2023-05-19
Le «confessioni» di Palù sono un buon inizio
Giorgio Palù (Imagoeconomica)
Le ammissioni a scoppio ritardato del capo dell’Aifa hanno un chiaro significato: è inutile continuare con la narrazione «terroristica» sul virus. Ammettiamo che l’idrossiclorochina funziona e facciamo mea culpa sulle vaccinazioni ai bambini.Presentato il dossier della Favo: il cancro costa al Paese oltre sei miliardi all’anno.Lo speciale contiene due articoli.Illustrissimo professor Palù, avrei voluto contattarla da qualche anno, avevo avuto modo di apprezzare la sua eleganza e la sua preparazione all’inizio della storia pandemica, quando i suoi interventi erano a mio modesto avviso puntuali e pieni di buon senso. Dopo essere diventato presidente dell’Aifa però la sua voce si è sentita molto poco, e quando lo ha fatto ha espresso posizioni, come nel caso della vaccinazione per il SarsCov2 nei bambini, che mi hanno lasciato sbigottito. È arrivato persino a ipotizzare l’obbligo vaccinale con questi prodotti nei bambini, per fortuna qualcuno non la ha ascoltata. Ma non è lei uno degli autori della ricerca pubblicata su Frontiers of Virology a febbraio del 2022, nel quale si dimostra la presenza di una sequenza di 19 basi nucleotidiche, nel genoma pubblicato del SarsCov2, oggetto di brevetto di Moderna nel 2017? E che questa sequenza ha una possibilità su 3 triliardi di essere casuale? Non ci ha quindi chiaramente detto pubblicandolo su una ottima rivista scientifica, che il virus non solo è sintetico, ma che usa una sequenza, che include il sito di clivaggio della furina umano, brevettata da Moderna per la ricerca sui tumori, che ne ha aumentato esponenzialmente la capacità infettiva? La stessa Moderna che ha poi prodotto i vaccini. Sembra la trama di Mission Impossible 2, il virus chimerico e la sua cura. Eppure, è reale, solo che non se ne parla, per ragioni che sfuggono alla mia comprensione. Forse nessuno lo ha detto chiaramente alla magistratura. Sentirla dire da Vespa l’altra sera, una ventata di verità, seppur parziale e ben costruita dialetticamente, è stata una sorpresa. Ha esordito dicendo che gli errori si commettono, specialmente di fronte a un virus nuovo, per poi spiegarci come non si siano ascoltati i presidenti delle Regioni all’inizio della pandemia. Ma la vera sorpresa è stata sul tema delle terapie, dove oltre all’ormai ben noto dilemma sull’uso degli antinfiammatori invece che tachipirina e vigile attesa, il cui senso medico e scientifico è a tutt’oggi sconosciuto agli eretici come me, è arrivato a citare, senza mai nominarla, la potenzialità di una cura a base di idrossiclorochina e lo scandalo del Lancet Gate sulla stessa. Idrossiclorochina, una parola talmente tabù, che non riesce a pronunciarla neanche lei, pur parlando dello studio retratto da Lancet perché completamente falso, che ne screditava l’efficacia. Accanto a lei è rimasto muto e visibilmente preoccupato il prof. Bassetti, forse si sarà ricordato quando sulla questione, proposta all’epoca da Salvini, sentenziò: «Studi clinici fatti seriamente su vasta scala hanno detto che l’idrossiclorochina non serve a niente, inutile continuare a dire alla gente che serve a qualcosa» e ancora «non facciamo stregoneria, è stata ampiamente bocciata e non serve a niente». Da Vespa è rimasto muto. Ubi maior, minor cessat.La sua indubbia preparazione invece, non potrà non farle notare l’incongruenza del suo stesso discorso. Ha esordito con un «ci trovavamo davanti a un virus nuovo», per cui errare è parte del processo, per poi smentirne l’essenza con il ragionamento successivo, dove parla di esperienze pregresse con SarsCov e Mers che ci avevano insegnato il rischio nosocomiale di questi virus e le terapie che si erano già rivelate efficaci su virus di questo tipo. Quindi la logica vuole che non ci trovassimo di fronte a una entità, seppur sintetica, completamente nuova, ma a un virus respiratorio appartenente a una famiglia studiata da decenni, sia dal punto di vista terapeutico, che trasmissivo. Altro che non sapevamo cosa fare, l’eccellente prof. Raoult ha bruciato