2025-11-22
Conflitti, clima e pandemia. Per controllarci va bene tutto
La pandemia ha aperto il varco. Poi guerra e clima: Nicola Porro racconta l’inferno premuroso del potere delle buone intenzioni.C’era una volta l’uomo forte. Oggi è stato sostituito dal-l’«uomo morbido», quello col camice bianco, la mascherina chirurgica in tinta con le calze compressive e il tono di voce da formicolio piacevole che si diffonde dal cuoio capelluto ministeriale. Entra in casa tua non per comandare, ma per prendersi cura di te, che è un modo elegante per dire che non puoi uscire, non puoi parlare e - se possibile - non puoi nemmeno respirare troppo forte. La sua arma non è la repressione, ma il consiglio non richiesto.Non minaccia con i manganelli, ma con le statistiche. E con i grafici, ovviamente. Soprattutto quelli con le curve rosse in salita che sembrano montagne russe del terrore. Tutto in fondo era stato magnificamente anticipato da Milton Friedman che scriveva: «La formula paternalista, cosa il vostro Paese possa fare per voi, lascia intendere che il governo sia tutore e il cittadino il discepolo, in netto contrasto con la convinzione secondo la quale ogni uomo libero è responsabile del proprio destino». L’idea di uno Stato che «fa il bene» dei cittadini al posto loro è la più terribile vittoria politica conquistata dal Leviatano. Grazie a questa presunzione, che ormai sembra entrata nel Dna dei cittadini occidentali, lo Stato ha sostituito Dio. Sa cosa vogliamo meglio di noi, siamo suoi figli e opera per il nostro bene. Anzi, rispetto al Dio cristiano non concede libero arbitrio. Si è partiti con i prelievi forzosi di parte del nostro reddito (le imposte) e si è finiti nell’era del paternalismo bio-climatico-bellico-emozionale, in cui il terrore è premura, e la libertà è vista come un comportamento pericolosamente autodistruttivo - tipo fumare in un distributore o pensare con la propria testa in diretta televisiva. Hai un dubbio? Lo risolviamo con una notifica push. Vuoi opporre resistenza? Sei un untore, un complottista, un automobilista col Suv diesel. Hai un’opinione? La verifichiamo prima noi. Poi, forse, la pubblichi.Oggi, il potere non vieta. Suggerisce con forza. Non punisce. Cancella col sorriso. E il trionfo dello «Stato Emo-Curativo™», dove la protezione è obbligatoria e la realtà opzionale. Le parole d’ordine non sono più «obbedisci e basta», ma «per la tua sicurezza», «scelta etica», «responsabilità collettiva», «ne va del pianeta, del nonno e del tuo barista sotto casa». Ed ecco il colpo di genio: chi dissente non è un ribelle, è un rischio biologico. Non va argomentato, va trattato. Col bollino rosso, Con una bella esclusione silenziosa da ogni piattaforma, ogni luogo pubblico e ogni conversazione. In questa versione deluxe del totalitarismo, il potere non urla più. Sussurra. Ti dice che è solo per un po’. Che «torneremo alla normalità» appena l’emergenza finisce. Previsione: l’emergenza non finisce mai. Perché c’è sempre qualcosa da cui essere salvati: un virus, un’alluvione, un razzo ipersonico, un algoritmo impazzito, un influencer fascistoide che ha detto «signore e signori» durante un Ted Talk. È un totalitarismo in ciabatte, a bassa intensità, ma ad altissima frequenza. Un regime che non ha più bisogno di vietare, perché ha convinto tutti che essere liberi è egoista, che la tua opinione è un’arma chimica, che uscire senza autorizzazione è tentato omicidio climatico, che pensare è bello, ma solo se autorizzato dal «Comitato Etico del Benessere Globale™».Le sue principali innovazioni includono il Green Pass, il braccialetto del XXI secolo, ma con Qr code e approvazione sociale; le città a 15 minuti, tutto vicino, tranne la tua libertà; le diete sostenibili, il futuro è a base di grilli e sensi di colpa; il fact checking, dove la verità è fluida, ma la narrazione è solida come una policy aziendale. E se chiedi: «Ma fino a quando durerà tutto questo?» ti risponderanno con voce serafica: «Finché non saremo tutti al sicuro». Cioè: mai.Hai sempre sognato un mondo ordinato, pulito, sicuro, conforme, neutro e preapprovato da un algoritmo moralmente superiore? Complimenti, ci sei dentro. E il posto dove ogni tragedia è una scusa per normarti, ogni salvataggio è una leva per limitarti, ogni buona intenzione è un pass per ridisegnarti come cittadino obbediente e ansioso. Benvenuto nello «Stato d’Eccezione Permanente»: il primo reality show globale dove non puoi votare, ma puoi scaricare l’app.Non serve più capire davvero cosa succede o perché succede: l’importante è reagire. E mica piano, eh, reazione da urlo, immediata, collettiva, da manuale, comandata da istituzioni che stanno chissà dove, in palazzi di vetro con aria condizionata, mentre tu cerchi di capire come fare la spesa. Benvenuti nell’era della «percezione dell’emergenza» - che è molto più importante dell’emergenza reale. Non conta quanto sia grave un problema, conta quanto ci fanno credere che lo sia, come te lo mostrano su Instagram e quanto lo usano per imporre nuove regole assurde. Lo «stato di emergenza» è diventato la modalità predefinita del potere: non si spegne mai, è come la modalità «risparmio energetico» del governo.La sfilata bergamasca di 26 camion militari con un numero imprecisato di bare al suo interno, scattata nella notte tra il 18 e il 19 marzo del 2020, ha fatto il giro del mondo: la prefettura di Bergamo disse in seguito che trasportavano 60 bare, circa due per camion. Se solo si sapesse