2021-04-21
Conte esce dal frigo e dà un buffetto al guru del partito: «Rispetti le toghe»
Giuseppe Conte (Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images)
Dopo 24 ore in silenzio, l'ex premier sparge retorica sul «dolore della ragazza» e l'«autonomia» dei pm. Luigi Di Maio ancora tace.Un bravo avvocato sa quando tacere. E Giuseppe Conte, che sta per farsi carico delle macerie del Movimento 5 stelle, quando ha visto il surreale video del suo dante causa Beppe Grillo che assolve va il proprio figliolo in streaming, avrebbe volentieri taciuto. Poi, poco prima dei telegiornali, si è ricordato che i processi non si fanno sul Web e che comunque «autonomia e lavoro delle toghe vanno sempre rispettate». Chi ricorda Mani pulite, sa che è una formula vuota, ma almeno serve a chiudere incidenti diplomatici con le toghe. Dietro alle capaci spalle di Conte, è rimasto acquattato per tutto il giorno il suo rivale Luigi Di Maio. Se l'ex premier ha sostanzialmente detto che di questa storia di Grillo junior gl'importa ben poco, il ministro degli Esteri non ha spiccicato una parola. Del resto, in tutto il partito, l'aggettivo che circolava maggiormente dopo la sparata del comico genovese è uno: «incredibile». E poi c'è chi giura, tra i deputati più vicini al fondatore, che Beppone sia «molto deluso». Ma deluso da cosa, ovviamente «bisogna chiederlo a lui». L'ex premier ha fatto il compitino: «Ho avuto modo di parlare con Beppe Grillo in più occasioni e conosco bene la sua sensibilità su temi così delicati. Sono ben consapevole di quanto questa vicenda familiare lo abbia provato e sconvolto. È una vicenda che sta affliggendo lui, la moglie, il figlio e l'intera famiglia». Dopo cotanto calore, Giuseppi ha così concluso con un esercizio di equilibrismo: «Comprendo le preoccupazioni e l'angoscia di un padre, ma non possiamo trascurare che in questa vicenda ci sono anche altre persone», riferendosi ai genitori della ragazza. Poi, si è dovuto concedere anche un passaggio «contro la violenza sulle donne», senza il quale, probabilmente, le future alleanze a sinistra sarebbero sfumate.Certo, gli imbarazzi sul Cirogate sono la cartina di tornasole di tanti problemi. Al governo ininterrottamente da tre anni con chiunque, i grillini sono indubbiamente sotto stress. E chi ha dei figli difende Grillo perché «un figlio che fa una c..ata può capitare a tutti». Vero, ma non è questo il punto. Ieri l'altro Grillo, che per anni ha cavalcato le inchieste della magistratura, sembrava posseduto da un improvviso demone garantista. «Ha parlato di pancia, come ai suoi vecchi show», spiega un senatore del Movimento. Ok, ma perché l'altro ieri e non un mese fa? La vicenda del figliolo è in piedi da un anno e mezzo. Perché questa improvvisa sceneggiata?Lo show di lunedì, al di là delle prevedibili reazioni della madre della ragazza che sarebbe stata violentata, ha gelato il sangue ad alcune deputate M5s, che sulle violenze sessuali non scherzano volentieri. Quanto agli alleati, difficile sedurre il Pd se il leader si mostra così poco sensibile all'attuale clima di Me too. Basta quella frasetta, «Si vede che c'è la consensualità», a scavare un fossato dentro e fuori il partito. E poi Grillo parlava di un video sul cellulare dei ragazzi che gli ha fatto dire: «Si vede che c'è la consensualità: un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano col pisello così perché sono quattro c…, non quattro stupratori».Al di là della leggerissima invasione di campo rispetto ai giudici, nel Movimento c'è chi racconta che Grillo sia furioso perché credeva che i video che «inchiodavano» suo figlio e i tre coetanei per presunta violenza sessuale fossero così. Ma poi, in realtà, pare che ce ne sia un altro più compromettente. E lui, in sostanza, si sentirebbe tra il tradito e l'accerchiato. Almeno così raccontano nel Movimento, specie chi ammette che «se no, questa mattana del video di Beppe non si spiega». Il problema dell'ex comico genovese, però, è anche di agibilità politica. Ad agosto del 2019, per dire, con il problema giudiziario del figlio Ciro che incombeva, quando cadde il primo governo Conte, Grillo convinse un M5s quasi allibito a proseguire come nulla fosse con il Pd, con il quale erano volati insulti fino a un giorno prima. E non a caso, anche oggi, sono i grillini che vogliono andare alle amministrative con il partito di Enrico Letta che sono più arrabbiati per la gaffe del capo. Anche quando è nato il governo di Mario Draghi, ricordano nel Movimento, chi ha sparigliato le carte è stato proprio Grillo, che con una piroetta che gli è costata una scissione ha deciso di appoggiare l'ex presidente della Bce, dopo averne detto ogni male. Ovviamente, un conto sono i processi e un conto sono le nascite dei governi, ma nei giorni scorsi, chi aveva parlato con l'ex comico lo aveva trovato furioso. Come se il governissimo avesse potuto alleggerire la posizione dell'amato Ciro. Ovviamente era ed è impossibile, ma non è questo il punto. Il punto è che magari qualcuno, a questo padre preoccupato, ha spacciato illusioni sbagliate. E lui, che non è fesso, nei giorni scorsi ha aperto gli occhi. Salvo perdere la testa e spaccare ancora di più il Movimento con una tirata pro Ciro suo.
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