2023-01-02
        Con Ratzinger si è chiusa un’era. Il suo «senso» di Dio è stato unico
    
 
Il cattolicesimo perde l’ultimo dei grandi teologi: parlava con l’Altissimo e poi con noi.Non è morto solo papa Benedetto XVI, è morto l’ultimo grande teologo cattolico vivente del secolo scorso e, quindi, in generale perché, purtroppo il XXI secolo, almeno per ora, non presenta figure di quella statura. Dove sono oggi un Congar, uno Chenu, un von Balthasar, un De Lubac, un Guardini, un Journet - solo per citarne alcuni, e un Ratzinger, appunto? Non se ne vedono e che Ratzinger fosse uno di loro non lo dico io ma loro stessi lo consideravano tale. Non avere teologi di questa portata è certamente un problema per la Chiesa, ma anche per la cultura in generale perché il dialogo con essa - che sia scienza, che sia arte o che sia filosofia o letteratura - o il dialogo con le altre religioni non è possibile se uno dei dialoganti - il teologo in questo caso - è debole, magari tecnicamente bravo ma incapace di visione di Dio, dell’uomo e del mondo nel loro complesso. Come erano quelli citati e Ratzinger stesso.Altri sulla Verità si sono occupati e si occuperanno ancora di altri aspetti di questa grande figura, per quanto mi riguarda vorrei invece provare a scrivere qualcosa sulla sua figura di teologo che poi ha avuto, ovviamente, un influsso determinante anche nello svolgere le altre funzioni - non quella originaria di professore e teologo - da vescovo a cardinale, da prefetto della Congregazione della fede (ex Sant’Uffizio) a Papa. La teologia di Joseph Ratzinger si è sempre caratterizzata per la ricerca di come conservare il patrimonio della fede senza sminuirlo, senza costringerlo dentro categorie distorcenti, insomma conservando quello che la tradizione cattolica ci a trasmesso ma ridirlo con le parole dell’uomo di oggi e, soprattutto, con il problema dei problemi che è il senso della vita umana. L’ha fatto perché lui parlava con Dio e poi parlava di Dio a noi. Basterebbe andare a leggere o rileggere (merita sempre) la sua meravigliosa Introduzione al cristianesimo, pubblicato in Germania nel pieno del 1968 e di una attualità sconcertante. Anche perché quando non ci sono pensieri attuali all’altezza è sempre meglio rivolgersi al passato. Tra l’altro, scriveva: «Credere cristianamente significa dare il proprio assenso a quel “senso” che non siamo in grado di fabbricarci da noi, ma solo di ricevere come un dono». Ecco, proprio in questo sta il nocciolo della sua riflessione e delle sue opere. Della sua teologia: spiegare nelle parole degli uomini di oggi quel «senso», dare un «senso» nelle vicende di oggi, nei travagli del cuore degli uomini di oggi.Vedete, oggi abbiamo un papato che ha fatto del tema della povertà e della Chiesa dei poveri (una corrente di pensiero che esiste da prima del Concilio Vaticano II - cui Ratzinger partecipò come perito teologico - e che ha avuto un influsso anche sui documenti del concilio stesso), il nucleo centrale del suo magistero pontificio. Tale visione fu l’oggetto del cosiddetto «Patto delle catacombe» per cui, il 16 novembre del 1965, nelle catacombe di Domitilla, alcuni cardinali latinoamericani, come poi sarà Bergoglio, invitavano portare avanti «una vita di povertà» e una Chiesa «serva e povera». Il nucleo centrale del suo magistero pontificio. Parole che abbiamo sentito praticamente in ogni intervento di papa Francesco anche se poi, per la verità, non si sono visti passi significativi, sotto il suo pontificato, verso questa Chiesa povera. Non c’è dubbio alcuno che sia nell’Antico Testamento che nel Nuovo Testamento il tema del povero sia un tema centrale ivi compresa la predicazione di Gesù stesso e della tradizione della Chiesa seguente, in particolare nei primi secoli. Ma ci domandiamo: coloro che dovrebbero, nella società - lasciamo da parte la Chiesa - combattere la battaglia contro la povertà possono avere come motivazione profonda la stessa battaglia contro la povertà? O hanno forse bisogno di un senso della propria vita che dia vigore, forza, coraggio, senso - appunto - a quella battaglia sacrosanta? Altrimenti è una battaglia come tante altre: politiche, ideologiche, economiche e sociali. Ma senza un senso della propria vita chi dà la forza a questa battaglia, chi dà il coraggio di rialzarsi, di accettare e sorpassare le sconfitte e riprendere con più vigore ancora la battaglia per la giustizia? Si può parlare della povertà, in altri termini, più di quanto si parla di Dio?Non stiamo facendo un confronto tra papi, stiamo ponendo una questione che ci pare di fondo e alla quale Ratzinger ha provato a dare una risposta per tutta la sua vita. Non può essere un progetto di rivoluzione della società a dare senso alla vita, ma può essere il senso della vita a dare forza al progetto di cambiamento stesso.Questo senso si chiama Dio. E la teologia di Ratzinger ruota attorno a questo. Ratzinger non ha mai neanche provato a sottovalutare - pur volendosi rivolgere a tutti e non solo ai cristiani - nelle aule affollate nell’Università di Tubinga e poi ovunque - che affidare il senso a Dio significa affidarlo a qualcosa di incomprensibile, ineffabile, non raggiungibile neanche minimamente dalla mente umana, ma che proprio per questo non è una cosa come tutte le altre e quindi sfugge alla precarietà del mondo, di qualsiasi progetto terreno, nobilissimo che sia ed è in grado di offrire all’uomo quel senso «che non siamo in grado di fabbricarci da noi, ma solo di riceverlo come dono».
        Donald Trump e Xi Jinping (Ansa)
    
        
    (Ansa)
    
«Alla magistratura contabile voglio dire che sono rimasta francamente un po’ incuriosita di fronte ad alcuni rilievi, come quello nel quale ci si chiedeva per quale ragione avessimo condiviso una parte della documentazione via link, perché verrebbe voglia di rispondere “perché c’è internet”. Dopodiché il governo aspetta i rilievi, risponderà ai rilievi, sia chiaro che l’obiettivo è fare il ponte sullo Stretto di Messina, che è un’opera strategica, sarà un’opera ingegneristica unica al mondo». «Noi siamo eredi di una civiltà che con i suoi ponti ha meravigliato il mondo per millenni – ha aggiunto Meloni – e io non mi rassegno all’idea che non si possa più fare oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli».
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