la sua carriera in Francia per aver osato dire la verità, la cura esiste, l’idrossiclorochina funziona, le cure esistono, ivermectina, iodopovidone, indometacina. Ma lo diceva Trump, non poteva essere vero. Invece sì, lo conferma lei. L’esistenza delle cure significa aver esposto i bambini a una sperimentazione dove il rapporto costo/beneficio non è semplicemente applicabile. Il beneficio è nullo, il rischio sconosciuto, saprà meglio di me che per ragioni di «definizione» questi prodotti a mRNA sono effettivamente delle terapie geniche, ma non sono definibili tali perché secondo l’Ema per definizione i vaccini a mRNA non lo sono. Quando si dice le parole plasmano la realtà.Conosce perfettamente che gli studi di cancerogenicità e genotossicità non sono stati effettuati perché non richiesti dall’iter di approvazione scelto. E con tutte queste, e le altre conoscenze che lei ha, dubito che: «La prossima settimana vaccino ai bimbi, lo farò ai nipoti», sia poi divenuto realtà. Le auguro con il cuore di averlo detto, ma non averlo fatto. E se così fosse mi chiederei come può averlo detto al suo popolo? Chissà che l’ora della verità non sia in arrivo, certo un segnale c’è stato, meglio tardi che mai.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/confessioni-palu-buon-inizio-2660297000.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="guarire-da-un-tumore-non-basta-bisogna-alzare-la-qualita-della-vita" data-post-id="2660297000" data-published-at="1684476612" data-use-pagination="False"> «Guarire da un tumore non basta, bisogna alzare la qualità della vita» La stesura di un regolamento che renda concretamente operativo il Piano oncologico nazionale (Pon) 2023-2027; l’identificazione un gruppo di coordinamento per la valutazione degli indicatori e la loro pubblicazione; la definizione di strumenti che consentano tempestive e mirate azioni correttive. Sono parte delle richieste del 15° Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici illustrato ieri a Palazzo Madama alla presenza del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, e del presidente della Commissione Affari Sociali alla Camera, Ugo Cappellacci, nell’ambito della XVIII Giornata nazionale del malato oncologico promossa da Favo, acronimo di Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia. Si tratta di un documento rilevante che, in primo luogo, esamina la situazione attuale. Che è quella che, in Italia, vede ogni anno qualcosa come 895.000 ricoveri per tumore, con una spesa annuale per i soli costi diretti ospedalieri pari a oltre 4 miliardi di euro, a cui si aggiungono 2,5 miliardi di uscite per le prestazioni assistenziali. Di qui le richieste del Rapporto volte essenzialmente ad innalzare la qualità assistenziale loro offerta nel nostro Paese, affinché il Pon non resti lettera morta. «Per assicurare la realizzabilità e l’allineamento del nostro Piano a quello europeo», ha dichiarato Francesco De Lorenzo, presidente di Favo, «è assolutamente indispensabile l’immediata attivazione delle reti oncologiche regionali e della rete nazionale dei tumori rari, conditio sine qua non per la presa in carico complessiva dei malati di cancro e per garantire loro la migliore qualità di vita possibile». «Alla guarigione clinica», ha aggiunto De Lorenzo, «spesso si accompagnano infatti disabilità, fisiche e psicosociali, recuperabili proprio attraverso programmi di riabilitazione. Ciò è necessario per restituire alla persona guarita una vita piena e soddisfacente, ma anche un dovere e una responsabilità collettiva per garantire un uso appropriato delle risorse». Nell’incontro di ieri, si sono anche delineati dei programmi concreti da perseguire e che potrebbero avere significativi, anzi enormi benefici per la società. Per esempio quello d’una riduzione del 6-8% della mortalità per tumore, che determinerebbe in Italia 10.000-14.000 decessi in meno ogni anno. «Questo può essere l’obiettivo della sanità pubblica per un’adeguata strategia di controllo del cancro, attenta ad ogni fase», ha dichiarato Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.