2023-09-23
Commissione pronta a picconare Consiglio Ue e sovranità degli Stati
La commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides (Ansa)
L’esecutivo europeo trasformerà in legge le linee Oms sulle sigarette elettroniche, equiparate alle tradizionali, scavalcando Parlamento e ministri nazionali. Uno stravolgimento che potrà estendersi a sanità, green e cibo.A novembre si terrà la biennale riunione dell’Oms sul tabacco. Stavolta a ospitare la Cop 10, la più importante conferenza per il controllo delle bionde e dei prodotti alternativi, sarà Panama. I vertici dell’organizzazione hanno deciso di premiare il locale ministero della Sanità forse perché dalla «Colon free trade zone» transitano ogni anno 8 miliardi di sigarette destinate al mercato nero. O forse perché è proprio il luogo giusto per far approvare le novità in vista. L’Oms, possiamo anticiparlo, ha deciso che i prodotti non combusti e quelli alternativi - per capirsi gli stick che si aspirano senza bruciare il tabacco e le ecigs - saranno da equiparare alle bionde tradizionali. La motivazione fa sorridere. Pur ammettendo implicitamente che sono molto meno dannosi, si constata che il vapore emesso non è equiparabile all’aria (ma va?!) e quindi vanno fatte rientrare nella medesima categoria.Siamo abituati alle prese di posizione alquanto bislacche dell’Oms. Infatti la notizia, purtroppo, è un’altra. E riguarda la commissione Ue. O per la precisione la Dg Sante, la direzione generale per la Salute e la sicurezza alimentare, guidata da Stella Kyriakides. Un documento, visionato dalla Verità, mette nero su bianco la posizione che Bruxelles ha deciso di adottare in sede di Cop 10. In pratica, la Commissione ha deciso di volere recepire in toto le raccomandazioni sul fumo che usciranno dalla conferenza di Panama. Secondo tre criteri che si apprestano a scardinare i modelli decisionali dell’Europa così come l’abbiamo conosciuta fino a ora. La Dg Sante spiega per prima cosa che l’Ue deve parlare ad una sola voce. Secondo aspetto, che ciò che verrà deciso in quella sede dovrà essere inglobato negli iter comunitari come «acts having legal effect». Tradotto, come norme di legge a tutti gli effetti. Terzo aspetto: nel documento dei tecnici della commissaria Kyriakides, si chiede espressamente una delega in bianco. Per capirsi meglio: le sei pagine a cui facciamo riferimento cancellano innanzitutto il lavoro svolto dal Parlamento Ue negli ultimi anni. Nel 2022, nell’ambito della relazione sul Cancer plan Ue, i membri eletti chiedevano espressamente una differenziazione tra i diversi prodotti in modo da stimolare con nuovi investimenti quelli meno dannosi. La scelta della Dg Sante invece ci sta dicendo che il lavoro del Parlamento verrà sostituito dalla decisione presa a porte chiuse (all’oscuro della stampa) in pochi giorni da un centinaio di tecnici, compresi delegati di associazioni non governative, il cui compito è sempre quello di influenzare scelte globali. Ma questo è nulla rispetto all’ultima frase contenuta nel documento. Citiamo: «Senza ulteriore decisione da parte del Consiglio». Per la prima volta la commissione prova a uccidere i Paesi membri. Se passa questo schema e nessuno ferma la scelta, Bruxelles potrà prendere per buono un testo dell’Oms, trasformarlo in legge senza consultare (avendo avuto delega in bianco) i singoli Stati. E i singoli ministeri. Nel nostro caso che potere avrà il dicastero della Salute e quello dell’Agricoltura o il Mef? Citiamo pure via XX Settembre perché quando passeranno le equiparazioni, targate Oms, tra tabacco tradizionale e non combusto, cambierà la tassazione, ma soprattutto chi investe in Europa e in Italia se ne andrà. È chiaro che il modello di ispirazione per la Dg Sante è quello della transizione green. Un device non produce aria? Beh allora inquina. Stesso discorso per le auto e le case. Stesso risultato: desertificazione industriale. Ma passatecelo, non è nemmeno questo la cosa più grave e che più fa rizzare i capelli. È lo schema che la Commissione sta mettendo in campo. Un modello mirato a creare una entità superiore che impone agli Stati le scelte, approvate da organizzazioni che nulla hanno di democratico. Ovviamente se si parla di tabacco è difficile che politici e media alzino le antenne. In fondo è storicamente un settore tabù, anche se apprezzato da tutti i governi quando c’è da spremere tasse. Immaginate, però, questo schema che prevede l’abolizione delle sovranità nazionali applicato al cibo, alla sanità e a tutti gli argomenti che tale commissione si troverà a trattare. Basta andare sul sito e vedere che la lista è molto lunga. Si va dalla regolamentazione dei prodotti agricoli, dei pesticidi, ma anche dell’intera filiera agroalimentare. Senza dimenticare la struttura sanitaria per la «tutela» degli animali e degli esseri umani. La Dg Sante si occupa anche di promuovere un modello di vita sostenibile e salutare e soprattutto del coordinamento cross-border delle infezioni e delle pandemie. Covid 19 vi dice qualcosa? Vaccinazioni? L’aspetto ancor più inquietante è che il documento in futuro potrà essere esteso agli altri commissari, infatti si inserisce nella palese battaglia in corso tra Commissione e Consiglio Ue. Tra establishment e rappresentanti dei governi eletti. È chiaro che nessuno alzerà le barricate a favore delle multinazionali del fumo, e proprio qui sta il trucco. Approvato lo schema e il veicolo, poi la Commissione si sentirà autorizzata a replicarlo. A eliminare i dibattiti parlamentari sia a Roma che a Strasburgo. E quindi in futuro non sarà soltanto la Dg Sante a qualificare le decisioni di una conferenza come atti con valenza legale. Ci si potrà chiudere per 48 ore in un albergone e decidere delle sorti di milioni di abitanti. Con la scusa che tanto l’ha deciso la scienza, e se qualcuno vorrà opporsi sarà semplicemente tacciato di negazionismo. Serve dibattito e serve subito. Non possiamo immaginare di votare governi o Parlamenti senza alcuna funzione. Succederà fra un po’ di anni, ma è adesso che serve intervenire.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)