2025-11-22
Nordio scivola a sinistra e la sinistra lo silura
Il guardasigilli «abbraccia» le teorie progressiste sul patriarcato: «Il codice genetico dell’uomo non accetta la parità». A Pd, 5s e Avs le frasi del ministro non vanno comunque bene e lo impallinano. Eugenia Roccella rincara: «Educare al sesso non fa calare i femminicidi».Non si sa se siano più surreali le dichiarazioni di Carlo Nordio o le reazioni scomposte del centrosinistra: fatto sta che l’ennesima strumentalizzazione culturale e sociale sugli omicidi contro le donne sembra davvero aver oltrepassato il segno. Il «la» lo ha dato ieri il ministro della Giustizia alla conferenza internazionale di alto livello contro il femminicidio intestandosi, verosimilmente (e auspicabilmente) con ingenuità, la battaglia post femminista sul patriarcato e la mascolinità tossica: «C’è una sedimentazione nella mentalità dell’uomo, del maschio, che è difficile da rimuovere perché si è formata in millenni di sopraffazione, di superiorità. Anche se oggi l’uomo accetta e deve accettare questa assoluta parità formale e sostanziale nei confronti della donna, nel suo subconscio il suo codice genetico trova sempre una certa resistenza». Non bastavano, insomma, le scivolate gender, battaglia di avanguardia delle opposizioni: «Se noi andiamo a guardare la storia dell’umanità, vediamo che purtroppo, salvo qualche eccezione, è un continuo dominio maschile», ha insistito Nordio come un’Appendino qualsiasi, «è necessario cercare di rimuovere dalla mentalità del maschio questa sedimentazione millenaria di superiorità che si è tradotta e continua a tradursi in atti di violenza».Mal gliene incolse: Nordio era convinto di cavalcare un tema condiviso, anzi sottoscritto proprio dal Pd, e invece si è visto travolgere dalle critiche. «Nordio ci regala un’altra perla», è intervenuta la deputata dei 5 stelle Chiara Appendino (che la scorsa settimana, per perorare la causa dell’ora di educazione sessuale a scuola, ha ritenuto doveroso informarci che «fa sesso e non si vergogna a dirlo», sic), «la prossima sarà propagandare Lombroso? Se questo è un ministro…». Duro anche Angelo Bonelli di Avs: «Per Nordio la violenza sessuale sarebbe nel codice genetico dei maschi, per Roccella non serve l’educazione sessuale. Questi sono i ministri che governano l’Italia». «Parole imbarazzanti» anche per Maria Elena Boschi, per la quale «il ministro della Giustizia, che parla della violenza contro le donne come di una “tara” maschile, sta insultando tutte donne che ogni giorno chiedono rispetto e pari opportunità».Fermi tutti: ma non sono state proprio le opposizioni ad aver diffuso pervasivamente, dal tragico omicidio di Giulia Cecchettin in poi, l’identikit degli uomini che odiano le donne? Eppure, secondo la deputata del Pd Ilenia Malavasi, «le parole del ministro Nordio confermano quanto sia urgente abbandonare insopportabili stereotipi e idee distorte e ingannevoli». Diffuse da loro, per inciso. Malavasi azzarda anche un’analisi sui «millenni di oppressione femminile ridotti a una sorta di “legge del più forte”» che, secondo la deputata Pd, equivale a «banalizzare un fenomeno complesso e profondamente culturale» perché, attenzione, «la violenza di genere non nasce esclusivamente dalla forza ma dai rapporti di potere».A casa nostra è più o meno lo stesso concetto, ma tant’è: se lo dice Nordio, in un maldestro tentativo di appeasement, non va bene. Finisce così che quelle del ministro della Giustizia vengano definite addirittura «parole gravissime» secondo la vice presidente dem, Chiara Gribaudo, poiché «non c’è nessun “codice genetico che fa resistenza”: è una questione culturale, di valori introiettati, di patriarcato». Per l’appunto.Anche il ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha ribadito il concetto ricordando che «il femminicidio non è un delitto come gli altri e per questo aveva necessità di una tipizzazione particolare, è un crimine che affonda le sue radici nella disparità tra uomo e donna, nella negazione del diritto stesso di esistere come donna. È l’estrema manifestazione di un sistema culturale e sociale che ancora oggi, in troppe parti del mondo, continua a considerare le donne come inferiori o come possedibili». «Tuttavia», ha osservato il ministro, «non c’è una correlazione fra l’educazione sessuale nella scuola e una diminuzione dei femminicidi. Se vediamo i Paesi dove da molti anni è un fatto assodato, come per esempio la Svezia, notiamo che la Svezia ha più violenze e più femminicidi».E in effetti è vero: l’Italia - che a differenza degli altri Paesi europei sembrerebbe essere indietro sull’ora di educazione sessuale a scuola - è il Paese in cui il tasso di femminicidi è il più basso. Una polemica insulsa, insomma, come ha osservato il vicecapogruppo di Fdi alla Camera, Alfredo Antoniozzi: «Roccella ha ragione quando parla della Svezia, Paese protestante, esempio di civiltà e di parità, che ha una media più alta della nostra di femminicidi: possiamo pensare che a Stoccolma ci sia una traccia culturale di patriarcato? Dinanzi alle polemiche contro lei e Nordio sui femminicidi mi cadono le braccia: è inaccettabile che dinanzi a un dramma che non è solo italiano la sinistra mandi il messaggio subliminale che “il maschio uccide perché c’è il patriarcato e il patriarcato c’è perché governa la destra”. Mi chiedo se una cosa del genere possa essere culturalmente accettabile». E infatti non lo è.
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