
Sorprese dall'inchiesta di Cuneo. Il legale di due aziende che dovevano i soldi alla Eventi 6 scrisse alla madre dell'ex premier, indagata per bancarotta. Voleva uno sconto del 15%. E alluse a immagini forse relative a volantini finiti al macero.Il mondo della distribuzione di volantini e giornali assomiglia a una vasca di piranha dove persino i genitori di un importante politico possono ricevere minacce, neppure troppo velate. È il quadro che sta emergendo nell'inchiesta cuneese sul fallimento della Direkta srl, fascicolo in cui Laura Bovoli, la madre dell'ex premier Matteo Renzi, è indagata per bancarotta fraudolenta, un reato che autorizza condanne sino a 10 anni, le intercettazioni telefoniche, oltre che vari livelli di misure cautelari.L'azienda di famiglia, oggi Eventi 6, lavora da più di 30 anni nel settore del marketing editoriale e da sempre deve misurarsi con i problemi di questo business poco qualificato. Infatti i volantinisti sono per lo più extracomunitari sottopagati e gli imprenditori spesso non si fanno scrupolo di non rispettare i contratti di lavoro e di mandare al macero materiale che in realtà andrebbe distribuito. Proprio sul macero sta investigando la Procura di Cuneo alla ricerca di qualche gola profonda disponibile a raccontare i segreti di tale attività. È in questa cornice che probabilmente va inserita una tesa trattativa che si è svolta nel 2012 tra la Eventi 6 e due suoi clienti, la Gest Espaces e la Golden Glass, aziende gemelle con sede allo stesso indirizzo di Torino. La storia ha inizio nell'estate 2012 quando Laura Bovoli e Mirko Provenzano (amministratore della Direkta e coindagato della mamma di Renzi) cercano di incassare le fatture per la distribuzione di volantini dalle due aziende torinesi. «Io entro il 15 settembre dovrei pagare 250.000 euro alle cooperative… abbiamo novità? Perché se no credo che mi attenda qualche ponte come prossima dimora», scrive Provenzano. La Bovoli non sembra meno in difficoltà: «Anche io entro il 30 ho da rientrare dall'anticipo per 40.000 euro e ti seguo nel cercare il ponte più accogliente». Per la famiglia dell'ex premier erano tempi di vacche magre, che durarono almeno sino all'inizio del 2014, l'anno della riscossa. Nel settembre 2012 entra in gioco l'avvocato Luca Mirco, uno dei legali di fiducia dei Renzi, ex presidente di una cooperativa da loro fondata e per un periodo reggente del Pd di Rignano sull'Arno. Lui e il collega Jacopo Fanelli inviano ai clienti morosi una richiesta di pagamento di 935.000 euro. A stretto giro di posta risponde l'avvocato A. D., a nome di Gest Espace e Golden glass, dicendosi deluso per la condotta «assai brusca» e «immotivata» della Eventi 6. Quindi offre di risolvere il contenzioso «mediante versamento degli importi dovuti (…) con una riduzione del 15 per cento a fronte delle contestazioni sollevate (dai clienti, ndr)». A questo punto per rendere più persuasiva l'offerta l'avvocato aggiunge il carico: «Sono nelle mie mani fotografie che nessuno avrebbe interesse a rendere pubbliche», avverte. Immagini che, evidentemente, dovrebbero dimostrare la tangibilità delle contestazioni. La prima a commentare con i propri legali la proposta è la Bovoli: «Si va avanti non se ne parla nemmeno (…) figuriamoci se possiamo accettare una riduzione del 15 per cento. Faccia pure vedere le foto inesistenti o al massimo false». Anche Provenzano si scalda: «Sarebbero da ammazzare! Io gli farei un'ultima offerta per non andare tutti in merda perché noi personalmente al 30 di ottobre non avremo neanche un euro per il caffè (e purtroppo non è una battuta) e anche voi non credo siate messi meglio». La Bovoli non si fa spaventare e scrive all'avvocato Mirco: «Secondo me questi devono pagarci tutto, a costo di andare in causa (…) trovo grave che il loro avvocato ci abbia velatamente minacciato dicendo di possedere delle foto, che le tiri fuori allora, non ci fanno paura». L'ex direttore commerciale di Gest Espace e Golden Glass, Paolo Buono, interrogato dai pm di Cuneo, ha spiegato che il 6 novembre 2012 è arrivato dalla Eventi 6 un decreto ingiuntivo esecutivo per 935.000 euro, oltre gli interessi, per i ritardi nei pagamenti, che è stato regolarmente onorato. Nonostante il risarcimento del debito gli inquirenti cuneesi si sono domandati che cosa si nasconda dietro l'avvertimento dell'avvocato A. D.. La sensazione è che la vicenda possa essere legata alla questione della mancata distribuzione di volantini e la conseguente distruzione del materiale nelle cartiere del Nord Italia in cambio di denaro. A Buono infatti gli inquirenti hanno chiesto proprio informazioni sul macero. E il manager ha fatto spallucce: «Non so nulla in merito (…) anzi se lo avessi saputo avrei adito le vie legali essendo parte lesa. (…) la grande distribuzione pretendeva la consegna pressoché totale dei volantini (non meno del 95%, ndr) che venivano recapitati presso i depositi della Direkta srl». In realtà Provenzano ha dato una versione ben diversa, spiegando che, per esempio, nei condomini «è notorio che si debba raggiungere una distribuzione al massimo del 50 per cento dei volantini». Se fosse vero, le aziende spenderebbero per far buttare gran parte dei propri depliant. «I clienti operano in questo modo, regalando ai distributori la carta. Perché lo facciano non lo so», ha insistito Provenzano. Nei mesi scorsi sulla Verità abbiamo raccontato di altre velate minacce subite dai Renzi, quelle di Mariano Massone, l'uomo a cui i genitori dell'ex premier hanno ceduto la loro Chil post nel 2010 e che ha patteggiato 26 mesi di condanna per il crac della medesima società. Massone nel settembre 2016, in un momento di tensione nei rapporti con Renzi senior, ha informato babbo Tiziano di essere in possesso di una registrazione di oltre 20 minuti in cui un distributore avrebbe ammesso di aver mandato al macero (non è escluso che l'abbia fatto all'insaputa dei genitori dell'ex Rottamatore) buona parte del materiale che la Eventi 6 avrebbe dovuto consegnare. Il racconto sarebbe stato corredato da un dossier fotografico. Davanti ai magistrati di Cuneo, il 12 giugno 2017, Massone ha confermato che, a differenza sua, Provenzano «vendeva i volantini non distribuiti come carta da macero». «Io, invece, non l'ho mai fatto, essendo sempre stato pagato per distribuire integralmente i volantini che mi venivano consegnati dal cliente», ha dichiarato, marcando le distanze dall'ex fornitore della Eventi 6.
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