2020-12-08
Cortocircuito fra le toghe rosse per la Nanni a Milano: «Carrierista»
L'elezione del capo della Procura generale apre una frattura nel plenum del Csm. Duri i commenti nella chat di Area: alla giudice viene rimproverato soprattutto di lasciare dopo solamente un anno l'ufficio di Cagliari.La nomina di Francesca Nanni a procuratore generale di Milano è stata salutata come una grande novità. In effetti, è la prima donna a raggiungere un ruolo così importante e prestigioso. Ma la sua promozione ha anche aperto una frattura nel plenum del Consiglio superiore della magistratura. E, soprattutto, ha acceso una polemica che ora corre online. Per lei, lo scorso 3 dicembre, hanno votato 14 consiglieri del Csm, mentre altri otto hanno preferito dare il voto a Fabio Napoleone, l'altro candidato indicato come «finalista» dalla quinta commissione del Csm. In minoranza sono finiti i cinque consiglieri togati eletti per Area, la corrente di sinistra: Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Alessandra Dal Moro, Mario Suriano e Giovanni Zaccaro. Con loro, sono stati sconfitti i due colleghi Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, eletti per Autonomia & indipendenza, e il consigliere laico Fulvio Gigliotti, eletto per il Movimento 5 stelle. La poltrona al vertice della procura generale milanese era vacante dallo scorso febbraio, dopo il pensionamento di Roberto Alfonso. Per quel posto s'erano fatti avanti 11 magistrati e tra loro comparivano nomi di fama, a partire da Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo. Come sempre in questi casi, è stata la quinta commissione del Csm a vagliare i curriculum dei pretendenti e a proporne due al plenum. Il percorso professionale dei due candidati finali, obiettivamente, presentava caratteristiche simili e pesi del tutto equivalenti: la Nanni era stata a capo della Procura di Cuneo e il suo ultimo incarico è stato quello di procuratore generale di Cagliari; mentre Napoleone, ex consigliere del Csm ed ex procuratore capo di Sondrio, oggi è sostituto procuratore generale a Milano. Alla fine, in base ai verbali, a far prevalere la scelta dal punto di vista tecnico sarebbe stata una differenza di appena due anni: la Nanni infatti è stata procuratore a Cuneo per otto anni, mentre Napoleone ha guidato l'ufficio di Sondrio per sei. Il fatto strano, però, è che la Nanni ha una storia correntizia che nel Csm avrebbe potuto e dovuto far confluire su di lei soprattutto i voti della sinistra: alle sue spalle, infatti, il nuovo procuratore generale di Milano vanta una lunga storia in Magistratura democratica, che è una delle due correnti confluite in Area assieme al Movimento per la giustizia, l'altra «componente progressista». A scegliere la Nanni, invece, è stata una maggioranza diversa, inedita e anomala. A votare per lei sono stati infatti gli altri due consiglieri togati di Autonomia & indipendenza, Giuseppe Marra e Alessandro Pepe. Cui si sono uniti sei colleghi delle correnti moderate: Paola Braggion, Antonio D'Amato e Loredana Micciché per Magistratura indipendente; e Carmelo Celentano, Michele Ciambellini e Concetta Grillo per Unicost. Il fronte pro-Nanni ha ottenuto poi il voto di sei consiglieri laici: Emanuele Basile e Stefano Cavanna, vicini alla Lega; Alberto Benedetti e Filippo Donati per il M5s; Michele Cerabona e Alessio Lanzi per Forza Italia. È stata, insomma, una strana nomina moderato-grillina, che ha spaccato verticalmente sia Autonomia & indipendenza, la corrente «giustizialista» fondata da Piercamillo Davigo, sia la pattuglia dei consiglieri laici del M5s. Quel che però più ha sorpreso, e continua a stupire, sono i resoconti che dopo il voto del plenum girano nelle chat di Area. È tradizione che le correnti della magistratura commentino online le nomine e le principali decisioni assunte dal Csm. Di solito, soprattutto i consiglieri di Area forniscono agli aderenti della loro corrente un puntuale riassunto di quanto è accaduto nel plenum. I resoconti comparsi nella chat di Area dopo la promozione della Nanni, però, brillano per durezza. Vi si parla apertamente di «carrierismo» e di «formalismo». La censura più aspra, sentenziata dai consiglieri di Area nella relazione sul voto del 3 dicembre, riguarda il fatto che la Nanni abbia deciso di candidarsi nel febbraio 2020, dato che in quel momento era divenuta procuratore generale di Cagliari da appena un anno. Secondo Area, il Csm avrebbe dovuto tener conto che la sua promozione a Milano finirà inevitabilmente per creare «un danno all'ufficio che abbandona», cioè Cagliari, che resterà nuovamente sguarnito per almeno un anno. Area si dice convinta, inoltre, che il poco tempo trascorso nelle funzioni direttive dalla Nanni nella Corte d'appello sarda renda di fatto impossibile valutare l'attività che vi ha svolto. Ma l'accusa peggiore è un'altra, e riguarda anche il Csm: sempre secondo i consiglieri di Area, infatti, la scelta del plenum avrebbe fatto emergere una visione del percorso professionale in cui gli uffici direttivi costituiscono solamente «le tappe di una carriera», e non sono più i posti di comando nei quali i magistrati vengono chiamati a esprimere competenze e capacità. Per questo, nelle chat di Area, si parla addirittura di una «visione distorta» delle nomine, e se ne censura «il carrierismo che ha condotto la magistratura e il Csm a una crisi di credibilità senza precedenti». Una volta tanto, anche se proveniente da sinistra, si tratta di un giudizio condivisibile.