2021-10-02
Con i soldi dei minori Lucano si pagava i banchetti con i Vip
Mimmo Lucano (Getty Images)
Fatture false, presenze gonfiate, prelievi indebiti: dalle carte emerge un sistema criminale. Altro che «reato di umanità».Il coro è unanime: Mimmo Lucano non ha fatto niente, la sentenza che lo riguarda è sbagliata, violenta, ingiusta, dimostra tutte le mancanze della giustizia italiana. Quasi tutta la stampa lo difende (e bisogna dare atto a Marco Travaglio di aver spiegato con molta onestà le ragioni che stanno alla base di una pena inflitta particolarmente severa). Il sistema mediatico sminuisce, dipinge l'ex sindaco al massimo come un pasticcione in buona fede. Ma le cose stanno davvero così? Non proprio.Il reuccio di Riace forse non avrà favorito l'immigrazione clandestina, accusa ritirata dai pm durante il processo, ma stando ai giudici del tribunale di Locri ha gestito la cosa pubblica come se fosse roba sua: ovvero creando il Sistema Riace. E, così, si è beccato una condanna a 13 anni e 2 mesi di carcere (i pm ne avevano chiesti 7 e 11 mesi) per le accuse di associazione a delinquere, falso in atto pubblico, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d'ufficio e peculato. Dei 16 capi di imputazione di cui rispondeva, Lucano è stato assolto per cinque, condannato per dieci e prescritto per uno.Il celebre Mimmo, stando all'accusa, avrebbe promosso e organizzato il Sistema, «definendo le linee operative delle associazioni-cooperative, controllando di fatto l'Associazione Città futura, curando i rapporti con le istituzioni (ministero dell'Interno e Sprar) e con i dirigenti della Prefettura di Reggio Calabria al fine di individuare gli strumenti necessari a interferire sulla regolarità degli affidamenti e dei relativi pagamenti e, infine, essendo principale promotore degli illeciti». Al centro ci sono «indebite rendicontazioni delle presenze degli immigrati al Servizio centrale del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) e alla Prefettura di Reggio Calabria per il Cas». È stata una intercettazione, in particolare, a incastrare Lucano sulla gestione dei migranti: «I lungo permanenti li stiamo facendo rimanere, li togliamo dal progetto, li facciamo rimanere e li facciamo lavorare sempre nell'ambito di queste 35 euro, ci facciamo il conto e i soldi bastano, Riace non parla perché tanto sono tutti impiegati. Lo faccio apposta io per aumentare il numero delle persone che rimangono, quindi per seguire una mission abbiamo bisogno dei numeri».Anche le rendicontazioni per le derrate alimentari erano state taroccate: sarebbero state indicate come destinate agli immigrati, ma in realtà «sistematicamente utilizzate per fini privati». Con quei pranzi, Lucano alimentava la sua propaganda. Riceveva ministri e delegazioni. E pagava lo Stato. Indicativa, a questo proposito, un'altra captazione: «Lucano informa Cosimina che il successivo giorno 10 verrà in visita a Riace un ministro greco con una delegazione e che quindi bisogna organizzare il pranzo alla Taverna per circa dieci persone. In tale frangente Lucano dispone che i costi del pranzo vengano caricati sul progetto dei minori non accompagnati. Nel corso della conversazione, emerge che altro analogo pranzo bisognerà organizzare per il giorno 17 luglio per una delegazione americana».Delegazione dopo delegazione, Lucano, campione amatissimo dai tifosi dell'immigrazione selvaggia, ha costruito la sua scalata, fino a essere incluso dalla rivista americana Fortune fra i 50 uomini più influenti al mondo. La Procura di Locri, invece, più che come un uomo influente, lo descrive come uno spendaccione da sprecopoli. È bastato esaminare le spese carburante (in una intercettazione, Lucano dà disposizione di alterare gli importi della rendicontazione, decidendo arbitrariamente