
Fabrizio Burlando, ad di Bancomat: «Meglio evitare effetti a catena sui sistemi di pagamento internazionali, a spese degli esercenti. La nostra rete è la spina dorsale del sistema».L’ipotesi di introdurre dazi sui circuiti di pagamento internazionali come Mastercard e Visa, in risposta ai dazi imposti da Donald Trump, ha scatenato un acceso dibattito tra esperti, istituzioni e operatori del settore. «Se venissero applicati dei dazi ai sistemi di pagamento internazionali, vi è il rischio che questi possano gravare sulle commissioni», spiega alla Verità Fabrizio Burlando, ad di Bancomat dal giugno 2024. «Nell’ipotesi che i circuiti non intendano assorbire un impatto di costo, è possibile che incrementino il costo per i propri clienti gli istituti finanziari, che a loro volta si troverebbero costretti a riversarli almeno in parte sull’esercente», ha spiegato evidenziando un meccanismo a catena che rischierebbe di colpire soprattutto le piccole imprese. Già oggi, infatti, «l’esercente sopporta un costo doppio o triplo rispetto ai circuiti nazionali», quando accetta transazioni internazionali. Non si tratta solo di costi, ma di indipendenza e capacità tecnologica del nostro Paese e delle nostre aziende. L’eccessivo affidamento a player stranieri espone a rischi geopolitici concreti. «Quando la Russia è entrata in guerra, a Mastercard e Visa è stato richiesto di bloccare tutto entro 24 ore», ricorda Burlando, sottolineando come l’Europa sia ancora fragile: «In Italia però abbiamo la tecnologia e le competenze per evitare di dover affrontare scenari estremi». Con 40 anni di storia e 30 milioni di utenti, Bancomat rappresenta un’eccellenza italiana spesso sottovalutata. «È un’infrastruttura di sicurezza nazionale», ha insistito il numero uno di Bancomat, ricordando che «permette alle banche collegate al circuito domestico di non esporre gli utenti a potenziali rischi». L’esempio francese, dove la maggior parte delle carte è collegata al sistema domestico, dimostra che alternative esistono: «I francesi hanno alzato gli scudi quando ad alcuni istituti è stato proposto di staccarsi dal circuito domestico. Da noi, invece, c’è ancora troppa frammentazione». Purtroppo, però, i sistemi di pagamento nazionale quasi non si parlano tra loro. In Europa, su questo, si sta provando a correre ai ripari. «Abbiamo avviato un’alleanza con Spagna e Portogallo per l’interoperabilità, partendo dai pagamenti persona a persona», ha fatto sapere Burlando. L’obiettivo è ambizioso: creare una rete continentale che unisca i circuiti domestici, oggi «più efficienti e sicuri a livello nazionale, ma isolati tra loro», spiega. «Noi non siamo contro i colossi internazionali anzi spesso e volentieri collaboriamo, ma è importante bilanciare la presenza dei circuiti tutti», ha ammesso. Le carte di pagamento hanno la possibilità di essere dotate di un doppio circuito: Bancomat per l’Italia e Mastercard/Visa per l’estero. È importante per le banche e i loro utenti preservare l’opzione domestica». La presenza di Bancomat è importante per tutto il sistema, avverte: «Se domani i circuiti internazionali lasciassero il Paese, chi non è connesso a Bancomat sarebbe tagliato fuori. Lo ha capito ad esempio la Turchia con il circuito Troy che ha chiesto a tutti gli istituti finanziari locali di offrire il sistema locale accanto a quello internazionale». Ad ogni modo, per crescere, Bancomat punta su tecnologia e servizi su misura. «Vogliamo unificare tutti i canali di pagamento: con carta, Qr code, bonifici istantanei e interazioni con la Pubblica amministrazione», ha annunciato Burlando, citando l’integrazione con PagoPa per le bollette. Ma la vera sfida è attrarre le nuove generazioni: «Vogliamo diventare il punto di riferimento non solo per chi ha un rapporto storico con Bancomat, ma anche per i giovani che si affacciano al mondo dei pagamenti, ora puntiamo su un’app rinnovata (in arrivo a breve), un sistema di loyalty legato allo sport e alla musica, e partnership con realtà come la Lega calcio e il Fai. Vogliamo essere percepiti come moderni, non solo come il circuito istituzionale». C’è anche un tema culturale. «I media parlano sempre di grandi brand come Visa e Mastercard, dimenticando che Bancomat è stato la spina dorsale dei pagamenti digitali in Italia», ha sottolineato Burlando. «Dobbiamo educare i cittadini: scegliere il circuito nazionale non è protezionismo, è garantire stabilità e avere grandi aziende di tecnologia italiane».
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I danesi di Vestas fermano la produzione di pale e turbine: poca domanda, costi elevati.
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A rischio un comparto che da noi dà lavoro a 100.000 persone. L’Italia si oppone.
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Il quotidiano dei vescovi celebra il Giubileo di «omoaffettivi e Lgbt». Neanche una riga per le ostetriche che si ribellano alla proposta di Crisanti di far praticare loro gli aborti.
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Il colonnello Melosu ha raccontato di non aver soddisfatto i desiderata dei carabinieri infedeli e della Procura di Pavia. Per questo sarebbe stato accusato di falso ideologico, subendo una perquisizione in tempi record.