2019-09-22
Conte prova a isolare Salvini ad Atreju ma rimedia solo fischi
Il premier attacca il leghista: «Lasciato solo pure in Europa». Il pubblico di Fratelli d'Italia rumoreggia e invoca le elezioni.Due sforzi contrapposti ieri ad Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d'Italia. Il primo (coronato da successo) è stato quello dei padroni di casa per evitare che Giuseppe Conte ne uscisse eccessivamente maltrattato. Da questo punto di vista, l'accoglienza è stata quasi oxfordiana: il premier ha incassato l'applauso di benvenuto chiamato da Giorgia Meloni («Noi siamo i veri democratici, cerchiamo sempre il confronto, vi chiedo di accogliere Conte con un applauso, perché la sua presenza qui è coraggiosa e non era scontata»), e alla fine se l'è cavata con pochi fischi (quasi doverosi, considerando che giocava in trasferta), un «Pinocchio» e un «servo della Merkel». Praticamente il minimo sindacale. La platea - saggiamente quanto educatamente - ha evitato atti ostili verso l'ospite, e ha preferito sottolineare con fragorosi applausi tutto ciò che è ruotato intorno allo scialbo intervento del premier. Grande consenso quando Francesco Lollobrigida, capogruppo Fdi alla Camera, ha lasciato cadere un «brinderemo quando lei andrà a casa»; molto entusiasmo quando Bruno Vespa ha introdotto il tema dell'immigrazione; e un grido liberatorio finale «elezioni, elezioni» al termine dei 50 minuti di dialogo con il conduttore di Porta a porta. Per il resto, un po' di mormorii all'inizio e in occasione delle risposte meno convincenti (quelle sulle tasse e il surreale passaggio sull'Europa che «ha capito che non accetteremo più indiscriminatamente gli immigrati, non darò tregua a Macron»). È invece fallito il secondo sforzo, quello di Conte, che puntava - se non a persuadere - quanto meno a sedurre, a seminare dubbi, ad accreditarsi in un terreno ostile. Semmai, da parte del premier, c'è stato un costante ricorso - imbarazzato e difensivo - all'excusatio non petita. Excusatio sulla contiguità con il Pd («Non ho mai frequentato il Pd, non sono mai andato a un convegno del Pd, non ho la tessera, né la tessera di nessun partito...»); excusatio sul famigerato fuorionda anti Lega con Angela Merkel («A Davos con la Merkel c'è stato un ampio ragionamento, in un clima di rilassatezza, non certo la denigrazione di una forza che sosteneva il governo»). Deboli anche le parti in cui Conte ha tentato di giocare all'attacco contro Matteo Salvini («Nel pomeriggio verrà qui Orbán, chiedetegli perché in Europa non ha seguito Salvini. La Lega si è trovata isolata insieme con altre forze che stanno più a destra di quelle di Visegrad») o di apparire muscolare nel confronto con Matteo Renzi («Sono stato chiaro: se mi avesse avvertito prima, avrei preteso che nel tavolo della formazione avvenisse il confronto anche con il suo gruppo prima di andare in Parlamento. Ma non ho motivo di credere che sia un demolition man«).Su tutto il resto, un'enorme e quasi democristiana vaghezza («il progetto riformatore ha bisogno di un arco temporale di almeno due o tre anni»), moltiplicata quando Conte ha cercato di dissimulare le sue ambizioni come ipotetica guida dello schieramento Pd-M5S («il presente è già abbastanza sfidante e guardare al futuro è come un salto nel buio. Posso sposare un progetto politico se serve al Paese»). Altre banalità sui grillini: «Il M5s è stata una forza anti sistema che ha avuto un ruolo di rottura, di pungolo rigenerante per il sistema».Fumoso il lungo passaggio sull'ambiente: «Chiederò un patto con tutto il mondo industriale: io devo poter orientare il nostro sistema, ma non posso mettere meccanismi incentivanti o disincentivanti senza discernimento. Elaboriamo un piano industriale con un patto con il mondo produttivo per cui progressivamente, attraverso meccanismi soprattutto incentivanti, riusciamo a orientare tutto il sistema verso la transizione energetica, verso un Green new deal».L'unica parte tragicamente chiara - come La Verità spiega in altro articolo - è stata quella sulle tasse, con una serie di assurdi aumenti sdoganati dal premier, che poi ha implicitamente ammesso la difficoltà di realizzare un'operazione espansiva e pro crescita. Altro che riforma delle regole Ue, altro che flessibilità, ci sono 15-17 miliardi da trovare. Eloquente il passaggio in cui Conte si è lasciato sfuggire un deprimente: «Nella manovra potremo solo dare dei primi significativi assaggi del progetto politico». Ovvio che un intervento così abbia suscitato grande freddezza nella platea. Al massimo, Conte ha lasciato l'impressione di essere un «tassator cortese». Cortese, appunto: ma pur sempre tassatore.
Jose Mourinho (Getty Images)