A Palazzo Martinengo, nobile dimora a pochi passi dal Capitolium, fulcro dell’antca Brixia romana, sino al 12 giugno ritorna la mostra dedicata all’universo femminile nell’arte. Oltre 90 i capolavori esposti, per un lasso di tempo che va dagli albori del Rinascimento alla Belle Époque.
A Palazzo Martinengo, nobile dimora a pochi passi dal Capitolium, fulcro dell’antca Brixia romana, sino al 12 giugno ritorna la mostra dedicata all’universo femminile nell’arte. Oltre 90 i capolavori esposti, per un lasso di tempo che va dagli albori del Rinascimento alla Belle Époque.La Maddalena penitente di Tiziano, sensuale e mistica; la donna nuda distesa su lenzuola gialle di Antonio Rizzi, così vera e provocante; il profilo delicato della fanciulla con una rosa fra le labbra e un morbido chignon di capelli corvini ritratta da Ettore Tito. E poi, ancora, la Coppia di amanti tratteggiata da Gustav Klimt, stupefacente nella sua essenzialità o la leggiadra ragazza che sorride ad un improvvisa folata di vento, la mano guantata a trattenere il cappellino di paglia. Donne. Una carrellata di donne che abbraccia quattro secoli di storia, dal Rinascimento al Barocco, per arrivare fino alla Belle Époque. Aristocratiche nobildonne, madri affettuose, eroine mitologiche, seducenti modelle, instancabili popolane. Donne di ogni ceto sociale, cosi diverse le une dalle altre, ma così simili proprio perché donne. E proprio a loro, all’universo femminile in genere, è dedicata la mostra a Palazzo Martinengo, un’esposizione « in rosa », che riapre dopo lo stop dell’emergenza sanitaria e che è un vero inno alla bellezza e all’arte.La Mostra e le sue opereCurata da Davide Dotti, storico e critico d’arte, l’esposizione è suddivisa in otto sezioni tematiche e raccoglie oltre 90 capolavori di artisti importanti e noti, alcuni iconici - Tiziano, Guercino, Pitocchetto, Appiani, Hayez, Corcos, Zandomeneghi, De Nittis, Boldini – tutti accomunati da una sensibilità particolare nel rappresentare il complicato e a tratti misterioso «emisfero femminile». In questa mostra, come ha affermato il curatore «Il tema della donna è così affascinante e coinvolgente che gli artisti, soprattutto tra XVI e XIX secolo, lo hanno indagato da ogni prospettiva iconografica, eternando le «divine creature» in capolavori che tutt'oggi seducono fatalmente il nostro sguardo… ». Capolavori come il ritratto di Francesca (Fanny) Lechi, nobildonna e giacobina bresciana, immortalata nel 1803 dal grande Andrea Appiani in una straordinaria tela, che dopo oltre venticinque anni dall'ultima apparizione torna visibile al pubblico. Opere che letteralmente ammaliano il visitatore, come la già menzionata Maddalena penitente di Tiziano, l’incarnato diafano avvolto da una cascata di boccoli. E poi, sensualissimo, il Nudo di spalle di Giuseppe De Nittis o, ancora, il Ritratto di Nanne Schrader di Giovanni Boldini, un vero tripudio di femminilità in perfetto stile Belle Époque, così delicato da sembrare una nuvola di borotalco adorna di pizzi, perle e merletti. Ma accanto a tanta nobiltà, mito e frivolezza, ecco comparire le donne del popolo, grandi protagoniste della pittura ottocentesca, colte nella loro dimensione quotidiana, alle prese con le faccende della vita domestica e del lavoro nei campi, come la contadina ritratta da Achille Glisenti nella famosa tela La raccolta di granturco o la Piccola mamma di Gaetano Chierici, così tenera e commovente nella sua miseria rallegrata da uno stuolo di bimbi.Una mostra attualeValore aggiunto dell’esposizione, grazie alla collaborazione con la Fondazione Marcegaglia Onlus, è la possibilità di approfondire - tramite appositi pannelli di sala - alcune tematiche di grande attualità sociale e mediatica: le disparità tra uomini e donne, il lavoro femminile, le violenze domestiche, l'emarginazione sociale e le nuove povertà. In quest' ottica, le opere vanno al di là del loro valore puramente artistico, diventando formidabili veicoli per sensibilizzare il pubblico - soprattutto quello più giovane - verso argomenti di grande importanza sociale e culturale. Quando l'arte incontra il mondo...
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.