2021-03-30
Creval rifiuta l’Opa di Crédit Agricole. «Prezzo insufficiente. È un gioiellino»
L'ad caldeggia comunque un accordo. Per i francesi, fra Dta e capitale in eccedenza, la fusione sarebbe quasi a costo zero.Che il cda del Credito valtellinese abbia definito ieri il prezzo all'Opa volontaria promossa da Crédit agricole Italia «non congruo» è una buona notizia. Si tratta di una banca in piena salute che può fare affidamento anche su 181 milioni di imposte anticipate (deferred tax asset) che, considerate le aspettative reddituali, potrebbero essere iscritte per circa 30 milioni l'anno per i prossimi cinque anni. A ciò si aggiunga che la banca valtellinese può fare affidamento anche su una elevata eccedenza di capitale, oltre 400 milioni di euro, fattore che «crea anche le condizioni per un potenziale rafforzamento della politica di dividendi» quando la Bce lo consentirà. In parole povere, tra Dta e capitale in eccedenza, il gruppo francese potrebbe rilevare il Creval a costo zero o quasi. Si capisce, così, perché il Creval non voglia finire troppo facilmente sotto l'egida del colosso francese guidato a livello globale dall'ad Philippe Brassac. L'operazione per questo era stata criticata da Adolfo Urso, vice presidente del Copasir: «L'acquisizione del Credito valtellinese verrebbe, nella sostanza, finanziata dalla conversione delle Dta per circa 5 euro per azione», con il «supporto dei contribuenti italiani». Il corrispettivo - fissato a 10,5 euro per azione cum dividendo - secondo i vertici del gruppo di Sondrio non valorizza alcuni elementi distintivi come, appunto, «la dotazione di capitale, la pulizia del bilancio, il valore delle Dta così come quello intangibile delle persone e del modello di business altamente orientato all'interesse del cliente».«Siamo una banca diversa rispetto al passato, abbiamo raggiunto buoni risultati commerciali e abbiamo centrato in anticipo alcuni obiettivi», ha affermato Luigi Lovaglio, ad del Credito valtellinese, «Riteniamo che ci sia una valida valenza strategica nel progetto di Crédit Agricole, ma vanno valorizzati gli elementi distintivi di Creval: la forte posizione di capitale e il fatto che oggi sia una banca pulita. Abbiamo migliorato il profilo di rischio: siamo tra i migliori per Npe ratio (il rapporto tra crediti deteriorati non performing exposure e il totale dei crediti erogati, ndr) e stock di Npl (abbiamo dimezzato gli Npe). Abbiamo migliorato l'efficienza operativa e questi sono fatti». Il manager ha poi aggiunto che Creval «è un gioiellino, ha un enorme valore e credo che chi sa di banca capisca quale sia il valore intrinseco di questa banca e quindi, siccome realtà come la nostra sono uniche, io farei di tutto per cercare di combinare l'operazione».Lovaglio, insomma, non mette in dubbio il valore del progetto, ma vorrebbe un maggior riconoscimento per gli azionisti. «Rispettiamo Crédit Agricole, è la terza banca in Europa e la decima al mondo con un modello di business fantastico basato sulle società prodotto. La nostra partnership assicurativa funziona molto bene. Non stiamo discutendo la valenza strategica del progetto ma per quello che ha fatto Creval fino a ora, per la qualità intangibile enorme del suo personale e per il mood con cui agisce nell'interesse del cliente, è giusto che questi valori siano riconosciuti».Lovaglio ha quindi ricordato alcuni dati tra cui il Cet 1 ratio al 31 dicembre 2020 del 23,9% su base phased in (quello cioè che include anche strumenti finanziari che non saranno più ammessi a regime) e pari a 19,6% su base fully loaded (che incorpora nel calcolo le regole come previste a regime). E ha anche menzionato l'Npe ratio (su base lorda) ridotto dall'11,4% al 30 giugno 2019 al 5,8% al 31 dicembre 2020. In più, sulle Dta ha fatto notare che «si tratta di ricchezza vera che può essere oggetto di distribuzione agli azionisti». Intanto, i fondi di investimento Alta global, Hosking partners, Kairos, Melqart e Petrus advisers hanno già fatto sapere che non intendono aderire all'Opa. Resta però da capire cosa farà Denis Dumont, azionista a capo della Dgfd, società che non si è ancora espressa sul tema. Come ha detto Lovaglio, però, finora Dumont ha sempre supportato il cda e continua a farlo. Creval però rischia di andare incontro a un calo in Borsa in caso di un ritiro dell'Opa. Di questo i vertici ne sono consapevoli ma, dice Lovaglio, sono anche convinti che la banca stia facendo un percorso di trasformazione virtuoso.Oggi, quindi, inizia il periodo di adesione all'offerta che scadrà il 21 aprile, salvo proroghe. Si tratta della seconda recente Opa bancaria, dopo quella che ha interessato Intesa Sanpaolo e Ubi. Il settore è innegabilmente in fermento. Oltre alla questione valtellinese, all'orizzonte c'è anche il possibile matrimonio tra Banco Bpm e Bper, anch'esso piuttosto gradito al mercato.