Ci sono infinite ragioni per volere bene al fico e così abbiamo pensato una ricettina veloce, gustosa che quando la offrirete farà esclamare ai vostri ospiti: troppo fico!
Ci sono infinite ragioni per volere bene al fico e così abbiamo pensato una ricettina veloce, gustosa che quando la offrirete farà esclamare ai vostri ospiti: troppo fico! Ultimi scampoli d'estate e c'è un frutto che fa da congiunzione tra le calure agostane e le brezze ottobrine: è il fico. Lo trascuriamo un po' ultimamente perché è molto disponibile e ha lasciato spazio ad altri frutti più glamour. Ma dal punto di vista gastronomico è una perdita (ci si fa di tutto: dal salato al dolce passando per i mosti e le salse!), dal punto di vista agricolo un insulto dacché il fico ha rappresentato per millenni l'albero del pane dei braccianti e dei mezzadri, dal punto di vista nutrizionale un errore. Il fico è pianta apotropaica per eccellenza nella vicenda mediterranea (sua terra d'origine anche se qualcuno lo fa discendere da piante caucasiche) dacché presiede alla fertilità, alla fecondità, è l'asse che collega terra e cielo, è contemporaneamente albero (e frutto) sacro ad Athena (che regalò agli uomini anche l'ulivo il che dimostra come il fico sia uno dei pilastri della civiltà mediterranea) e a Dioniso dio del vino, dell'ebrezza, della dismisura ma anche dio scuro dunque dio dell'inconoscibile. Si vuole che sotto il fico nascano i grandi come Romolo e Remo, Platone sosteneva che fosse l'albero dei sapienti e dei filosofi, gli etruschi praticavano anche la sicomanzia cioè la divinazione attraverso la lettura delle foglie. Ovviamente si riteneva che i fichi fossero anche un po' afrodisiaci (per la forma, perché piacciono molto alle signore, perché sono un coadiuvante dell'umore). Il fico piace molto ai casari perché col latte di fico si fa un ottimo caglio vegetale e ai pittori perché il latte di fico mescolato al tuorlo d'uovo fissa bene i colori. E comunque se andate nelle estreme zone rurali troverete che le case hanno tutte accanto un o più alberi di fico: erano la riserva alimentare. Anche perché il fico ha la particolarità di avere specie che fruttificano in epoche diverse: il fiorone a fine primavera, il fico a fine estate e i cimaroli che fruttificano fino quasi all'inverno. Ci sono i dottati, i neri, i violetti, è una pianta che ha più di 200 diverse cultivar e come la vite si trova sia silvestris (che non dà frutti edibili) che sativa che invece è quella che ci mangiamo. Ma è certamente un toccasana oltre a essere in gastronomia ampiamente usato: era lo zucchero di una volta, il fico secco era la riserva calorica e la base di cento dolci. Insomma si dovrebbe scrivere un trattato sui fichi. Dal punto di vista nutrizionale sono un ottimo energetico, apportano molti sali minerali e hanno una funzione lassativa e depurativa oltreché antianemica e antimicrobica. Ci sono infinite ragioni per volere bene al fico e così abbiamo pensato una ricettina veloce, gustosa che quando la offrirete farà esclamare ai vostri ospiti: troppo fico! Ingredienti - 150 grammi di taralli classici all'olio di oliva, 150 grammi di taralli multicereali, 200 grammi di ricotta vaccina, 120 grammi di burro di primo affioramento, 200 grammi di formaggio caprino, 150 grammi di ottimo prosciutto, due rametti di rosmarino, 4 o 5 fichi belli maturi, sale, pepe e latte q.b. Procedimento - Con l'aiuto del mixer riducete in granella i taralli a cui aggiungerete il rosmarino frullando bene. Sciogliete il burro a bagnomaria o nel microonde e in una terrina incorporatelo al trito di taralli. Lavoratelo molto bene fino a ottenere una simil pasta. Prendete una tortiera (se volete sformare la torta prendetela con la cerniera o foderatela con carta forno) e premendo bene con un cucchiaio o il fondo di un bicchiere stendete l'impasto su tutta la superficie e i bordi: è la base della nostra cheesecake. Ora passatela in frigo per circa mezz'ora. Nel frattempo montate la crema di formaggio unendo ricotta e caprini; salate appena, aggiustate di pepe e lavorate con energia. Se serve aiutatevi con qualche goccia di latte per aumentare la cremosità. Aprite i fichi in quattro senza spellarli, ma dopo averli lavati e asciugati con accuratezza. Ora ritirate dal frigo la base della cheesecake e ricopritela con la crema al formaggio: guarnite con i fichi e le fette di prosciutto. Avete finito. Se volete potete ripassare tutto in frigo per un altro quarto d'ora. Come far divertire i bambini - Possono sia aiutarvi a comprimere la base della torta sia guarnirla. Si sentiranno importanti! Abbinamento - Abbiamo optato per un profumatissimo sauvignon del Collio, ma va benissimo anche un Muller Thurgau, un Moscato vinificato fresco, perfetto anche un Prosecco meglio ancora se rosato, così come qualsiasi bollicina morbida.
Andy Mann for Stefano Ricci
Così la famiglia Ricci difende le proprie creazioni della linea Sr Explorer, presentata al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, concepita in Patagonia. «Più preserveremo le nostre radici, meglio costruiremo un futuro luminoso».
Il viaggio come identità, la natura come maestra, Firenze come luogo d’origine e di ritorno. È attorno a queste coordinate che si sviluppa il nuovo capitolo di Sr Explorer, il progetto firmato da Stefano Ricci. Questa volta, l’ottava, è stato presentato al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, nata tra la Patagonia e la Terra del Fuoco, terre estreme che hanno guidato una riflessione sull’uomo, sulla natura e sul suo fragile equilibrio. «Guardo al futuro e vedo nuovi orizzonti da esplorare, nuovi territori e un grande desiderio di vivere circondato dalla bellezza», afferma Ricci, introducendo il progetto. «Oggi non vi parlo nel mio ruolo di designer, ma con lo spirito di un esploratore. Come un grande viaggiatore che ha raggiunto luoghi remoti del Pianeta, semplicemente perché i miei obiettivi iniziavano dove altri vedevano dei limiti».
Aimo Moroni e Massimiliano Alajmo
Ultima puntata sulla vita del grande chef, toscano di nascita ma milanese d’adozione. Frequentando i mercati generali impara a distinguere a occhio e tatto gli ingredienti di qualità. E trova l’amore con una partita a carte.
Riprendiamo con la seconda e conclusiva puntata sulla vita di Aimo Moroni. Cesare era un cuoco di origine napoletana che aveva vissuto per alcuni anni all’estero. Si era presentato alla cucina del Carminati con una valigia che, all’interno, aveva ben allineati i ferri del mestiere, coltelli e lame.
Davanti agli occhi curiosi dei due ragazzini l’esordio senza discussioni: «Guai a voi se me li toccate». In realtà una ruvidezza solo di apparenza, in breve capì che Aimo e Gialindo avevano solo il desiderio di apprendere da lui la professione con cui volevano realizzare i propri sogni. Casa sua divenne il laboratorio dove insegnò loro i piccoli segreti di una vita, mettendoli poi alla prova nel realizzare i piatti con la promozione o bocciatura conseguente.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.






