2020-06-17
Conte rimanda l’italia a settembre
Da Villa Pamphili il premier annuncia il Recovery plan dopo l'estate. Il piano di rilancio a settembre serve per le regionali e per mantenere Pd e M5s sotto scacco. Confcommercio: «A rischio un milione di posti».Sinceramente ci erano sembrati troppi dieci giorni di Stati generali nella splendida cornice di villa Pamphili. Poi ripensandoci, tra uno stuzzichino e una conference call con la presidente della Commissione Ue, siamo già arrivati a metà percorso. Oggi ci saranno le critiche del neo capo di Confindustria, Carlo Bonomi, che garantiranno copertura mediatica per almeno due giorni e «imporranno» al premier un'ottica ancor più ecumenica. Giuseppe Conte aprirà alle proposte di Viale dell'Astronomia e le infilerà in una grande 24 ore; la stessa dove ha riposto il piano Colao. A quel punto però sarà domenica, gli Stati generali saranno terminati. Ma di rendere conto il premier non ne ha proprio intenzione. E visto che il Pd gli ha vivamente sconsigliato di prolungare la kermesse per un altro mese, ieri ha pensato bene di spostare in là il piano di rilancio del Paese. Opportuno far passare luglio e pure agosto. D'altronde la crisi ancora morde ed è meglio ragionare a bocce ferme. Così se ne parlerà a settembre. «Siamo qui con voi per raccogliere le istanze che vorrete proporre, ma vi invito ad abbracciare un'altra prospettiva», ha detto Conte alla platea di piccoli imprenditori e commercianti, «che riguarda il progetto Rilancio, mentre dobbiamo con voi continuare un dialogo per mettere a fuoco la messa a terra degli interventi economici fatti e monitorare l'impatto che stanno avendo e nel caso predisporci a qualche nuovo intervento che non possiamo escludere». Tradotto: il Recovery plan arriverà dopo le ferie estive, conterrà le proposte di tutti ma proprio tutti e «sarà finanziato dall'Europa», ha promesso Conte dando il benvenuto alle sigle del commercio e dell'artigianato. Senza però entrare nel dettaglio più importante della questione. A settembre il Recovery fund, che dovrebbe essere il motore immobile delle riforme italiane, non sarà pronto. Non ci saranno soldi e se anche si avvierà la struttura del fondo, la macchina entrerà in moto alla fine del 2021. E così l'idea del premier è continuare a discutere, perché finché c'è dialogo l'esecutivo sopravvive. «Nel frattempo», ha consigliato agli ospiti di Villa Pamphili, «abbiamo la responsabilità di programmare il rilancio, con uno sguardo verso obiettivi di medio e lungo periodo», ha esortato il premier. Dalla platea basita si è alzata la voce del numero uno di Confcommercio, Carlo Sangalli, non proprio un uomo da barricate. «Queste giornate di confronto sulle scelte, sulle regole, sulle politiche per far crescere di più e meglio il Paese, si devono tradurre rapidamente in risultati concreti perché le imprese vivono purtroppo ancora in emergenza. Questo è il nostro auspicio», ha spiegato Sangalli, sgranando il rosario della crisi. Problemi di liquidità, estensione delle moratorie fiscali, eccesso di burocrazia, pressione fiscale e costo del lavoro eccessivo. «Il tempo sta per scadere. Tra l'aumento dei costi e crollo dei consumi, potrebbero chiudere presto 270.000 imprese con la perdita di oltre 1 milione di posti di lavoro», ha concluso. L'osservazione è però caduta nel vuoto. Il premier ha tirato dritto per la propria strada, confermando il motto secondo cui il Covid è un'opportunità per il Paese e in quanto tale il calice del virus va bevuto fino in fondo. Sappiamo però tutti che l'unica opportunità creata dal Covid l'ha colta l'avvocato del popolo, che è diventato abilissimo a sfruttare la debolezza della democrazia parlamentare e le spaccature interne al Movimento 5 stelle e al Pd. Sui grillini si è già detto molto e le accuse provenienti dal quotidiano spagnolo Abc, rischiano di rafforzare la sua leadership. È più incerto invece il fronte democratico, dal quale il premier teme imboscate almeno nelle prossime settimane. A Palazzo Chigi sanno che il gruppo prodiano guidato da Pierluigi Castagnetti si sta muovendo per contrastare la continua avanzata di Massimo D'Alema, che settimana dopo settimana coordina nomine nelle partecipate e soppesa le scelte del Mef, guidato da Roberto Gualtieri. Sempre da Palazzo Chigi sanno però che il malumore dei margheritini è a scadenza come lo yogurt. A quanto risulta alla Verità, alcuni consiglieri del Quirinale seguono da vicino la resa dei conti dentro il Pd, ma non vogliono appoggiare alcun rimpasto di governo, a meno che appaia come un frutto naturale sbocciato dal lockdown. Il Colle non parla e così i riequilibri dentro il Pd dovranno trovare forma entro i primi di luglio. I prodiani hanno così poco tempo per contare di più nel partito e soprattutto essere rappresentati dentro l'esecutivo, altrimenti dovranno battere in ritirata. Per questo Conte ha scelto settembre per presentare il Recovery Italia. Sa che deve prendere tempo per giustificare una crisi continua e sa che a settembre ci saranno le elezioni regionali. Presentare nuove slide con l'ennesimo piano di rilancio potrà servire alla maggioranza per non perdere altre Regioni. Nel frattempo, Conte pensa l'Italia in ferie e con calma preparare il decreto Semplificazione (più volte annunciato) per chiedere al Parlamento altro deficit. Con l'intento di prolungare l'agonia. Aggiungere qua e là budget per la cassa integrazione e risorse per i bonus. L'esecutivo giallorosso non studia, infatti, il modo per evitare i fallimenti, ma basa tutta la strategia elettorale sul sostegno a chi il lavoro non ce l'ha. Il grido di allarme di Sangalli per le 270.000 piccole imprese si potrebbe accogliere nell'arco di pochi giorni. Il prossimo decreto potrebbe contenere 50 miliardi di deficit e dovrebbe essere tutto destinato a tagliare le tasse di chi produce. Tagliare il cuneo fiscale e l'Irap. Purtroppo non sarà così. Il governo di Conte non si nutre di libertà d'impresa ma di burocrazia, di sussidi e di tavoli di crisi. Un esempio su tutti. Autostrade. Ieri il premier concludendo la giornata a Villa Pamphili ha definito la proposta di Aspi irricevibile da parte del governo e «per questo», ha spiegato, «il dossier va chiuso». Sbaglia chi interpreta l'uscita come la volontà di trovare una soluzione. Chi ha seguito il dossier sa che è l'esatto contrario. Le trattative ora ripartiranno e serviranno per cedere a Cdp parte delle quote. Definire il prezzo richiederà mesi. Che è il vero obiettivo di Conte.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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