2021-10-12
Dal caos al bavaglio. In arrivo la stretta per le manifestazioni
Dopo la figuraccia di sabato, il Viminale punta ad autorizzare solo i cortei «sicuri». Il Copasir chiama Aisi e Luciana LamorgeseIl Viminale prepara un giro di vite sulle autorizzazioni a manifestare, dopo che sabato quella di Roma contro il green pass è letteralmente sfuggita di mano alla polizia. L'occasione degli scontri provocati dai vecchi arnesi di Forza nuova, che per stessa ammissione della prefettura della Capitale avevano il dente avvelenato da almeno un anno per le inchieste nei loro confronti, è davvero troppo ghiotta per non approfittarne e mettere il bavaglio al dissenso di decine di migliaia di persone non violente. Le nuove regole per esercitare il diritto di sfilare in corteo saranno discusse nel Comitato per l'ordine e la sicurezza di domani. Volendo tracciare un paragone forse un po' rozzo ma sicuramente comprensibile, è come se dopo una domenica di violenze in uno stadio, anziché rivedere e migliorare i dispositivi di ordine pubblico, si optasse per la riduzione delle partite di calcio in calendario. Man mano che passano le ore, al di là delle photo opportunity nella sede violata della Cgil, emergono i contorni di un sabato gestito non male, ma malissimo, dal Viminale. E sono i suoi stessi uomini a farlo capire. Il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, nel tentativo di giustificare il flop anche di fronte a un Mario Draghi, che descrivono inviperito, ha spiegato che «il tentativo dei membri di Forza nuova di innalzare il livello dello scontro potrebbe collegarsi anche a un'azione di forte contrasto di cui nell'ultimo anno gli stessi sono stati destinatari, articolatasi sia con interventi specifici da parte delle forze di polizia nei confronti di alcuni loro leader, sia per mezzo dello sgombero che abbiamo effettuato di due immobili che avevano abusivamente adibito a loro sedi». Significa che forse Roberto Fiore e camerati, il cui risentimento era dunque noto, avrebbero potuto essere controllati meglio. E sul Corriere della Sera di ieri, in un articolo che già anticipa il giro di vite in arrivo, si leggeva un mezzo mea culpa del Viminale perché «il dispositivo di sicurezza messo a punto in vista della manifestazione di sabato in Piazza del Popolo prevedeva che i partecipanti potessero essere al massimo 3.000 e invece le forze dell'ordine si sono trovate a fronteggiare oltre 10.000 persone, e centinaia di loro sono sfuggite al controllo». Sarebbe fin troppo facile dire che evidentemente, al ministero guidato dall'ex prefetto Luciana Lamorgese, si fidano troppo dei giornaloni e della tv di Stato, se davvero pensavano che i cittadini infuriati per il green pass fossero solo 3.000. Con 2,2 milioni di lavoratori del settore privato che non hanno il «lasciapassare verde», c'è poco da stare rilassati. E basta parlare con qualunque appartenente alle forze dell'ordine per sentirsi raccontare che da venerdì 15, quando scatterà il rischio di sospensione dallo stipendio, c'è il rischio di una valanga di certificati di malattia. Anziché preparare solo una migliore gestione della piazza (oltre che provare a risolvere gli oggettivi pasticci del green pass), il Viminale prepara dunque la loro semichiusura, sulle ali di una perfetta (quella sì) utilizzazione della fumisteria di «chiara marca fascista». Mentre la Procura di Roma apre due indagini sui fatti di sabato, con reati come istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio, il ministro Lamorgese vuole introdurre maggiore severità nella concessione delle autorizzazioni a manifestare, che spettano, città per città, ai prefetti. In sostanza, chi vorrà organizzare un corteo, o chiedere una piazza, dovrà garantire di poter gestire una manifestazione senza rischi e violenza alcuna. Altrimenti non ci sarà il via libera della prefettura. Ovviamente, questo introdurrebbe una forte discrezionalità sull'attuazione pratica di un diritto costituzionale che non verrebbe negato in linea di principio, ma solo reso maledettamente difficoltoso. Del resto, lo schema del green pass come obbligo vaccinale surrettizio ha rotto un argine. Storicamente, almeno dai tempi del G8 di Genova, c'è a stento la Cgil, con il suo ferreo servizio d'ordine, che può forse garantire a un prefetto che nessuno si faccia del male.Nel Comitato per la sicurezza di domani, per fortuna, si parlerà comunque anche di come affrontare meglio la tutela dell'ordine pubblico. Sicuramente, dalla pandemia in poi, la gestione di molte manifestazioni è stata molto conciliante e si è scelto più di contenere, che di reprimere, i singoli episodi di violenza. Ma a questo punto, dal Viminale arriverà l'indicazione di essere più severi con chi non manifesterà in modo pacifico.E intanto si muove anche il Parlamento con il Copasir, il comitato di controllo sui servizi, che ha chiesto un'informativa urgente al ministro dell'Interno sulle violenze di sabato. Giovedì, il comitato presieduto da Adolfo Urso (Fdi) ascolterà il direttore dell'Aisi, il generale Mario Parente. Il Copasir vorrà essere aggiornato non solo sui rischi che arrivano dalla galassia neofascista, ma su tutto quello che potrebbe muoversi intorno alle proteste genericamente ascrivibili ai no green pass. Alla luce di tutto ciò, visto che i rischi sulle prossime manifestazioni riguardano un tema politicamente delicato e sensibile come vaccini, tamponi e pass, si capisce come sia stato fondamentale, nei mesi scorsi, insistere perché la presidenza del Copasir andasse all'unico partito di opposizione. Come è sempre stato, del resto, per elementare prudenza democratica.