2024-09-17
Choc in Commissione, Ursula caccia Breton
Ursula Von der Leyen e Thierry Breton (Ansa)
Lettera di fuoco del dimissionario commissario all’Industria contro Ursula Von der Leyen, che avrebbe chiesto la sua testa promettendo un peso maggiore per Parigi nel «governo» Ue che forse nasce oggi. Al suo posto l’Eliseo candida Stephane Sejourné, ex marito di Gabriel Attal.Con una lettera di fuoco, il commissario Ue all’Industria e al mercato interno, il francese Thierry Breton, ha dato ieri le dimissioni dal proprio incarico. Già proposto dal presidente francese Emmanuel Macron per un altro mandato nella nuova Commissione che sarà presentata oggi, Breton ha diffuso su X la lettera con cui lascia il suo incarico. Nella missiva, l’ex commissario accusa la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di avere chiesto a Macron «qualche giorno fa» di sostituire il suo nome «per ragioni personali non discusse con me». In cambio, Von der Leyen avrebbe offerto alla Francia un ruolo più di rilievo al sostituto candidato francese nella nuova Commissione.Alla luce di questi avvenimenti, dice Breton nella sua lettera, «non posso più esercitare il mio compito nella Commissione». Se ne va quindi, sbattendo la porta, uno dei più fidati emissari di Macron a Bruxelles, con una coda avvelenata di recriminazioni. Il clamoroso sfogo pubblico spiega il ritardo nella presentazione della nuova Commissione, già rinviata la settimana scorsa, poiché è facile pensare che la richiesta di Von der Leyen di avere un nuovo nome da Macron abbia provocato un intoppo nelle complesse trattative incrociate su nomi e deleghe.Recentemente il Commissario francese si era segnalato per lo scontro con Elon Musk, che aveva fatto il giro del mondo. Nell’imminenza del confronto in diretta su X tra lo stesso Musk e il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali americane Donald Trump, infatti, Breton aveva diffuso una lettera con la quale diffidava Musk dal diffondere fake news attraverso la sua piattaforma. Una iniziativa da cui la Commissione aveva preso nettamente le distanze, additandola come personale e non concordata con Bruxelles. Alle minacce di Breton, Musk aveva risposto con uno sberleffo e ieri vi è stata la reazione dell’amministratore delegato di X, Linda Yaccarino, che, per commentare le dimissioni di Breton, ha twittato: «È un bel giorno per la libertà di parola».Lo scorso marzo Breton, con un altro post su X, aveva attaccato la Von der Leyen quando il Ppe l’aveva scelta come candidata per un secondo mandato al vertice della Commissione europea: «Malgrado le sue qualità, Ursula von der Leyen è messa in minoranza dal suo stesso partito», scriveva Breton in quella occasione, evidenziando che, con 400 voti espressi a favore sugli 801 delegati presenti, «lo stesso Ppe non sembra credere nella sua candidata». Sempre Breton, in precedenza, aveva criticato duramente la nomina decisa da Von der Leyen di Markus Pieper come incaricato per le piccole e medie imprese, nomina poi non andata a buon fine. I rapporti personali tra il francese e la tedesca erano dunque ai minimi termini da mesi.Scaricato da Von der Leyen e da Macron, dunque, ma non è da escludere però che, oltre agli screzi personali, ci sia qualcos’altro dietro la richiesta di Von der Leyen alla Francia di cambiare il candidato. Non è azzardato collegare l’addio di Breton alla presentazione, una settimana fa, del rapporto di Mario Draghi sulla competitività europea. In quella occasione, Draghi non aveva risparmiato aspre critiche al General data protection regulation (Gdpr), che è in gran parte una creatura dello stesso Breton. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Draghi aveva affermato che il Gdpr ha ridotto i profitti delle piccole imprese tecnologiche europee del 15% e che «con questa legislazione che ci siamo dati, stiamo uccidendo le nostre imprese».In previsione di un cambio di passo su questo tema, nel solco tracciato dal rapporto Draghi, è possibile che Von der Leyen volesse che ad occuparsi di rifare il Gdpr non fosse lo stesso soggetto che lo aveva concepito. È possibile anche che l’addio di Breton sia legato ai rapporti con gli Stati Uniti. Donald Trump ha già detto che, in caso di vittoria alle elezioni di novembre, vorrà Elon Musk nel suo esecutivo, dunque Von der Leyen vorrebbe forse evitare di trovarsi tra due mesi a gestire seri incidenti diplomatici.Quali che siano i motivi, il presidente francese Emmanuel Macron ha già comunicato il nome del nuovo esponente francese in commissione, che, per coincidenza, sarà il ministro degli Esteri del governo francese uscente, Stephane Sejourné. Anch’egli macroniano come Breton, Sejourné è l’ex marito di Gabriel Attal, il grande amico di Macron che ha appena lasciato il ruolo di primo ministro.Peraltro, non è escluso che, per dare un riconoscimento al ripudiato Breton, il presidente francese abbia pensato di riservargli un posto nel nuovo governo che si sta formando a Parigi sotto la guida di Michel Barnier, un altro macroniano.La clamorosa uscita con veleno di Breton pare risolutiva rispetto alla complessa partita dei posti da assegnare nella Commissione. È prevista, infatti, già per questa mattina la Conferenza dei presidenti, come ha anticipato ieri il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che si è detta ansiosa di discutere la struttura e i portafogli proposti per il nuovo esecutivo europeo. Alcune fonti notano come la Conferenza dei presidenti, normalmente, nelle settimane in cui vi è il Parlamento europeo in seduta plenaria (come questa), si tenga il giovedì mattina. L’anticipo al martedì è, forse, dovuto a qualche motivo straordinario o all’urgenza di stringere rapidamente i bulloni di una intesa che, se non divulgata urbi et orbi, potrebbe rivelarsi a rischio con il passare dei giorni. Il che segnala una fragilità di fondo, anche per via della oggettiva difficoltà in cui si trovano i governi dei due maggiori Stati membri dell’Unione. L’algoritmo politico è complesso e ora, in più, vi è la promessa di un portafoglio più influente per Parigi. Oggi sapremo.
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