2021-07-28
Covid e crisi politica in Tunisia spingono i migranti irregolari verso Lampedusa
Il paese africano è nel caos per la situazione sanitaria e il colpo di mano di Kais Saied. Si prevedono sbarchi sulle coste italianeLa crisi politica e sanitaria che scuote la Tunisia in queste settimane potrebbe generare una nuova ondata di arrivi in Francia e in Italia. Ma i flussi migratori provocati dal colpo di mano del presidente della tunisino Kais Saied - che ha rimosso il premier Hichem Mechichi e congelato il parlamento - non saranno tutti uguali. Molti migranti si dirigeranno in Italia, pochi in Francia.In effetti al di là delle Alpi, potrebbero arrivare quasi esclusivamente dei franco-tunisini o migranti regolari. Questo perché i titolari del passaporto francese hanno sempre il diritto di tornare in patria, anche nel bel mezzo della pandemia. Una libertà che è stata ribadita anche dalla recente legge dedicata al green pass «alla francese», approvata domenica notte in via definitiva dall'Assemblea Nazionale. In uno degli articoli della norma si legge che «per entrare in territorio francese» ai cittadini d'Oltralpe provenienti dall'estero non si può esigere «alcuna giustificazione di motivi imperiosi». Qualora i cittadini che ritornano in Francia non avessero già ricevuto le due dosi del vaccino, dovranno sottoporsi a un test ed eventualmente restare in isolamento obbligatorio. La stessa regola vale anche per i cittadini stranieri regolarmente residenti in Francia.Ma i tunisini che potrebbero voler andare in Francia non sono molti, paragonati a quelli diretti nel nostro Paese. Questo sebbene i rapporti tra Parigi e il suo ex protettorato siano ancora molto forti. Al di là delle Alpi vivono più di settecentomila cittadini tunisini, tra questi figurano anche vari titolari di doppio passaporto. Scorrendo le statistiche dell'Ufficio francese dell'immigrazione e integrazione (Ofii) si apprende che, nel 2019, sono arrivati Oltralpe 4.797 lavoratori qualificati provenienti dalla Tunisia. Tra questi c'erano per lo più: ingegneri, medici, ecc. Ad essi si aggiungevano: 1.530 stagionali, 3.264 coniugi di cittadini francesi e 2.279 persone aventi beneficiato di un ricongiungimento familiare. Ovviamente i dati citati non dicono niente sui clandestini provenienti dalla Tunisia presenti in Francia. Quello che si sa, però, è che la maggior parte dei clandestini con passaporto tunisino arrivano in territorio francese quasi esclusivamente dall'Italia. Lo aveva denunciato anche il deputato di destra Eric Ciotti, dopo l'attentato in una chiesa di Nizza di ottobre 2020, costato la vita a tre persone. L'autore dell'attacco era un giovane tunisino, Brahim Aouissaoui, entrato in Europa da Lampedusa.Lo scorso maggio - in occasione della visita ufficiale a Tunisi del ministro dell'interno Luciana Lamorgese e della commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson - si ricordava che nei primi cinque mesi del 2021 erano arrivati in Italia circa 13.000, in maggioranza tunisini. Partendo da queste cifre si potrebbe azzardare un ragionamento. Se nel paese nordafricano si aggravasse la crisi, gli aspiranti emigranti tunisini qualificati o con le carte in regola, si dirigerebbero probabilmente verso la Francia. Gli altri, senza arte né parte, farebbero rotta sull'Italia. I timori di Roma per ondate migratorie provenienti dall'altra sponda del Canale di Sicilia, non sono nuovi. Nell'agosto dello scorso anno, ad esempio, i nostri ministri dell'interno e degli Esteri si erano recati a Tunisi per discutere con i leader locali di misure capaci di arginare le partenze di clandestini. Partenze che, anche prima del Covid e della crisi politica, diventavano più frequenti nei mesi estivi. Dopo gli eventi di questi ultimi giorni, il dicastero guidato da Luigi Di Maio ha emesso una nota, nella quale si legge che «l'Italia segue con grande attenzione l'evolvere della situazione in Tunisia». A giudicare dal numero di sbarchi da inizio 2021, gli sforzi dei nostri due ministri non sembrano aver prodotto risultati eccezionali. D'altra parte, la determinazione mostrata da Roma nel voler ridurre gli arrivi di barchini dalla Tunisia non è sempre stata chiara. Il nostro Paese conta sempre troppo sulla solidarietà europea che però resta un concetto molto astratto. Ad esempio, lo scorso maggio il ministro Lamorgese dichiarava ad Avvenire che «in previsione degli incrementi degli sbarchi in estate» era stata formulata una proposta per una «tempestiva attivazione di un meccanismo di emergenza finalizzato al ricollocamento nei Paesi dell'Unione disponibili dei migranti salvati in mare». Dopo quelle dichiarazioni del titolare del Viminale sono successe molte cose, ma l'impressione è che se la polveriera tunisina dovesse saltare, il nostro Paese rischi di trovarsi impreparato a gestire una nuova crisi umanitaria.
Jose Mourinho (Getty Images)