2021-06-13
Curi i malati? Aifa e ministero mandano i Nas
Avendo osservato la sua efficacia contro il Covid, molti medici prescrivono agli infetti l'antiparassitario ivermectina. Ma anziché favorire i test, le Asl, su impulso dei regolatori, schedano e fanno controllare le farmacie che preparano il medicinale dietro ricetta.C'è un vermifugo con proprietà antivirali che sta dando ottimi risultati nella prevenzione e cura del Covid, per questo molti medici lo prescrivono ai malati trattati a domicilio. È un po' come il vaccino anti coronavirus, si sperimenta per vedere se funziona ma mentre il farmaco viene iniettato a tutti, a breve lo imporranno anche ai neonati, l'ivermectina non è raccomandata dall'Ema, l'Agenzia europea del farmaco. La sconsiglia, al di fuori degli studi clinici. Anche l'Aifa non autorizza l'utilizzo del principio attivo contro il Covid e, visto che aumenta il numero di medici di base che agiscono secondo coscienza prescrivendo comunque l'ivermectina, la nostra agenzia regolatoria sta mandando i carabinieri dei Nas a controllare le ricette nelle farmacie galeniche.In Italia, infatti, questo farmaco antielmintico che debella o favorisce l'espulsione di vermi e parassiti intestinali, a volte anche la scabbia, è registrato per uso veterinario e nell'uomo, per via topica, solo in crema. Da noi non è presente in medicinali industriali orali autorizzati per uso umano, ma può essere preparato dalle farmacie dotate di laboratorio galenico. «Da almeno cinque mesi c'è una richiesta elevata di capsule a base di ivermectina, preparazioni a pagamento non coperte dal Servizio sanitario nazionale. Almeno l'80% dei nostri clienti arriva con prescrizioni ordinarie per curare pidocchi o parassiti e solo una piccola percentuale mostra una ricetta compilata con codice alfanumerico», ci spiega un addetto. I medici, infatti, in assenza di un protocollo nazionale più volte invocato, seguono propri schemi di cura domiciliare anti Covid e possono decidere la prescrizione off label dell'ivermectina, cioè per un'indicazione terapeutica diversa da quella sperimentata e poi riportata nell'autorizzazione d'immissione in commercio. In quel caso, secondo le modalità della legge 94/98, ex Di Bella, la ricetta non riporta le generalità del paziente bensì un codice alfanumerico e la farmacia è tenuta a inviarla all'Asl, che può così risalire all'identità della persona trattata e del suo curante. «Non pochi medici preferiscono non subire controlli ed eventuali richiami per eccesso di ricette off label, quindi fanno ricette ordinarie per uso antiparassitario che la farmacia non deve consegnare», precisa la stessa fonte. Non lo fanno per capriccio, ma per una buona causa, però le aziende sanitarie sono state allertate a controllare «lo scopo» per il quale viene prescritta l'ivermectina. «I Nas sono venuti una ventina di giorni fa per verificare questo tipo di ricette», conferma Marco Metalla, titolare dell'omonima farmacia di Milano specializzata in preparazioni galeniche. Aggiunge: «Non si muovono per propria iniziativa, ma inviati dall'Aifa e dal ministero della Salute. Altri colleghi in Lombardia stanno subendo questi controlli e so che Nuclei antisofisticazioni e sanità si sono mossi pure in Lazio, per verificare l'utilizzo che viene fatto di questa sostanza. Sanno benissimo che viene richiesta per la cura contro il Covid». L'ivermectina sembra funzionare, ma mentre i vaccini anche se combinano disastri vengono raccomandati a tutti, il ministero della Salute starà progettando di proibirla, impedendone l'utilizzo pure off label. «Il risultato è che sono subissato di centinaia di richieste di prescrizioni da parte di pazienti terrorizzati di non trovarla nemmeno più come preparato galenico», fa sapere Andrea Stramezzi, uno dei medici in prima linea nella lotta contro il Covid con le cure domiciliari. «Il principio attivo scarseggia, facciamo fatica a farcelo arrivare dall'estero, soprattutto da Cina e India», spiega la prima fonte. Fu nel giugno del 2020 che uno studio australiano, condotto da ricercatori della Monash University di Clayton e del Royal Melbourne Hospital e pubblicato sulla rivista Antiviral Research, dimostrò per la prima volta come l'antiparassitario riusciva a uccidere in 48 ore il coronavirus in coltura. Lo scorso dicembre Pierre Kory, specialista di unità terapia intensiva dell'Aurora medical center di St. Luke e presidente della Frontline Covid-19 critical care alliance (Flccc), tenne un'audizione davanti al comitato del Senato per la sicurezza interna e gli affari governativi degli Stati Uniti, chiedendo di rivedere urgentemente gli ultimi studi sull'ivermectina che definisce «farmaco miracoloso», di basso costo ma con buona efficacia e quindi pubblicare linee guida per medici e infermieri professionisti che consentissero di prescriverla nella cura anti Covid, perché «capace di salvare centinaia di migliaia di vite umane». Quel video è stato cancellato da Youtube. Una rassegna sistematica di almeno 56 ricerche cliniche in continuo aggiornamento (Hirsch e Carvallo, 2021), tra cui 29 con disegno randomizzato controllato (Rct) di più alta validità, ne dimostra risultati molto positivi contro il Covid-19, in profilassi, nella cura delle fasi iniziali e anche di quelle avanzate, benché in queste l'efficacia sia, come logico, minore. I risultati di ben sette analisi combinate delle migliori ricerche disponibili dimostrano con coerenza riduzioni della mortalità da Covid 19 dal 68% all'83%. Anche quella attuata dall'Oms, che considera solo sette Rct (senza motivare perché ne escluda altri 22), trova una riduzione di mortalità dell'81%. Inspiegabilmente, però, nonostante il potenziale straordinario dimostrato, l'accettabile sicurezza e il basso costo, ne ostacola l'impiego. Centinaia di scienziati in tutto il mondo ritengono che questa preclusione, adottata a cascata anche da Ema e Aifa, sia ormai inaccettabile, e chiedono di aprire subito sul tema un dibattito scientifico aperto, senza censure. Nel frattempo, il ministero della Salute manda i Nas a chi cura i malati di Covid.