2022-02-28
Corte Suprema: perché la nomina di Ketanji Brown Jackson è un rischio per Biden
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Ketanji Brown Jackson e Joe Biden (Ansa)
La togata ha un profilo considerevolmente spostato a sinistra. Non sarà facile quindi ottenere voti dai repubblicani, mentre gli stessi dem rischiano delle defezioni al centro. Alla fine ha deciso. Joe Biden ha nominato Ketanji Brown Jackson, per sostituire alla Corte Suprema il giudice dimissionario Stephen Breyer. Se confermata dal Senato, la Brown Jackson sarà la prima donna afroamericana a sedere nel massimo organo giudiziario statunitense. “Per troppo tempo, il nostro governo e le nostre corti non hanno rispecchiato l’America, e credo che sia giunto il momento di avere una corte che rifletta tutti i talenti e la grandezza della nostra nazione con un candidato dalle qualifiche straordinarie”, ha detto Biden, presentando ufficialmente la togata pochi giorni fa. Non è al momento noto quando inizieranno le udienze al Senato per la ratifica della nomina. Quel che è certo è che i numeri per il presidente risultano al momento traballanti. Ricordiamo infatti che la camera alta sia attualmente spaccata in due, con 50 seggi ai democratici e 50 ai repubblicani: ragion per cui è necessario che il gruppo dell’Asinello si mostri assolutamente compatto, per evitare il naufragio della nomina. Nonostante abbia delle concrete chances per arrivare alla ratifica, va rilevato che la strada davanti alla Brown Jackson non sia del tutto in discesa. La nomina di Biden ha suscitato infatti alcuni malumori, soprattutto dopo che il presidente americano annunciò settimane fa che avrebbe sicuramente scelto una donna di colore come successore di Breyer. Una posizione, questa, che non ha convinto l’opinione pubblica statunitense. Un sondaggio AbcNews-Ipsos, pubblicato un mese fa, rilevò infatti che, secondo il 76% degli americani, Biden non si sarebbe dovuto esclusivamente focalizzare su etnia e genere per la scelta del nuovo supremo giudice. Un secondo problema da considerare risiede nell’appartenenza politica della Brown Jackson. Secondo quanto riferito da Fox News, costei avrebbe infatti lavorato all’interno della campagna presidenziale di Barack Obama nel 2008. La stessa fonte ha riferito inoltre di sue affiliazioni a svariate associazioni politiche di stampo liberal-progressista. In terzo luogo, Politico ha riportato all’inizio di febbraio che un ex assistente della Brown Jackson avrebbe appositamente modificato la pagina Wikipedia della giudice, per renderla più in consonanza con vari settori dell’elettorato liberal. Non solo: costui avrebbe infatti apportato anche dei cambiamenti negativi alle pagine Wikipedia di altri togati in lizza per la successione a Breyer. Certo: persone vicine alla Brown Jackson hanno smentito che la diretta interessata fosse a conoscenza di ciò, ma si tratta di un “dettaglio” che potrebbe avere un peso sul processo di conferma al Senato. Un quarto fattore da considerare è che, soprattutto sui temi eticamente sensibili, la togata appare piuttosto spostata a sinistra. Non dimentichiamo infatti che la sua nomina alla Corte Suprema sia stata salutata con estremo favore dalla onlus pro-choice Planned Parenthood. “Ora più che mai, abbiamo bisogno di un giudice della Corte Suprema che comprenda l'impatto delle sentenze della Corte sulle persone, in particolare sui diritti riproduttivi e Lgbtq+, e l'importanza di proteggere le libertà individuali per le generazioni a venire”, recita un comunicato della onlus, in sostegno della Brown Jackson. E’ chiaro che tutti questi elementi possono costituire un problema per la ratifica della sua nomina, visti i numeri risicati che i democratici detengono al Senato. Se alcuni repubblicani (come Lindsey Graham) hanno già tacciato la togata di appartenere alla “sinistra radicale”, altri (come la centrista Susan Collins) si sono mostrati più aperturisti, pur non avendo ancora preso una decisione definitiva sul voto. Tuttavia, come spesso accade ormai anche su altre questioni, occorrerà monitorare attentamente che cosa sceglieranno di fare Joe Manchin e Kyrsten Sinema: i due senatori dem centristi, che, nell’ultimo anno, si sono spesso trovati in disaccordo con la linea progressista dei loro compagni di partito. E’ infatti tutto da dimostrare che un profilo sinistrorso come quello della Brown Jackson possa realmente piacere ai due senatori in questione. Forse non è un caso che, al momento, entrambi abbiano rilasciato delle dichiarazioni generiche, senza impegnarsi a votare per la ratifica. Certo: va detto che finora nessuno dei due si sia opposto alle nomine proposte da Biden per le corti federali inferiori. E’ ciononostante chiaro che la Corte Suprema abbia tutto un altro peso (anche) dal punto di vista politico. Ed è per questo che bisogna fare molta attenzione alle mosse di Manchin e della Sinema sotto questo aspetto. Del resto, se la candidatura della Brown Jackson dovesse naufragare, per Biden si profilerebbe un problema politico di portate enorme.