2023-12-30
Contro i ribaltoni è necessaria la riforma costituzionale
Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi (Ansa)
Il 2023 si è portato via Silvio Berlusconi e anche Giorgio Napolitano, due dei protagonisti della storia politica di questo Paese. Tuttavia, la scomparsa del leader di Forza Italia e dell’ex capo dello Stato non può cancellare una delle pagine più fosche della Repubblica, ovvero le dimissioni forzate di un presidente del Consiglio ad opera di una delle più alte cariche istituzionali del Paese.Ogni tanto, qualche ex esponente del Parlamento (ma anche qualche onorevole tuttora in carica) rievoca le pressioni subite da parte di Napolitano, il quale lavorava in segreto per togliere di mezzo il Cavaliere e sostituirlo con un premier di sua fiducia e di fiducia dei mercati. L’operazione Mario Monti, ovvero la cacciata del capo di un governo liberamente scelto dagli italiani, fu, secondo le testimonianze che io stesso ho raccolto, ordita nelle stanze del Quirinale, con la partecipazione diretta di Giorgio Napolitano, il quale illuse Gianfranco Fini che se fosse caduto Berlusconi, a lui - in quanto eletto con il Popolo della Libertà ed essendo il presidente della Camera - sarebbe toccato il compito di sostituirlo. A questi resoconti tuttavia, oggi si aggiunge il racconto di una persona che non può certo essere sospettata di parteggiare per il Cavaliere, ma semmai di aver indagato a lungo su di lui sospettando che avesse avuto un ruolo nella trattativa fra Stato e mafia. Il nostro Giacomo Amadori ha infatti intervistato Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo, il quale dopo aver appeso la toga al chiodo, oggi esercita la professione di avvocato. Negli anni passati tuttavia, il pm amico di Marco Travaglio e della combriccola antimafia fu protagonista di uno scontro con il Quirinale, perché intercettando Nicola Mancino, ex ministro dell’Interno ed ex presidente del Senato, captò anche alcune conversazioni con Napolitano. Ingroia quelle frasi le avrebbe volute utilizzare per l’indagine che aveva in corso, ma la Consulta alla fine stabilì che andassero distrutte e dunque mai nessuno le ha potute usare. Però, anche se le registrazioni sono state cancellate e le trascrizioni sono finite al rogo, quelle intercettazioni sono esistite e qualcuno le ha sentite e tra questi Ingroia. Il quale al nostro giornale ha raccontato che non c’erano frasi penalmente rilevanti, che potessero stravolgere il processo Stato-Mafia. E però c’è n’erano di politicamente imbarazzanti, perché Napolitano al telefono parlava di quanto stava succedendo, ovvero delle pressioni di Germania e Francia per costringere Berlusconi a dimettersi. Amadori chiede all’ex pm: «Si intuiva che dietro alla tempesta perfetta, con lo spread alle stelle, che portò alle dimissioni di Berlusconi ci fosse Napolitano?». E Ingroia, pur senza pronunciare un sì, conferma con un sospiro, aggiungendo che la cosa più incredibile è poi il sostegno, anche da parte dello stesso Berlusconi, per il bis del capo dello Stato, pregato di rimanere al Quirinale per un secondo mandato. E alla domanda se in quelle telefonate ci fossero parole che potevano danneggiare l’allora presidente del Consiglio, l’ex pm della trattativa Stato-mafia replica : «Non so come lei sia arrivato a fare questa domanda, non posso smentire le sue deduzioni».Insomma, anche Ingroia, ossia un acerrimo avversario del Cavaliere, conferma che quello del 2011 non fu un normale avvicendamento di governo, ma una manovra alle spalle degli italiani per sostituire un premier regolarmente eletto con uno che gli elettori neppure conoscevano. Come vedete, non parlo di golpe e nemmeno tiro in ballo gli interventi a gamba tesa di Angela Merkel o di Nicolas Sarkozy. Quello che è successo, ovvero una brutta pagina della Repubblica, dimostra se ancora ce ne fosse bisogno che per evitare il ripetersi di colpi di mano c’è un solo modo: mettere mano alla riforma costituzionale. I poteri del presidente della Repubblica vanno ricondotti nell’alveo deciso dai padri costituenti e i ribaltoni vanno impediti. Se il popolo è sovrano, come dice l’articolo uno della nostra Carta, solo gli italiani possono decidere da chi farsi governare. Altro che governi tecnici, istituzionali o del presidente, cui siamo abituati dai tempi di Scalfaro, e poi con Napolitano e Mattarella.Se Giorgia Meloni vuole evitare di fare la stessa fine del Cavaliere, sa dunque che cosa fare.
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)
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