionale del Lazio dell'Anaao, il sindacato più rappresentativo dei medici ospedalieri, Guido Coen Tirelli: «Negli ospedali di Roma e del resto del Lazio», ha denunciato sono state consegnate mascherine inaffidabili, del tipo di quelle criticate e scartate dai vertici della Regione Lombardia. Domattina (oggi, ndr) presenterò un esposto in Procura contro la Regione Lazio. Sono arrivate dai miei iscritti grosse preoccupazioni perché hanno cominciato a dare queste mascherine che sono dei cencetti di tessuto non tessuto. Noi siamo in prima linea ad assistere pazienti potenzialmente infetti o infetti senza protezione. È importantissimo che qualcuno prenda della decisioni per cambiare la situazione perché non è possibile», ha aggiunto Coen Tirelli, «che noi che siamo in prima linea per proteggere la popolazione dagli infetti, non veniamo neanche protetti Questa è una violenza nei nostri confronti. Sono tre giorni che cerco di parlare con le autorità ma nessuno mi ha risposto. In questa mascherina non c'è nessun codice di sicurezza, è un pezzo di tessuto senza le caratteristiche di una mascherina. La Protezione civile può dire quello che vuole questa non è una mascherina certificata».Dopo le polemiche molto dure dei giorni scorsi per le mascherine non a norma, ieri l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha reso noto che «la Regione Lombardia ha acquistato e distribuito 4 milioni di mascherine. Con queste non solo riusciremo a rifornire il nostro personale medico e i medici generali, ma anche il resto di coloro che lavorano nelle Rsa e poi via via tutti gli altri. Ieri (l'altro ieri, ndr) ne abbiamo recuperate 700.000, ci basteranno per due giorni, questa è l'unità di tempo con cui ci misuriamo». Diversa la situazione in Veneto: «Non ci sono mascherine», ha detto ieri il governatore Luca Zaia, «abbiamo lavorato pensando di avere in mano una partita di 3 milioni di mascherine in arrivo, invece adesso giungono notizie che dalla Cina è tutto bloccato. Tuttavia, stiamo andando bene con i respiratori che stanno cominciando a consegnare». Un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arriva dal presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi-Emac) Alessandro Vergallo, che ha scritto una lettera al capo dello Stato: «Iniziano a scarseggiare», sottolinea Vergallo, «le scorte di mascherine a più alta protezione, utilizzate in particolar modo nelle terapie intensive, ed in Lombardia le scorte basteranno ancora solo per un paio di giorni. Si rischia di paralizzare o rallentare l'efficacia dell'impegno nel tentativo di salvare il maggior numero di vite umane». Incredibile poi quanto contenuto nel decreto per affrontare l'emergenza: all'articolo 15 si legge che «per la gestione dell'emergenza Covid-19, e fino al termine dello stato di emergenza, è consentito produrre mascherine chirurgiche in deroga alle vigenti norme. In coerenza con le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e in conformità alle attuali evidenze scientifiche, è consentito fare ricorso alle mascherine chirurgiche quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari». Avete letto bene: visto che non si riesce a fornire mascherine adeguate, si autorizza la produzione di dispositivi inidonei. Non solo: all'articolo 16, è scritto che «fino al termine dello stato di emergenza di cui alla delibera del Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, gli individui presenti sull'intero territorio nazionale, sotto la propria responsabilità, sono autorizzati all'utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio «Ce» e prodotte in deroga alle vigenti norme sull'immissione in commercio». Produzione libera per tutti, dunque, e che Dio ce la mandi buona. La mascherina.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».