
Giugno è il mese delle manifestazioni per l’orgoglio omosessuale. Gli stessi organizzatori rivendicano questi eventi come «osceni» e blasfemi. Quando poi sono finanziati con denaro pubblico, qualcuno ha deciso che è troppo. E ha fatto esposto alla magistratura.VilipendioQuest’anno il 2 giugno è stato particolarmente triste: portiamo il lutto per i diritti essenziali calpestati. Il 1° maggio abbiamo festeggiato il lavoro assassinato, il 2 giugno abbiamo festeggiato una Repubblica di cui siamo sudditi, non cittadini. Devo pagare una multa e non posso lavorare per aver rifiutato l’inoculazione di sieri genici sperimentali, devo subire un procedimento all’Ordine dei medici per aver segnalato che le cure esistevano ed esistono per una malattia che è stata scientemente mal curata. In più, giugno è il mese dei Pride, finanziati con denaro pubblico. La base della democrazia sono i soldi: uno stato democratico rende conto ai cittadini di come ha speso i loro soldi. Una dittatura non rende conto a nessuno e sperpera il denaro per le proprie linee ideologiche. Tutte le volte che si sentono le parole «denaro pubblico» si sta parlando del denaro sottratto ai cittadini con le tasse. Non esiste altro denaro pubblico. I Pride sono profondamente sessisti. La presenza femminile è irrisoria. Sicuramente non partecipa Arcilesbica, che non condivide la spinta all’atroce pratica della gravidanza per altri, una pratica di una violenza bestiale per le donne, per la loro salute, per la loro dignità. I Pride sono un problema sanitario. L’Istituto superiore di sanità ci informa che dopo i grandi Pride internazionali abbiamo dei picchi di epatite A. Qui avete il link dello studio: Epicentro.iss.it/problemi/epatite/EpatiteAMsm.asp. Quello che è a rischio per l’epatite A, è a rischio anche per tutte le patologie a trasmissione orofecale, come la Sars-Cov-2 e il vaiolo delle scimmie. Una nazione che ha proibito messe e funerali per motivi di salute pubblica finanzia manifestazioni che, secondo dati ufficiali, contribuiscono alla diffusione di malattie. È contrario a ogni linea etica di uno stato sensato.insulto alla moraleIl Pride è osceno, cioè offende la morale pubblica: questo è il significato della parola osceno. Che sia osceno è riconosciuto, anzi sbandierato, sugli stessi siti gay. A questo indirizzo (Gay.it/difesa-pride-osceno) trovate queste orgogliose rivendicazioni. Ancora più grave è la blasfemia: sono sempre presenti ingiurie a Dio o parodie estremamente offensive di Cristo e della Madonna. Se offendete la morale di un popolo, state facendo violenza al popolo. Se offendete la religione di un popolo con i soldi pubblici estorti a una nazione agonizzante, state commettendo un arbitrio gravissimo. Nei Pride è offesa la nostra religione, la religione dei nostri padri. I Pride sono fatti con il denaro pubblico, quindi anche il nostro: ne siamo corresponsabili. È offesa la Madonna, davanti alle cui statue le nostre nonne hanno pregato mentre aspettavano il ritorno di figli dispersi in guerra. Anche le nonne di coloro che partecipano ai Pride hanno pronunciato le stesse preghiere. Il Pride è odio per la propria religione, per la propria gente, per i propri antenati, per il proprio popolo. Il permetterlo, anzi il finanziarlo con denaro pubblico, non è un aiuto per le persone che lo fanno, ma un danno, e dimostra il desiderio feroce delle élite di calpestare il popolo. Nei Pride è costantemente irrisa la figura di Gesù Cristo. Nel 90% dei casi Gesù Cristo irriso è rappresentato sulla croce o comunque con la corona di spine sulla testa. Stanno deridendo quindi un uomo torturato a morte. Si deride e si insegna a deridere il dolore umano perché Cristo è storicamente esistito, quindi queste persone ridono di fronte a un uomo (se non vogliono riconoscere altro) torturato atrocemente fino alla morte. Che irridano la religione di un popolo è grave. Ed è anche un reato. Che lo facciano con il denaro versato da quel popolo con le tasse è ancora più grave. le beffe a un torturatoNei Pride si irride il sentimento religioso di un popolo e si irride il dolore di un uomo torturato a morte e si irride sua madre che lo ha guardato morire. Uomini politici, sindacalisti, giornalisti si precipitano a far parte del Pride, perché il Pride è potere. Il Pride è l’oscenità e l’odio per Cristo al potere. Un popolo è costretto a vedere offeso il suo sentimento religioso, finanziando questo col proprio denaro, e senza poter protestare pena l’accusa di omofobia con conseguente esclusione dalla vita sociale. Sui siti gay ci informano che detestare i Pride è omofobia. In realtà la maggioranza delle persone a comportamento omoerotico detesta i Pride, che riconducono il comportamento omoerotico a cuoricini rosa, piume di struzzo e cinghie sadomaso, con cui solo una minoranza si identifica. Il comportamento omoerotico può avere e ha avuto una sua tragica epicità e, soprattutto, è trasgressione, non potere. Ogni creatura umana deve avere il diritto di trovare osceni e blasfemi i Pride: gli stessi siti gay annunciano trionfanti che il loro Pride deve essere osceno, cioè offende la nostra morale e la nostra religione. Ogni creatura umana deve avere il diritto di dirlo ad alta voce e di rifiutarsi di finanziare con le proprie tasse l’offesa alla propria morale e alla propria gente e, cosa ancora più grave, ferita aperta, a Cristo. Ogni cristiano ha il dovere di combattere l’irrisione di Cristo. Il professor Davide Lovat ha finalmente fatto la cosa giusta: ha presentato denuncia per vilipendio della religione cattolica. Ne riporto il testo.