2022-07-21
Da Vittorio Emanuele II a Craxi: quando i discorsi parlamentari fanno la storia
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Bettino Craxi parla alla Camera dei Deputati (Ansa)
Ci sono tornanti storici in cui l’Aula ritrova la sua centralità e i discorsi istituzionali dei politici fanno davvero epoca. Dalla monarchia alla repubblica, dal fascismo alla democrazia, ecco gli interventi più celebri.Luogo tradizionalmente riservato alla trattativa, alla diplomazia, ai discorsi paludati e ai toni istituzionali, il Parlamento diventa saltuariamente il luogo in cui concretamente si fa la storia nazionale, con discorsi destinati a restare nella storia, nel bene e nel male. Il primo discorso di Vittorio Emanuele II al Parlamento italiano, che lo ha appena proclamato re d'Italia, è tradizionalmente considerato come il primo atto politico dell'Italia unita. Avvenne il 17 marzo 1861 e iniziava così: «Signori Senatori! Signori Deputati! Libera ed unita quasi tutta, per mirabile aiuto della divina Provvidenza, per la concorde volontà dei popoli, e per lo splendido valore degli eserciti, l'Italia confida nella virtù e nella sapienza vostra. A voi si appartiene il darle istituti comuni e stabile assetto».Tutt'altri toni si registreranno durante il fascismo, quando Mussolini non rinuncerà alla retorica antiparlamentaristica persino in Aula. Pensiamo al famoso «discorso del bivacco», che poi fu il primo tenuto dal capo del fascismo in veste di presidente del Consiglio, in data 16 novembre 1922. «Mi sono rifiutato», disse Mussolini, «di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300.000 giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine,io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto».https://www.youtube.com/watch?v=2TXDxs5jtEgMolto noto anche il discorso pronunciato da Mussolini il 3 gennaio 1925, nel pieno della crisi politica scaturita dall'omicidio Matteotti: «Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, ed al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato».Toni molto diversi si riscontreranno nel dopoguerra. Il discorso d’insediamento di Luigi Einaudi alla carica di Presidente della Repubblica Italiana fu pronunciato il 12 maggio 1948, subito dopo aver prestato giuramento di fronte al Parlamento in seduta comune. Esso recitava: «Venti anni di governo dittatoriale avevano procacciato alla Patria discordia civile, guerra esterna e distruzioni materiali e morali siffatte che ogni speranza di redenzione pareva ad un punto vana. Invece, dopo aver salvata, pur nelle diversità regionali e locali e pur dolorosamente mutilata, la indistruttibile unità nazionale dalle Alpi alla Sicilia, stiamo ora tenacemente ricostruendo le distrutte fortune materiali e per ben due volte abbiamo dato al mondo una prova ammiranda della nostra volontà di ritorno alle libere democratiche competizioni politiche e della nostra capacità a cooperare, uguali tra uguali, nei consessi nei quali si vuole ricostruire quell’Europa donde è venuta al mondo tanta luce di pensiero e di umanità».Certo nei decenni successivi la dialettica, anche parlamentare, ritroverà un certo vigore. E, vedendo alcuni leader di oggi, abituati a comunicazioni elementari e brevi, fa impressione ripensare agli interventi fiume a scopo ostruzionistico. Basti ricordare lo storico discorso di nove ore di Giorgio Almirante tenutosi alla Camera dei Deputati il 16 gennaio 1971 sul disegno di legge di riforma dello Statuto di Autonomia. Interventi, di badi, non campati in aria con il solo scopo di allungare i tempi, ma organici, puntuali, coerenti. Un vero mattatore dell'Aula sarà Bettino Craxi. Famoso il suo discorso da presidente del Consiglio del 6 novembre 1985 alla Camera dei Deputati, sulla scia del caso Achille Lauro. Lo statista del Psi rivendicò, pur contestandone l'efficacia, il diritto dei palestinesi a condurre una lotta armata di liberazione nazionale dall'occupazione straniera, paragonandola ai metodi di lotta di Giuseppe Mazzini. https://www.youtube.com/watch?v=8as9n_J-PvoÈ un Craxi sicuro di sé e dal piglio sfrontato, molto diverso da quello che il 3 luglio 1992, con toni sempre decisi ma ormai passato sulla difensiva, affronterà di petto la bomba Tangentopoli appena esplosa. Craxi denuncerà il finanziamento del sistema politico «in buona parte irregolare o illegale», con tutto il corollario di «degenerazioni», «abusi», e «illegalità» che «si compiono da tempo», anzi «da tempo immemorabile». Egli difenderà tuttavia il sistema dei partiti, comtro coloro che immaginavano di poterli sostituire «con simboli e poteri taumaturgici».https://www.raiplay.it/video/2020/01/tangentopoli-il-discorso-di-bettino-craxi-in-parlamento-nel-1992---09012020-36adbc8a-c356-4edd-ba52-513adbddee04.html