2018-05-09
Il Nazareno in Procura ha retto da Expo a Infront
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L'inchiesta sui diritti del calcio tv segna la fine di un periodo di archiviazioni tutte avvenute quando nei corridoi della procura di Milano era in atto lo scontro tra l'ex capo della procura Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, all'epoca responsabile del dipartimento sui reati contro la pubblica amministrazione. La conseguenza delle tensioni tra pm? Il vecchio pool di magistrati è scomparso.!function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js"); Quante inchieste sono state fermate durante lo scontro nella procura di Milano tra l'ex procuratore capo Edmondo Bruti Liberati e l'aggiunto Alfredo Robledo? Solo quelle sull'Expo 2015 dopo la famosa moratoria e l'intervento dell'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, o c'è molto altro ancora? Viene da domandarselo volgendo lo sguardo all'archiviazione per l'inchiesta su Infront da parte dei pm Giovanni Polizzi e Paolo Filippini. Si tratta di un fascicolo che rischia di finire nel dimenticatoio. L'indagine nacque nel 2014 e Robledo potè solo vedersela passare sotto il naso. In quell'anno, infatti, Bruti Liberati lo esautorò dal ruolo di responsabile del dipartimento dei reati contro la pubblica amministrazione assegnandosi in prima persona la delega. Quel team di magistrati è ormai preistoria.L'anno scorso a lasciare la procura milanese fu Roberto Pellicano, che in una lettera descrisse tutto il suo rammarico per quanto accaduto. «La vicenda Bruti-Robledo mi ha profondamente segnato», scrisse Pellicano. «Nonostante non fossi più giovanissimo, mi ha strappato dal mio mondo sognante. Avevo sempre coltivato un'ingenua e consolatoria idea di 'diversità' della magistratura, che è stata spazzata via in pochi mesi. Lascio un Ufficio», concludeva Pellicano, oggi in forze alla procura di Cremona, «che mi piace meno di quello che avevo incontrato nel 2001; sarà il mio modo invecchiato di avvertire le cose». Parole che sono pesate come macigni nei corridoi del palazzaccio meneghino, ma che hanno aperto uno squarcio sulla gestione di quella che un tempo era ritenuta la procura più temuta d'Italia, dove il vecchio pool di Mani pulite smantellò la Prima Repubblica. A raccontare a riduzione dell'autonomia della magistratura a Milano - attraverso le parole di Robledo - è l'ultimo libro di Riccardo Iacona "Palazzo d'Ingiustizia" Anche l'archiviazione Infront ricorda quella in stile Expo, avvenuta in contemporanea al patto del Nazareno tra Fi e il partito democratico di Matteo Renzi. L'indagine su Infront avrebbe potuto aprire un dibattito su come siano stati gestiti i diritti televisivi negli ultimi anni da parte della Lega Calcio e dalle squadre di Serie A.Il dibattito non si è mai aperto. E a intervenire è stato il solito ministro dello Sport Luca Lotti - renziano di ferro e cinghia di trasmissione con il mondo berlusconiano tramite Denis Verdini - con una riforma che ha cercato di mettere una pezza proprio in seguito alle indagini che hanno azzerato i vertici di Infront nel 2016. Ufficialmente, infatti, Marco Bogarelli e Giuseppe Ciocchetti, presidente e direttore generale, si dimisero per «passare ad altre avventure imprenditoriali. Ma in realtà è stato il peso delle indagini a cancellare un dominio incontrastato sul mercato dei diritti televisivi durato un decennio.Non a caso a sostituire Bogarelli è stato Luigi De Siervo, avvocato di Firenze, con un passato in Rai, da sempre in ottimi rapporti con Renzi ma soprattutto già consulente, guarda caso, dell'avvocato David Mills. Sì proprio lui, consulente Fininvest per l'estero da cui sono nate le inchieste più spinose per l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Anche per questo quando fu nominato De Siervo a capo di Infront, tra Lega e Cinque Stelle ci fu la corsa a condannare il Nazareno di Serie A. Fu un passaggio che avvenne durante le lunghe trattative per l'ingresso della proprietà cinese nel Milan.Negli stessi giorni arrivarono pure le multe milionarie per Lega Calcio, Infront, Sky e Mediaset sulla vendita dei diritti televisivi per la Serie A 2015-2018 (66,4 milioni di euro in tutto) da parte dell'Antritrust. Per l'authority le aste avrebbero dato luogo a una ripartizione artificiosa tra gli operatori tradizionali «con il possibile effetto di escludere possibili nuovi concorrenti nel mercato», leggi Eurosport. Alla fine del 2016 la prima sezione del Tar del Lazio annulla tutto dopo i ricorsi degli aggiudicatari e quello firmato dagli avvocati Mario Libertini e Giulio Napolitano, figlio dell'ex presidente Repubblica Giorgio. Tra i volti noti degli avvocati che hanno seguito il ricorso alla giustizia amministrativa c'è pure quello di Antonio Catricalà, ex presidente dell'Antitrust. Sotto la sua presidenza l'Authority stabilì che l'acquisizione da parte di Infront delle società Mp It, Mp web e Mp lux non costituiva «il rafforzamento di una posizione dominante sui mercati interessati, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza». Correva l'anno 2006.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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