che in Italia l’accumulo di cadaveri (anche se in termini burocratici si parla di emergenza sepolture) è purtroppo una costante: dal cimitero di Rotoli in Sicilia (fino a mille bare in deposito) a quello di Roma con centinaia di salme in attesa nei depositi Ama, fino ai depositi comunali di Napoli con centinaia di bare accatastate. Eppure una sola foto ha creato il panico. Gli stessi camion sarebbero potuti andare in Sicilia, nel Lazio, o in Campania mesi prima e avrebbero creato suggestioni diverse. Basta cogliere la palla al balzo: la foto giusta, il virus che non si conosce, i morti che ci sono ovviamente, e l’emergenza, che giustifichi la cattura delle nostre libertà, è servita.Pandemia, guerra e crisi climatica sono il tridente perfetto del nuovo regime europeo autoritario. Uno sgabello traballante, torse, ma comodissimo per tenerti seduto sul divano - o meglio, chiuso in casa - impaurito, disorientato, convinto che obbedire sia non solo doveroso, ma quasi una virtù. La pandemia di Covid-19 ha aperto le danze: per la prima volta nella storia moderna, miliardi di persone sono state relegate in quarantena volontaria forzata, il lavoro si è fatto a colpi di Zoom, la socialità si è ridotta a emoji e videochiamate, mentre «esperti» cambiavano idea come fosse una gara a chi cambia più slide. Si proclamava una verità in pubblico e tutt’altra verità nelle riunioni private del Cts (Comitato Tecnico Scientifico). Il tutto condito da media isterici che sembravano una versione globale di Chi l’ha visto? ma con più ansia e senza indizi.«Salvare vite» è diventato il mantra, nobile e flessibile quanto una canna di bambù al vento. Come ha notato Giorgio Agamben, «lo stato di eccezione tende sempre più a presentarsi come il paradigma normale di governo».Ecco allora l’uomo ridotto a «nuda vita»: un corpo da controllare, contare, monitorare, ma non più un cittadino con diritti e opinioni. Una specie di animale domestico digitale. Quando l’emergenza sanitaria è finita, come per magia ci hanno infilato la guerra in Ucraina, trasformandola in una battaglia morale globale dove chi non è «con noi» è automaticamente «contro di noi». Con slogan da stadio, sacrifici da Grande Fratello e una mancanza totale di contesto geopolitico - giusto per evitare che qualcuno si mettesse a pensare. […] Nel frattempo, le notizie si perdono tra bombardamenti, foto manipolate e titoli fuorvianti, tipo quando La Stampa ha fatto passare un attacco ucraino per un crimine russo senza nemmeno una scusa decente. O quando l’eccidio di Bucha è stato fatto passare per russo, ma qualcosa non tornava nemmeno a Toni Capuozzo che di guerra ne capisce, e ha seminato dubbi su quei massacri. «lo sollevo qualche dubbio su quello che è accaduto a Bucha. Mi faccio qualche domanda e voglio ricostruire quello che è accaduto a Bucha [...] Il 30 marzo i russi si sono ritirati da Bucha», racconta Capuozzo durante «Quarta Repubblica»: «Il 31 marzo il sindaco di Bucha rilascia un’intervista in cui esprime la propria soddisfazione per il fatto che i russi hanno finalmente abbandonato il Paese. Il 1° aprile c’è un’altra intervista e nessuno fa menzione dei morti in strada. Poi il 2 aprile spunta fuori un filmato della polizia ucraina che mostra soltanto un cadavere. II 3, invece, iniziano a circolare tutti i morti che abbiamo vi-sto. Da dove sono saltati fuori tutti questi corpi? Possibile che dopo 4 giorni nessuno ha messo una coperta su questi cadaveri? Io li ho visti come sono i cadaveri dopo qualche giorno. Queste vittime sono in strada da tre settimane? Non sarebbero in quelle condizioni!». Perché la disinformazione «giusta» non si corregge. E poi il volo della Von der Leyen attaccato da hacker russi, eppure la notizia viene smentita da Flightradar24, come scrive Politico. Il punto, qui, non è giustificare l’aggressione russa all’Ucraina, che evidentemente c’è stata ed è gravissima, ma chiudere ogni forma di pensiero, di critica, di analisi. Poi c’è il clima: il grande colpevole invisibile che può essere evocato a piacimento per qualsiasi cosa. E il nuovo virus permanente, ma con in più il bonus di essere eterno e intangibile. Basta qualsiasi fenomeno atmosferico strano e via: prova schiacciante che il mondo sta finendo. John Kerry lo ha detto chiaro e tondo: «La crisi climatica è una minaccia esistenziale e va trattata come la pandemia, con riorganizzazioni sociali ed economiche radicali». Tradotto: lockdown energetici, restrizioni, città a portata di pedone e controllo costante. Tutto per il nostro bene, ovviamente.Così la libertà diventa una specie di peccato capitale. Se non ti adegui al culto della «permanente emergenza», sei prima un buffone, poi un reietto, infine un fantasma nella sfera pubblica. Oggi il cittadino modello è un mix tra paziente perfetto, soldato patriottico e consumatore green, sempre pronto a farsi vaccinare, tassare, monitorare o reclutare a seconda delle emergenze del giorno. Byung-Chul Han lo chiama «società della trasparenza», dove tutto deve essere visibile e positivo, e il negativo è un fastidio da eliminare. Il controllo non si impone più con manganelli o lacrimogeni, ma con la paura che fa girare tutto il sistema. E funziona a meraviglia.I virus ci sono e uccidono, le guerre sono in corso, così come il cambiamento climatico è una costante del nostro pianeta: il punto è che volerci ragionare sopra è diventato negazionismo.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Roberto Fico (Imagoeconomica)