2018-10-31
Compagni choc: «Desirée è stata fortunata»
Secondo Potere al popolo, il fatto che la ragazza sia stata stuprata e uccisa da extracomunitari le ha regalato lo status di vittima. Per Giampiero Mughini il finale era scontato, visto che era drogata e mentiva alla nonna. Pensieri aberranti di chi vuole nascondere la verità. «Desirée è stata fortunata». Proprio così: fortunata. Come non averci pensato prima? Ecco il nuovo passo avanti del pensiero illuminato dei buonisti & progressisti. Non solo quella ragazzina se l'è cercata. Non solo (ma come si permette?) aveva una mamma quindicenne (copyright by Gad Lerner). Non solo aveva un papà pusher. Ma «aveva anche mentito alla nonna». Niente di meno. Come Cappuccetto Rosso. E dunque «era inevitabile» (copyright by Giampiero Mughini) che finisse così. Doveva prevederlo. Doveva metterlo in conto. Anzi, di più doveva persino sperarlo. Augurarselo. E infatti «è stata fortunata». Le è andata bene. Perché, in questo modo, dicono gli intelligentoni, si è conquistata «lo status di vittima». La massima aspirazione, immaginiamo , per una che aveva solo 16 anni. Purtroppo non stiamo scherzando. Purtroppo non è una provocazione. Lo hanno scritto sul serio. Il post «Desirée è stata fortunata», pubblicato da un'attivista della Rete antirazzista, è stato rilanciato nella pagina Facebook ufficiale di Potere al popolo, il partito guidato da Viola Carofalo (quella che va in tv a tatuarsi sulla mano il nome del fuorilegge sindaco di Riace come se fosse un eroe). E lì, sulla pagina Facebook, si è acceso anche un intenso dibattito, tutto interno alla sinistra «cioè-compagni-cazzo». Da una parte chi, con un lampo di buon senso, diceva: «Ma che cappero state dicendo?». E dall'altra chi, ostinatamente, difendeva la ragionevolezza dello scritto. Sfidando senza remore le frontiere del tragicomico. In effetti, come non averci pensato prima? È molto ragionevole dire che una sedicenne è fortunata ad essere stuprata per 12 ore consecutive da un branco di africani con il permesso umanitario (umanitario!) scaduto in tasca. Ragionevolissimo. Anzi, adesso che ci penso: se proponessimo un questionario nelle scuole superiori, sono convinto che troveremmo un sacco di risposte simili. Ma tu che cosa considereresti una fortuna nella vita? Sposare il tuo cantante preferito? Diventare una attrice di successo? Laurearti in medicina per curare i bimbi malati? Scrivere un romanzo che vende milioni di copie? Vincere al Superenalotto domani mattina? Macché. Risponderebbero tutte: la grande fortuna della nostra vita sarebbe quelle di essere selvaggiamente stuprate e poi uccise da quattro clandestini africani. Non aspiriamo a nulla di meglio. Non vi sto a raccontare i ghirigori mentali che segue la poveretta autrice, per cercare di giustificare quella scempiaggine di messaggio uscito probabilmente dai fumi di qualche centro sociale. La sostanza è che Desirée è fortunata perché si guadagna lo «status di vittima», mentre se a ucciderla non fossero stati gli africani nessuno si sarebbe occupato di lei. Cosa che già di per sé è una panzana sesquipedale perché abbiamo riempito giornali e trasmissioni televisive con ragazze stuprate o uccise da branchi di italiani violenti, fidanzati gelosi, mariti assassini, eccetera eccetera, senza bisogno della partecipazione di Mamadou & C. Ma tant'è: questi vogliono il Potere del popolo, mica il potere della logica. E infatti l'autrice di questo elevato pensiero dice di non averlo scritto «a cuore leggero». Noi ci crediamo. Non è il cuore ad essere leggero. Piuttosto, si direbbe, il cervello. Notevole, in ogni caso, l'incipit in cui si evidenzia un nuovo fronte d'accusa per la ragazzina. Non solo, scrive infatti il genio, Desirée «si drogava», non solo andava «a Roma a comprare droga» ma addirittura «aveva mentito alla nonna». Avete capito la perfida? E mica solo quella volta lì. Siamo in grado di dimostrarlo, se fosse il caso: una volta pare abbia rubato la marmellata nella dispensa, un'altra forse aveva giurato che si era lavata i denti e invece non era vero, una volta dicono che avesse chiesto i soldi per un libro e invece si era comprata una maglietta. Pensate che scandalo: per fortuna sono arrivati quei quattro africani che l'hanno salvata massacrandola e regalandole così lo «status di vittima». Altrimenti sai che brutta persona sarebbe diventata? In tutto ciò, come sempre, l'importante è che non si parli dei clandestini. L'importante è che non si dica che è colpa loro. E di chi li ha fatti entrare in Italia così, lasciandoli allo sbando, a occupare le nostre città, a bivaccare nei nostri quartieri, a organizzare lo spaccio davanti alle scuole, senza nessuna forma di controllo, senza nessuna dimensione di civiltà, creando zone franche di violenza e degrado, dove la polizia non entra nemmeno più. L'importante è non dire quello che tutti gli italiani vedono: che quella violenza è figlia del buonismo, della cultura dell'accoglienza a tutti i costi, di chi ci ha riempito la testa con gli slogan sulle «risorse» che dovevano diventare «il nostro modello di vita». Si capisce: più facile inventarsi ogni giorno un insulto a Desirée per far dimenticare la propria coda di paglia.Fra l'altro mi permetto di far notare che, mentre tutto il mondo politico sta discutendo di lei, spaccandosi e polemizzando, ieri a Cisterna di Latina ci sono stati i funerali di Desirée. Quanti erano i politici presenti? Solo due: il sindaco e Giorgia Meloni. Virginia Raggi, che pure aveva proclamato il lutto cittadino, non si è vista. Il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, nemmeno. Nessuno del governo. Nemmeno un sottosegretario. Nessuno della maggioranza, nessuno dell'opposizione. Né un deputato né un senatore. Chissà forse anche fra di loro c'è qualcuno che pensa che Desirée sia stata fin troppo fortunata per meritarsi anche qualcuno che le dia l'ultimo saluto.
Jose Mourinho (Getty Images)