2025-11-22
Lagarde esonda: stop diritto di veto sul fisco
Madame Bce la fa fuori dal vaso partecipando alla battaglia politica contro l’unanimità. Che secondo lei frena i progressi dell’Unione. L’obiettivo? «Armonizzare le aliquote Iva». In altre parole, più tasse e meno sovranità nazionale degli Stati.«L’Unione europea non funziona. Il suo modello di sviluppo è la causa della crisi. Io l’ho detto appena arrivata alla Banca centrale europea. Tanto che mi autocito. Il Consiglio europeo non dovrà più decidere all’unanimità. Ma a maggioranza qualificata. Insomma, ci vuole più Europa». Racchiudo fra virgolette con stile volutamente brutale la sintesi del discorso di Christine Lagarde all’European banking congress di Francoforte. Non ho esagerato, credetemi. Facciamo una doverosa premessa.Una volta nelle facoltà di economia si insegnava che una banca centrale si occupa di cose tipo moneta, vigilanza sulle banche, tassi di interesse e stabilità dei prezzi. Insomma, il da fare non le manca. In un mondo normale, come ad esempio gli Stati Uniti, dovrebbe gettare un occhio all’occupazione e cooperare con il governo a far sì che si raggiunga la piena occupazione e il benessere economico-sociale. Ma l’eurozona non è un mondo normale, e la piena occupazione non rientra fra i compiti della Bce. Fra il non normale e il subnormale passa un confine labile che la Bce supera in scioltezza. Incapace da sempre di fare il compitino, che è quello di controllare la stabilità dei prezzi, vorrebbe poi impedire al clima di cambiare. «Aiutiamo a migliorare la comprensione generale dei rischi legati al clima e lavoriamo a stretto contatto con partner europei e internazionali su temi legati al clima e alla finanza sostenibile», scrive la Bce sul suo sito Web. Da ieri fra i compiti non assegnati alla Bce c’è pure quello di mettere il naso nelle cose della politica. Questa non deve occuparsi di moneta perché è compito della banca centrale, che deve essere indipendente. Recita da sempre il mantra. Ma la Bce può mettere bocca sulle cose della politica. Infischiandosene del fatto che molti governanti, fra cui il nostro presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, abbiano esplicitamente affermato la loro contrarietà a superare il principio dell’unanimità in Consiglio. E dire che la Lagarde aveva anche centrato il punto nella sua preliminare analisi riconoscendo che il modello di crescita sospinta dalle esportazioni «mostra la corda». C’è un potenziale da sfruttare, che è quello «del mercato interno» e «l’Europa è diventata più vulnerabile, anche a causa della dipendenza da Paesi terzi per la nostra sicurezza e per la fornitura di materie prime critiche. Gli choc mondiali si sono intensificati con l’innalzamento dei dazi statunitensi, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e l’inasprimento della concorrenza cinese». In breve, chi troppo esporta importa problemi. Ecco perché «l’Europa è diventata più vulnerabile». Inoltre «abbiamo abbracciato la globalizzazione più di qualsiasi altra economia avanzata. Nei due decenni precedenti la pandemia, il commercio esterno in percentuale del Pil è quasi raddoppiato nell’Ue, mentre negli Stati Uniti è rimasto pressoché invariato», prosegue la Lagarde. «Paesi tra cui Cina, Germania (e quindi l’Ue, ndr) e Corea del Sud hanno perseguito politiche che sopprimono il potere di consumo interno dei propri cittadini per aumentare artificialmente la competitività dei prodotti di esportazione», riportava ufficialmente la Casa Bianca sul suo sito web il giorno in cui Trump annunciava «urbi et orbi» che avrebbe messo i dazi a tutto e a tutti. Cosa che Mario Draghi 12 giorno dopo ribadiva così a La Hulpe: «Abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali gli uni rispetto agli altri e combinando ciò con una politica fiscale pro-ciclica l’effetto netto è stato solo quello di indebolire la nostra domanda interna e minare il nostro modello sociale». Abbasso i salari ai consumatori e quindi sono più competitivo nei prezzi con l’estero. In più questi consumano di meno e noi importiamo di meno. Di qui l’ufficiale incazzatura della Casa Bianca. La Lagarde inizia a deragliare lagnandosi del fatto che «a oggi quasi il 10% degli investimenti totali in strumenti di capitale dei residenti nell’area dell’euro è detenuto in titoli statunitensi, per un totale di 6.500 miliardi di euro, circa il doppio rispetto al 2015». Ne attribuisce la causa al fatto che i nostri mercati dei capitali non sono sufficientemente integrati, ignorando bellamente la vera causa del fenomeno, peraltro chiaramente esposta dalla stessa Bce ogni mese, quando commenta i dati del commercio internazionale: «L’incremento è dovuto al surplus della bilancia commerciale e dei pagamenti», recitava a marzo Francoforte. Spiegato facile: se incassi il tuo stipendio (cioè esporti lavoro) è chiaro che aumenti il saldo del tuo conto corrente (gli investimenti all’estero)». La Lagarde conclude epica che la soluzione è che il Consiglio europeo dei capi governo non può più deliberare all’unanimità. E fa pure un esempio tragico: dobbiamo armonizzare le aliquote Iva dei vari Paesi membri. Cioè se Francia e Germania si mettono d’accordo per aumentarla, l’Italia deve accettare anche se non d’accordo. In finale a che serve votare? Non sanno come fare a dirci che la democrazia gli sta sule scatole. Aspettano solo di vedere se e quando li manderemo a quel paese.
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