il consumo di carburante da inserire in contabilità). La Guardia di finanza scoprì che l'Associazione Città futura aveva chiesto come rimborso spese per il carburante volumi di gasolio che non hanno trovato riscontro nel numero di chilometri percorsi dal Fiat Doblò che usavano gli attivisti dell'associazione. In uno degli anni presi in considerazione, le Fiamme gialle hanno stimato che in base al consumo, avrebbe dovuto percorrere una media di 511 chilometri al giorno, per tutti i giorni dell'anno.Carte per nulla a posto anche nei pagamenti dei bonus, dei pocket money, delle borse lavoro per prestazioni di lavoro occasionali (mai o solo parzialmente rese), il tutto anche «mediante numerose false fatturazioni». Ma tra le accuse che hanno portato alla condanna del reuccio di Riace ci sono anche indebiti prelievi di denaro contante, nonché di assegni bancari dai conti correnti delle associazioni senza alcuna giustificazione.Forse, insomma, l'ex sindaco era qualcosa di più di un pasticcione. Non è semplicemente un uomo che ha sbagliato in buona fede. Al di là della sentenza, è proprio il «modello Riace» a essersi rivelato fallimentare. Un modello di cui, nelle carte dell'inchiesta, emergevano i clamorosi buchi. Vale la pena di ricordarne qualcuno. Dalle intercettazioni effettuate, ad esempio, emerge un episodio risalente al 6 luglio del 2017. Lucano viene registrato mentre parla con Joy, probabilmente nigeriana. Costei non ha il permesso di soggiorno. E il sindaco le suggerisce un escamotage per ottenerlo: deve trovarsi un marito italiano. Lucano dice di aver già trovato l'uomo giusto per lei. Si chiama Giosi. È nato nel 1948, dunque ha settant'anni. Inoltre, come spiegano gli investigatori, Giosi ha un «deficit mentale». Lucano lo presenta così a Joy: «C'è uno che si chiama Giosi […], quello stupido, è sempre con voi...». Giosi, con il suo deficit mentale, è «uno stupido». Così gli si può proporre il matrimonio di comodo (alla fine, le nozze non si faranno, nonostante le insistenze del sindaco). Per quanto sgradevole, questa potrebbe essere soltanto una nota di colore. Ma c'è almeno un altro episodio molto indicativo, anch'esso emerso dalle intercettazioni risalenti al luglio del 2017. Quel giorno Lucano appare molto arrabbiato: accusa i suoi collaboratori di non fare nulla, di lasciarlo solo a gestire tutti i problemi. A un certo punto, Mimmo si rivolge a Stella, una straniera coinvolta anche nella storia dei finti matrimoni organizzati per ottenere la cittadinanza. Il sindaco le dice di precipitarsi ad aprire la bottega solidale di Riace e pure il laboratorio in cui si produce il cioccolato. «Dobbiamo fare vedere una bella realtà», dice Lucano, «perché oggi arrivano il ministro del governo greco e arrivano soprattutto quelli dell'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr)». Bisogna fare bella figura, far vedere che tutta funziona. «Ora io pensavo», dice Lucano, «a Stella la mettiamo qua e chiamiamo anche Idam e a Saverio e mettiamo due alla bottega e una al laboratorio del cioccolato che faccia finta là che imbratta quelle cose, tu dove vuoi stare? Solo per oggi Stella, vuoi stare alla bottega eco-solidale? Non te ne devi andare in giro come l'altra volta... Anzi ti porti lei vicino (indica la bambina, ndr) e sta vicino lei, gli dai pure il cioccolato ai bambini». In pratica, Stella deve fare finta di lavorare per mostrare che l'attività funziona. Ecco, anche questo era il «modello Riace». Non un gioco da bambini, non un pasticcio commesso da un uomo in buona fede. Ma una macchina che funzionava male e veniva alimentata da soldi pubblici che venivano gestiti in modo del tutto arbitrario. Prima di assolvere d'ufficio il reuccio, forse, bisognerebbe andarci cauti.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)