2021-04-10
Conferenza Regioni, eletto Fedriga. «Al lavoro per riaprire in sicurezza»
Massimiliano Fedriga (Getty Images)
Il governatore leghista del Friuli è presidente al posto del Stefano Bonaccini. Considerato un moderato, gode della stima di Mario Draghi ed è stato votato all'unanimità. Il vice, al posto di Giovanni Toti, sarà il pugliese Michele Emiliano.Il governatore dell'Emilia Romagna non è amatissimo nel partito. Per il dopo Nicola Zingaretti i capicorrente, che lo ritengono un po' un leghista mascherato, gli hanno preferito Enrico Letta.Lo speciale contiene due articoli.Massimiliano Fedriga, per gli amici Max, governatore leghista del Friuli Venezia Giulia, è il nuovo presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l'importante organo che riunisce i presidenti delle Regioni italiane. Fedriga è stato eletto ieri all'unanimità. Il suo vice è Michele Emiliano, presidente Pd della Puglia. Fedriga prende il posto di Stefano Bonaccini, presidente Pd dell'Emilia Romagna, eletto nel 2015 a capo della Conferenza. Il mandato di Bonaccini era scaduto nel 2020, ma gli era stato chiesto di restare in sella per non stravolgere l'assetto della Conferenza in piena pandemia. Il vice di Bonaccini era Giovanni Toti.«Avevo ribadito a più riprese», ha scritto Bonaccini su Facebook, «da un anno a questa parte, la mia disponibilità a questo avvicendamento, posto che da tempo la stragrande maggioranza di Regioni è a guida centrodestra e se ho potuto guidare in modo unitario la Conferenza, anche in queste condizioni, lo debbo anzitutto a loro, che mi hanno sostenuto e permesso di trovare sempre una sintesi. Avevo chiesto che questo cambio si producesse però con un accordo unitario», ha aggiunto Bonaccini, «per non aprire nell'emergenza una divisione tra noi e un indebolimento nel confronto». E accordo unitario è stato: Fedriga, 40 anni, laureato in Scienze della comunicazione a Trieste, un master in analisi e gestione della comunicazione, gode della grande stima del presidente del Consiglio, Mario Draghi. La sua passione per la politica lo ha portato ad iscriversi alla Lega quando aveva appena 15 anni. L'enfant prodige della politica italiana è stato capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati a soli 34 anni. Il 29 aprile 2018 ha trionfato alle regionali in Friuli Venezia Giulia con il 57% dei voti, surclassando Sergio Bolzonello del Pd, fermo al 27%.«Il mio impegno», commenta a caldo Fedriga, «sarà quello di trovare una unità di intenti e una sintesi costruttiva tra tutti i componenti delle assise da un lato e il governo dall'altro, superando gli steccati degli schieramenti. Soprattutto in questo momento di difficoltà che stiamo ancora attraversando, diventa di fondamentale importanza trovare una linea comune che permetta al sistema Paese di uscire dall'emergenza sanitaria e di affrontare, nel migliore dei modi, le sfide future che avremo davanti a noi. Innanzitutto», aggiunge Fedriga, «voglio ringraziare i miei predecessori Stefano Bonaccini e Giovanni Toti per il grande lavoro che hanno svolto durante il loro mandato. Nella gestione della pandemia il ruolo delle Regioni è stato di fondamentale importanza e si è basato sempre sulla leale collaborazione con il governo. Ora più che mai», sottolinea Fedriga, «è necessario marciare uniti lungo il solco tracciato da chi ci ha preceduto, rimarcando il ruolo della Conferenza quale luogo di sintesi delle istanze delle Regioni in una dialettica propositiva e volta a dare il proprio fattivo contributo per la crescita dell'intero Paese». «Massimiliano Fedriga», commenta Michele Emiliano, «potrà sempre contare sulla mia leale e incondizionata collaborazione nello svolgimento di questa delicatissima funzione di governo».Grande soddisfazione viene espressa da Matteo Salvini: «Grazie a Stefano Bonaccini», dichiara il leader del Carroccio, «per quello che ha fatto, complimenti e buon lavoro a Massimiliano Fedriga: sono sicuro che sarà un ottimo presidente».