2019-08-25
Conte schifa la Lega e resta in campo. Ma l’accordo Pd-M5s su di lui è lontano
Il premier: «Stagione chiusa». Nicola Zingaretti lancia sei tavoli per fare un programma appetibile. Toto ministri: Luigi Di Maio resta, Minniti bis.La partita per la formazione del governo giallorosso entra nel vivo: ieri è stato il giorno di Giuseppe Conte, fino a questo momento l'ostacolo più difficile da superare sulla strada dell'esecutivo dell'inciucio. Nel corso dell'incontro dell'altra sera tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, il leader del M5s ha posto come condizione per chiudere l'intesa la riconferma a Palazzo Chigi dell'(ex) avvocato del popolo, ricevendo un «no» cortese ma fermo dal segretario del Pd. «C'è bisogno di discontinuità. Non c'è nulla di personale», ha ribadito ieri mattina Zingaretti a Skytg24, «ma ripeto dobbiamo fare qualcosa di molto diverso dal governo che a nostro giudizio, visti i risultati non è stata un'esperienza positiva. Io», ha aggiunto, «nella vita sono sempre ottimista ma credo che questa fase vada fatta ascoltandoci e rispettandoci uno con l'altro». Molto meno rigida la posizione dei renziani: «La trattativa la gestisce Zingaretti», ha detto Maria Elena Boschi, «sulla base della linea stabilita in direzione, ed è lui ad aver detto no all'ipotesi di un governo Conte bis. Credo che soltanto il segretario, eventualmente, possa cambiare quella posizione».Ieri pomeriggio, dal G7 francese di Biarritz, Conte ha pronunciato quelle frasi che probabilmente una parte del Pd, quella che fa riferimento a Matteo Renzi, attendeva per tentare di superare il «no» di Zingaretti: «Quella con la Lega», ha detto il presidente del Consiglio dimissionario, «è un'esperienza politica che io non rinnego ma è una stagione politica chiusa che non si potrà riaprire più per quanto mi riguarda. Un Conte bis? Non credo che sia questione di persone ma di programmi. Posso augurarmi per il bene del Paese», ha aggiunto Conte, «che i leader delle forze politiche che stanno lavorando per dare una prospettiva all'Italia lavorino intensamente e bene. Ora ciò che serve al Paese è un grande progetto riformatore. I nomi e le persone», ha sottolineato Conte, «sono secondari». Mai più con la Lega dunque: Conte ha chiuso il secondo forno, e dal Pd immediatamente il renziano Andrea Marcucci, capogruppo al Senato, ha raccolto l'assist: «Le parole di Conte», ha detto all'Ansa Marcucci, «aiutano a fare chiarezza. Bene che l'esperienza con la Lega sia finita e non ripetibile. Accolgo il suo invito a lavorare ad un progetto riformatore e a non fermarsi sui nomi». «Salvini», ha scritto Matteo Renzi su Twitter, «ha chiesto pieni poteri, ma rispetto a 15 giorni fa adesso è anche in un angolo, quasi ko. Mi auguro che adesso prevalga la responsabilità e che si pensi all'Italia, non all'interesse dei singoli».Nel pomeriggio a Roma c'è stata una riunione della maggioranza interna Dem: Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, Marco Minniti, Paola De Micheli, Andrea Orlando, Maurizio Martina, Piero Fassino e Gianni Cuperlo. Zingaretti è in un vicolo molto stretto: gli stessi sostenitori della sua mozione, che gli hanno permesso di conquistare la leadership del partito, vogliono chiudere l'accordo col M5s. Molti dei partecipanti all'incontro sono del resto già inseriti nella lista dei ministri dell'eventuale governo giallorosso. In molti guardano al Colle: se il capo dello Stato, Sergio Mattarella, attraverso i suoi pontieri, si appellasse al senso di responsabilità, Zingaretti potrebbe cedere sul Conte bis, o Conte fare un passo di lato per sbloccare la situazione, magari ricompensato con una poltrona da commissario Ue.Intanto, al di là delle dichiarazioni ufficiali, fervono tra Pd e M5s le trattative sulla composizione dell'esecutivo. «Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti», ha reso noto ieri la deputata comasca Chiara Braga, responsabile Sostenibilità ambientale nella Segreteria nazionale del Pd, «mi ha chiamata a coordinare il tavolo di lavoro del Pd per un programma di governo della svolta sul tema dello sviluppo sostenibile».«Si riuniranno domani (oggi, ndr) alle 15», ha annunciato il coordinatore nazionale della segreteria Pd, Andrea Martella, «i sei tavoli di lavoro per il programma sui dossier da portare al confronto con il M5s, partendo dalle priorità fissate nel documento approvato dalla direzione nazionale del partito all'unanimità, che ha dato mandato al segretario Zingaretti di verificare le condizioni per la nascita di un esecutivo di legislatura».Veniamo a qualche indiscrezione assai attendibile: a quanto apprende La Verità, il M5s avrebbe proposto al Pd, per il ministero dell'Interno, il nome di Pietro Grasso, che ha declinato l'offerta proponendo Roberto Speranza. Il successore di Matteo Salvini al Viminale dovrà essere comunque una personalità poco mediatica e molto riservata: non è da scartare un ritorno di Marco Minniti. Il presidente della Camera, Roberto Fico, avrebbe fatto sapere a Mattarella di non essere disponibile a un incarico, neanche esplorativo. Al posto di Danilo Toninelli, il ministero dei Trasporti dell'eventuale governo giallorosso andrebbe al capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli. Il Pd ha fatto sapere a Di Maio che non ci sarebbe alcun problema per la sua riconferma a ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.