«In data 26/6/2021 si sono svolte nelle città di Roma e Milano, tra le altre, le manifestazioni del cosiddetto “Gay Pride” ovvero “orgoglio omosessuale” e in tali occasioni, secondo quanto documentato dai mass media, è stata compiuta una reiterata offesa ai cristiani cattolici attraverso il dileggio della figura di Gesù Cristo, ovvero quanto di più sacro v’è al mondo per un cattolico. Le rappresentazioni blasfeme sono state ampiamente documentate: ritraggono gli autori di questi insulti offensivi e atti di odio deliberato, gratuito ed esibito in favore di telecamera per darne massima diffusione. In quanto vittima di tali atti e in virtù del mio diritto a non venire oltraggiato nei miei sentimenti più importanti e profondi, oltre che in virtù delle garanzie costituzionali riconosciute dalla Repubblica Italiana nella carta fondamentale, chiedo che gli autori vengano identificati e perseguiti a norma di legge per le eventuali responsabilità penali».responsabilità penaliProsegue l’esposto: «Tanto premesso ed esposto, il sottoscritto Lovat Davide intende proporre denuncia querela nei confronti degli autori non identificati delle manifestazioni di odio anticristiano e delle rappresentazioni blasfeme e offensive del sentimento religioso dei cristiani cattolici sopra descritte, per tutti i reati che l’Autorità giudiziaria avrà a ravvisare nel comportamento sopra descritto e ne chiedo la punizione, avendo subito il sottoscritto, quale cristiano cattolico, grave danno dalla vicenda descritta. Denuncio a tutti gli effetti di legge quanto sopra esposto per i provvedimenti che la competente Autorità giudiziaria riterrà opportuno adottare e dichiaro che, per i fatti costituenti reato in ordine ai quali non può procedersi d’ufficio, la mia denuncia deve intendersi quale richiesta di punizione di chi sarà ritenuto responsabile dei fatti medesimi. Chiedo, ai sensi dell’articolo 408 comma 2 del codice di procedura penale di essere informato in caso di richiesta di archiviazione». Segue la firma.Anch’io sto presentando la stessa denuncia. Chiedo a chiunque di fare altrettanto, corredata delle foto facilmente reperibili su Internet sulle blasfemie dei Pride. Le foto sono reperibili su Internet ma non sui giornali. Esiste un decalogo redatto dalla presidenza del Consiglio, dipartimento delle Pari opportunità, dettato dai movimenti Lgbt che i giornalisti dovrebbero seguire. L’articolo 8 vieta di dire che un bambino ha bisogno di papà e mamma. L’articolo 10 vieta di fotografare nei Pride qualsiasi situazione che possa essere ritenuta problematica, cioè particolarmente oscena o particolarmente blasfema. Ma i social non perdonano. Nel dubbio impariamo a combattere usando le poche armi che abbiamo. Una di queste è la denuncia per querela. Il 3 giugno la chiesa ha ricordato Carlo Lwanga (Bulimu, 1865 – Namugongo, 3 giugno 1886), martire ugandese, capo dei paggi della corte del re di Buganda Mwanga: rifiutò di cedere alle voglie del re preferendo il rogo.
La Marina colombiana ha cominciato il recupero del contenuto della stiva del galeone spagnolo «San José», affondato dagli inglesi nel 1708. Il tesoro sul fondo del mare è stimato in svariati miliardi di dollari, che il governo di Bogotà rivendica. Il video delle operazioni subacquee e la storia della nave.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Manifestazione ex Ilva (Ansa)
Ok del cdm al decreto che autorizza la società siderurgica a usare i fondi del prestito: 108 milioni per la continuità degli impianti. Altri 20 a sostegno dei 1.550 che evitano la Cig. Lavoratori in protesta: blocchi e occupazioni. Il 28 novembre Adolfo Urso vede i sindacati.
Proteste, manifestazioni, occupazioni di fabbriche, blocchi stradali, annunci di scioperi. La questione ex Ilva surriscalda il primo freddo invernale. Da Genova a Taranto i sindacati dei metalmeccanici hanno organizzato sit-in per chiedere che il governo faccia qualcosa per evitare la chiusura della società. E il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al nuovo decreto sull’acciaieria più martoriata d’Italia, che autorizza l’utilizzo dei 108 milioni di euro residui dall’ultimo prestito ponte e stanzia 20 milioni per il 2025 e il 2026.
Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.
Lapo, Ginevra e John Elkann (Ansa)
Al centro del processo in corso in Svizzera, la questione dell’effettiva residenza in terra elvetica della nonna Marella Caracciolo, cruciale per la validità dei testamenti.
È ripresa con un faccia a faccia di famiglia in un’aula del tribunale di Thun, località svizzera del cantone di Berna, una delle sempre più numerose cause civili sulle questioni legate all’eredità di Gianni Agnelli.