«Congratulazioni a Massimiliano Fedriga e a Michele Emiliano», dichiara il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, «andiamo avanti con spirito di collaborazione e con una positiva sinergia tra governo ed enti locali. Abbiamo tante sfide davanti a noi, tante urgenze da affrontare e sono certa che, insieme, faremo un buon lavoro per dare ai nostri concittadini le risposte che aspettano».Come si è arrivati alla scelta del ticket Fedriga-Emiliano? A quanto apprende La Verità da fonti qualificate, tre giorni fa il presidente dell'Abruzzo, Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia, ha posto ai colleghi governatori il tema del rinnovo degli organismi della Conferenza delle Regioni. Bonaccini si è detto immediatamente disponibile e ha convocato per ieri sera la riunione che ha visto l'elezione di Fedriga. Considerato che la stragrande maggioranza delle Regioni italiane è guidata dal centrodestra, la scelta non poteva che ricadere su un presidente espressione della coalizione Lega-Fdi-Fi. Fedriga è considerato un leghista «moderato», stimatissimo da tutti gli altri presidenti di Regione, al di là dell'appartenenza politica, ed ha avuto l'ok all'unanimità. Con un presidente di centrodestra e del Nord, il vice doveva essere di centrosinistra e del Sud, e la scelta è caduta su Michele Emiliano.Ora, bisognerà mettere mano ai presidenti delle Commissioni in cui si articola la Conferenza delle Regioni. In particolare, le più importanti in questo momento sono quella agli Affari finanziari (presieduta dalla Lombardia), alla Salute (Piemonte) e agli Affari comunitari (Umbria). Anche per le presidenze delle Commissioni si lavorerà tenendo presente i due parametri centrodestra-centrosinistra e Nord-Sud.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/conferenza-regioni-eletto-fedriga-al-lavoro-per-riaprire-in-sicurezza-2652285082.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bonaccini-studia-per-le-primarie-pd" data-post-id="2652285082" data-published-at="1617996205" data-use-pagination="False"> Bonaccini studia per le primarie Pd Pensava di avere il Pd in pugno, Stefano Bonaccini, la sera del 26 gennaio 2020. Anzi: si sentiva il padrone del centrosinistra, l'uomo della provvidenza, il futuro candidato premier. Aveva vinto le elezioni regionali in Emilia Romagna, ribaltando i pronostici, riconfermato governatore con il 51% dei voti, 8 in più della sua sfidante, la leghista Lucia Borgonzoni, considerata favorita non solo da diversi sondaggi, ma anche per la massiccia presenza in campagna elettorale, al suo fianco, di Matteo Salvini. Aveva vinto senza il M5s in coalizione, Bonaccini, e con la spinta delle sardine, movimento creato in laboratorio proprio per quell'appuntamento elettorale. La sua affermazione, per molti osservatori politici, aveva evitato la crisi del governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte. Da quel giorno, però, le cose sono andate in maniera diversa da come le aveva immaginate il buon Stefano: tutto è cambiato, in particolare, il 14 marzo scorso, quando Enrico Letta è diventato segretario del Partito democratico, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. In molti avevano pensato, per il dopo Zinga, a Bonaccini: tra i molti c'era, ovviamente, lo stesso Bonaccini. Niente da fare: i capicorrente dem, Lorenzo Guerini, Andrea Orlando e Dario Franceschini, hanno preferito la minestrina Letta alla fettuccina Bonaccini. Il motivo? «Bonaccini», dice a La Verità un big del Pd, «si era montato la testa dopo la vittoria contro la Borgonzoni. Si sentiva l'uomo capace di battere Salvini, ma in realtà nel partito non ha tanti agganci, e quelli che ha sono soprattutto al nord. A volte sembra un leghista mascherato», aggiunge la nostra fonte, «Certo, prima o poi le primarie bisognerà farle, e magari lo vedremo in campo. Ma ci vorrà tempo». «Parlare oggi del congresso», disse Bonaccini a Piazzapulita, su La7, pochi giorni prima che Letta diventasse segretario, «è da marziani. Non posso rispondere no, perché non so cosa accadrà». Lo scorso 23 febbraio, Bonaccini lasciò di stucco tutta la sinistra schierandosi a favore della riapertura dei ristoranti di sera, accodandosi alla richiesta di Salvini. Così, adesso che ha lasciato anche la presidenza della Conferenza delle Regioni, a Stefano Bonaccini non resta altro da fare che dedicarsi a governare la sua Regione, e a tessere la trama di contatti e accordi che potrebbe portarlo, quando sarà il momento, a lanciare la sfida per la conquista della segreteria dei dem. Sfida che non si terrà prima delle prossime elezioni politiche, considerato che Letta è stato chiamato alla guida del Pd proprio per tentare di risalire la china dei consensi in vista dell'appuntamento del 2023 (salvo che Mario Draghi venga eletto presidente della Repubblica nel gennaio 2022). I suoi avversari interni sottolineano anche la scelta di Bonaccini di eliminare il simbolo del Pd dai manifesti della campagna elettorale del 2020: «Nei miei manifesti», rispose il presidente uscente, «non c'è il simbolo del Partito democratico: non perché quello non sia il mio partito, ma perché sono il candidato di un ampio schieramento di forze che comprende diversi partiti ed espressioni civiche che per me hanno pari dignità».