2020-10-20
Conte non sa che pesci pigliare, perciò non decide
Giuseppe Conte (Simona Granati - Corbis/Getty Images)
Domenica sera ho ascoltato alla radio il discorso di Giuseppe Conte. Come faccio spesso quando devo prendere appunti, ho preferito sentire piuttosto che vedere, perché pensavo che le immagini della diretta tv mi avrebbero impedito di concentrarmi sulle parole del presidente del Consiglio. Così ho potuto ascoltare il nulla senza distrazioni. La conferenza stampa del capo del governo è durata mezz'ora, ma in 30 minuti, rispondendo anche alle domande dei giornalisti, il capo del governo è riuscito a non dire niente di quello che per almeno due giorni la sua maggioranza aveva lasciato circolare. Sì, erano stati gli stessi componenti del governo, Dario Franceschini fra i primi, a far capire che si rischiava un altro lockdown. Ministri e portaborse davano l'idea di essere pronti a una nuova stretta sui ristoranti e su tutte le attività a rischio e la convocazione delle troupe televisive per l'ora di cena non lasciava presagire nulla di buono, soprattutto dopo la diffusione dell'ultimo bollettino con il numero dei contagiati. Ma alla fine, quando il ciuffo nero come la pece di Giuseppe Conte è uscito di scena, si è capito che nulla del peggio immaginato sarebbe stato convertito in dpcm. Niente coprifuoco serale, come invece era stato ventilato (tranne forse in Lombardia, ma su richiesta di Regione e Comuni). Rinviata la decisione di chiudere le palestre e tutti gli altri locali a rischio contatto. Altolà, per il momento, all'idea di metterci agli arresti domiciliari in casa. Alla fine, di ciò che avevamo temuto è rimasto poco. Lo smart working per gli statali era già stato messo in conto e forse non era neppure mai stato sospeso. La sospensione dei convegni era data per scontata e in fondo perfino lo stop ai banchetti, visto che le cerimonie con parenti e amici erano state messe nel mirino con l'accusa di essere vere e proprie occasioni di diffusione del virus. Sì, alla fine, dopo mezz'ora di chiacchiere, gli italiani si sono resi conto di aver trattenuto il fiato inutilmente, perché le misure peggiori erano rinviate a data da destinarsi. Nei fatti, l'unica notizia degna di nota è stata la risposta sul Mes, ossia sul fondo Salvastati, che il premier ha ribadito di non avere intenzione di richiedere, nonostante il pressing dei ministri Pd favorevoli ad accedere al meccanismo.Qualcuno potrebbe a questo punto pensare che in redazione, dopo aver ascoltato Giuseppe primo il Temporeggiatore, ossia l'uomo che ha inventato l'arte del governo in surplace, ci si sia rallegrati, perché la battaglia contro il Mes è un nostro vecchio pallino e certo non si può dire che tifassimo per un nuovo lockdown. Ma accantonato l'entusiasmo per lo scampato pericolo di accedere ai miliardi condizionati del fondo salvastati, alla Verità ci siamo resi subito conto che dietro le parole del presidente del Consiglio si intravedeva un preoccupante vuoto pneumatico. Il premier non aveva deciso di non rinchiuderci sulla base di una valutazione del rischio, ma per semplice immobilismo. Indeciso a tutto per paura di perdere la poltrona, il capo del governo aveva preferito ancora una volta rinviare. Meglio soprassedere, dev'essere la sua massima. E infatti anche domenica sera Conte ha scelto di prendere tempo. Peccato che anche l'indecisione a volte faccia danno, soprattutto nei settori che richiedono un quadro certo per pianificare investimenti. E l'idea di un governo che non sa quale strada imboccare non può di sicuro essere considerata tranquillizzante per un Paese che già sconta una grave crisi economica. I capi azienda che devono decidere che cosa fare, se scommettere sul proprio business o tirare i remi in barca, che cosa avranno pensato dopo aver sentito le parole del presidente del Consiglio? Per mezz'ora Conte si è congratulato con sé stesso, parlando della situazione al passato, come se l'Italia non avesse davanti a sé una sfida ancora più difficile da affrontare di quella sostenuta nei mesi scorsi. Alla platea degli italiani che per l'occasione si erano radunati davanti alla televisione in attesa di comunicazioni come ai tempi di guerra (chissà perché il capo del governo non riesce mai a parlare al mattino, ma solo quando l'ora si fa più buia), l'avvocato di Volturara Appula ha sciorinato una serie di cifre in grado di stordire chiunque. Migliaia di posti letto, milioni di mascherine, miliardi di euro per le imprese. Il suo è stato un crescendo di numeri. Alla fine, calato il sipario sulla conferenza di Palazzo Chigi, una domanda è rimasta senza risposta: ma se Conte ha fatto tutto alla perfezione, perché ci ritroviamo con un'emergenza di posti letto, di terapie intensive e di farmaci? A questo il ciuffo nero come la pece quando risponderà?
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)