
Mosca annuncia di aver fermato il blitz ucraino nella regione del Kursk e di aver conquistato una città nel Donbass. Zelensky spera in Washington per chiudere il conflitto ma il tycoon non lo ha invitato all’insediamento. Macron insiste: vuole altri morti.È compito dell’Europa «costruire garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Gli Stati Uniti devono aiutarci a cambiare la natura della situazione e a convincere la Russia a venire al tavolo dei negoziati», ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron insistendo su un punto: «Non ci sarà nessuna soluzione facile e veloce in Ucraina», mostrando di esser convinto che la guerra non finirà presto e assumendosi di fatto il ruolo di leader della difesa europea, pur senza mandato. E poi, parlando di Donald Trump: «Il nuovo presidente americano sa che gli Stati Uniti non hanno alcuna possibilità di ottenere risultati se l’Ucraina perde: una capitolazione di Kiev non sarebbe positiva per gli europei così come per gli americani». Tale eventualità, secondo il capo dell’Eliseo, manderebbe «in frantumi» la credibilità dell’Occidente, specialmente se si accettasse un compromesso dettato dalla stanchezza.Il governo tedesco si posiziona sostanzialmente sulla stessa linea, aggiungendo tramite un portavoce: «La pace deve arrivare con un’Ucraina forte, non si può parlare di una pace dettata». Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ricalcando le parole di Macron, ha detto che le garanzie di sicurezza per Kiev per porre fine alla guerra contro la Russia saranno efficaci solo se gli Stati Uniti le forniranno. In un’intervista, Zelensky ha detto che gli ucraini contano su Trump per costringere Mosca a porre fine alla guerra. Poi ha avvertito che se Washington, con Trump presidente, dovesse uscire dalla Nato (come più volte paventato negli anni) indebolirebbe l’alleanza militare e rafforzerebbe il leader del Cremlino, Vladimir Putin, in Europa. «Sto semplicemente dicendo che se dovesse uscire dall’alleanza, Putin distruggerebbe l’Europa».È chiaro ormai che è urgente un incontro tra i due presidenti, quello ucraino e quello americano, appena dopo il suo insediamento. «Mi ha detto al telefono che la mia visita sarebbe stata una delle prime. Questo argomento è importante per lui. Spero che ci incontreremo», ha detto Zelensky che, però, si è mostrato rammaricato per non aver ricevuto un invito ufficiale per il l’insediamento di Trump previsto il 20 gennaio. «Se il presidente dovesse invitarmi personalmente, andrò» il suo commento.Ultimi giorni di mandato anche per il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che si è molto impegnato nel conflitto fin dal suo principio. In una conferenza stampa a Seul, ieri, ha dichiarato che la Russia sta cercando di espandere la sua cooperazione spaziale con la Corea del Nord in cambio dell’invio di soldati per aiutare Mosca a combattere l’Ucraina. «La Repubblica democratica popolare di Corea beneficia già dell’equipaggiamento e dell’addestramento militare russo. Oggi abbiamo ragione di credere che Mosca intenda condividere con Pyongyang tecnologie spaziali e satellitari avanzate». E proprio mentre Blinken si trovava a Seoul, Pyongyang ha lanciato un missile balistico a raggio intermedio, il primo dell’anno. Il segretario di Stato americano, nell’occasione, ha commentato anche la posizione dell’esercito ucraino nella regione russa di Kursk «importante in eventuali, futuri negoziati di pace tra Kiev e Mosca».Sul campo, la nuova controffensiva ucraina sembra essere stata interrotta dall’esercito russo. Il ministero della Difesa russo ha riferito di aver sventato i tentativi delle forze ucraine di sfondare nella regione e che «la principale forza ucraina è stata distrutta» vicino all’abitato di Berdin. L’agenzia Reuters, riportando la dichiarazione, ha però sottolineato di non potere confermare in modo indipendente il resoconto della Russia. Il centro studi americano Institute for the study of war, fin dall’inizio molto dentro al conflitto, nel suo ultimo report ha scritto che «il 5 gennaio le forze ucraine hanno ripreso le operazioni offensive in almeno tre aree nella regione di Kursk e hanno compiuto progressi tattici conducendo assalti meccanizzati multipli in direzione di Berdin-Novosotnitsky (a Nordest di Sudzha), in direzione di Leonidovo (a Sudest di Korenevo) e vicino a Pushkarnoye (a Est di Sudzha)». Hanno aggiunto poi che i russi temono un diversivo e che l’ultima controffensiva nella regione possa rappresentare il principio di un’azione più ampia su altri fronti.È in Donbass che la Russia concentra la maggior parte dei suoi sforzi dall’inizio della guerra e, negli ultimi mesi, la loro avanzata appare inarrestabile. La città mineraria di Kurakhové, nell’Ucraina orientale, dopo una battaglia durata quasi tre mesi, è solo l’ultima conquista che Mosca rivendica nella convinzione che adesso sarà più facile ottenere il pieno controllo della regione di Donetsk. Kurakhové si trova vicino a un bacino idrico ed è sede di una centrale elettrica a carbone. La sua è una posizione strategica anche perché si trova a una trentina di chilometri a Sud di Pokrovsk, prossimo obiettivo russo. Un hub logistico essenziale per l’esercito ucraino perché vi risiede un nodo stradale chiave e un centro di distribuzione ferroviaria che fornisce rifornimenti a un’ampia fascia del fronte ucraino. A novembre Associated press aveva riferito dalla città che probabilmente vi erano rimaste tre le 7.000 e le 10.000 persone, anche se prima della guerra ce ne vivevano circa il doppio. La città da mesi è stata sottoposta ad attacchi incessanti di artiglieria, lanciarazzi multipli, potenti bombe guidate e droni.La conquista è stata, però, smentita dalle forze ucraine che difendono Kurakhove: «Sono in corso misure per identificare e distruggere i gruppi d’assalto nemici che cercano di infiltrarsi nelle nostre formazioni da battaglia».
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





