
Imbarazzo nel Pd e nel M5s che puntava a un rimpasto. Matteo Renzi e Maurizio Gasparri all’attacco.Piove sul bagnato per il governatore pugliese Michele Emiliano e la sua giunta, e aumenta la pressione politica su di lui e sulla maggioranza regionale per terminare la legislatura. L’ultima grana in ordine di tempo, con le rivelazioni da parte del diretto interessato secondo cui Emiliano avrebbe saputo in anticipo dell’arresto del commissario Arti Alfonso Pisicchio, al quale avrebbe intimato («O ti dimetti o ti revoco», recita il messaggio Whatsapp) poche ore prima del provvedimento cautelare di dimettersi dal proprio incarico, sta rendendo la posizione del presidente sempre più precaria, a dispetto della determinazione di quest’ultimo di resistere a oltranza, manifestata più volte anche dopo l’abbandono della giunta da parte dei pentastellati. E proprio in casa grillina, allo stesso modo, è palpabile l’imbarazzo di Giuseppe Conte che aveva impostato nel capoluogo Bari una campagna elettorale all’insegna del robespierrismo, con la speranza di incrementare i consensi e passare poi all’incasso, magari chiedendo allo stesso Emiliano un rimpasto con una pattuglia del M5s più nutrita. In questo senso, il terreno era stato preparato dalla consegna, da parte di Conte a Emiliano, di un «protocollo per la legalità» contenente alcuni punti che il governatore si era subito detto disposto ad accettare in toto, invocando apertamente il rientro in giunta dei grillini. La situazione, ora, si è fatta difficile per qualsiasi tipo di manovra politica che contempli la permanenza sulla sua poltrona di Emiliano, e nelle prossime ore occorrerà capire come si muoveranno, in costanza di campagna elettorale, sia Conte sia il segretario del Pd Elly Schlein. Intanto, nel pomeriggio di ieri sono arrivate le prime reazioni politiche, sia dal versante del centrosinistra sia dal centrodestra. «Dalle cronache», dichiara il leader di Iv Matteo Renzi, «appare che il presidente Emiliano fosse a conoscenza di una indagine penale nei confronti di Pisicchio. E da quello che si legge», prosegue Renzi, «Emiliano avrebbe detto all’improvviso a Pisicchio: dimettiti o ti caccio. Se i fatti corrispondono al vero, si tratta di un doppio scandalo». «Qualcuno tra gli inquirenti», si chiede l’ex premier, «informava Emiliano? Come faceva Emiliano a sapere dell’indagine? Emiliano usa le informazioni ricevute per gestire i rapporti politici in Puglia. E lo fa in modo arrogante e violento. La Puglia», conclude Renzi, «non cambierà mai finché sarà governata da Michele Emiliano e da quelli come lui». Il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri, non manca di fare uso dell’ironia: «Avevamo pensato male di Emiliano», osserva, «e abbiamo sbagliato. Avendoci raccontato che insieme a Decaro si sarebbe recato a casa della sorella di un boss criminale di Bari, pensavamo che avesse solo cattive frequentazioni. Invece deve aver conservato qualche contatto con la magistratura. O Emiliano è un fortunato profeta», prosegue Gasparri, «che prevede, senza averne notizia, gli arresti imminenti dei suoi collaboratori o sapeva qualcosa. Peccato che però sembrerebbe che possa aver avuto notizie che dovrebbero essere coperte dal segreto. E vicende di questo tipo costituiscono un reato. Abbiamo chiesto nei giorni scorsi a Emiliano se avesse revocato il Pisicchio, sapendo dell’arresto, e ha detto pubblicamente che si è trattata di una pura coincidenza. Emiliano evidentemente crede ancora alla Befana e pensa che siamo tutti degli imbecilli che crediamo alle cose che racconta. Ora gli chiediamo pubblicamente: è per caso indagato visto che acquisire e utilizzare notizie riservate è un reato? Chissà cosa dirà la Schlein», conclude, «sempre pronta a urlare contro Tizio e contro Caio. Si guardi allo specchio», conclude, «si faccia una domanda e si dia una risposta».
Per i sondaggisti, da agosto a oggi la percentuale di chi è favorevole a sostenere il testo licenziato dal Parlamento è passata dal 50 al 70%. I fattori? Opposizioni divise, scarsa fiducia nelle toghe e degenerazione del correntismo.
        L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina (Ansa)
    
L’istituto chiude «i migliori nove mesi di sempre»: utile su del 5,9%. Confermato l’obiettivo ben oltre i 9 miliardi sul 2025.
2025-11-01
Soldi, poca trasparenza e veti. Il Comitato del «No» alla riforma della giustizia parte male
        Imagoeconomica
    
Nello statuto della creatura nata nella sede dell’Anm a difesa della Costituzione per il No, fondi e un budget da 500.000 euro.
        Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (Ansa)
    
Nonostante gli strilli dell’opposizione, la tesi della Costituzione calpestata è una balla. A perdere peso sono le correnti, grazie ai sorteggi nei due Csm. Separare le carriere significa controllare le Procure? Follia.





