2023-04-15
La prova che la commissione serve: fa impazzire Conte, Pd e virostar
Roberto Burioni (Imagoeconomica)
Roberto Burioni guida la carica di quelli che «la politica non deve toccare la scienza» (come se le sue previsioni sballate lo fossero). Anche chi ha governato durante la pandemia strepita. Ma queste indagini si fanno in mezza Europa.«La politica deve rispettare la scienza», Roberto Burioni dixit a proposito dell’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid. Peccato che il primo a non rispettare la scienza sia stato proprio lui, il luminare illuminato dai riflettori della tv. Il quale all’inizio della pandemia, con il solito tono saccente che è abituato ad adottare quando si rivolge al volgo, sentenziò: «In questo momento in Italia il rischio di contrarre questo virus è zero, perché il virus non circola [...], quindi ci si può preoccupare dei fulmini, delle alluvioni, ma di quel virus in questo momento no». Lo spiegò il 31 gennaio del 2020 e lo ribadì il 2 febbraio. In mezzo, già che c’era, annunciò che le mascherine erano inutili. E per chi non avesse capito, il 4 febbraio rincarò: «Parlare di allarme coronavirus a Urbino sarebbe come parlare degli effetti di una bomba atomica sganciata a Trasanni. Non ci deve essere preoccupazione». Poi, tanto per non seminare dubbi, il 18 febbraio replicò: «Il livello elevato di attenzione da parte delle autorità sanitarie non giustifica l’allarmismo della popolazione italiana che si è registrato negli ultimi giorni». Infine, mentre gli italiani che si erano fidati di lui erano ristretti in casa da un dpcm di Giuseppe Conte e il numero dei morti aveva già superato quota 40.000, la virostar di Fermignano dichiarò: «Meglio il coronavirus della Roma», scambiando il Covid per la squadra avversaria.Dalle pagine di Repubblica, tale pozzo di scienza e di coscienza ieri ha sentito l’obbligo di mettere in guardia l’opinione pubblica dai rischi connessi alla costituzione di una commissione d’inchiesta del Parlamento. Secondo lui sul Covid, sui vaccini, sugli effetti avversi e sulle decisioni politiche prese con la scusa della scienza non c’è nulla da indagare. Tutto è chiaro, e sia sulle ragioni che hanno consentito una rapida diffusione del virus che sull’efficacia del siero anti coronavirus non c’è nulla da scoprire. Per il professore, non esiste alcuna mortalità in eccesso e men che meno si può approfondire la possibilità che esista un nesso tra iniezioni e morti improvvise. «E se anche ci fossero dati che indicano una realtà diversa», ha scritto il luminare lampadato, «è bene sapere che il luogo dove discuterne è nei convegni scientifici e non in Parlamento». Peccato che nei convegni scientifici gli scienziati come lui rifiutino di discutere di effetti avversi, mentre sovente accettino di parlarne in tv per smentirne l’esistenza. Burioni se l’è presa anche con chi fa notare che era una balla la famosa frase con cui il presidente del Consiglio dell’epoca giustificò l’introduzione del green pass, e dunque anche le discriminazioni nei confronti degli italiani che non si erano vaccinati. Per Mario Draghi, il certificato verde era la «garanzia di trovarsi tra persone che non contagiano e non si contagiano», ma il primo a smentirlo con i fatti fu di lì a poco proprio un virologo. Infatti Massimo Galli, primario del Sacco, si contagiò durante una cena nonostante fosse vaccinato e sebbene tutti i commensali si fossero sottoposti a prima, seconda e terza dose. Tuttavia, anche di fronte all’evidenza dei fatti, Burioni ha scritto che «si può essere d’accordo o meno con le decisioni politiche che hanno imposto il green pass, ma non si può dire che i vaccinati trasmettevano la malattia come i non vaccinati: è oggettivamente una bugia». Infatti, nel caso del suo collega Galli, un positivo seppur vaccinato ha contagiato sette persone in un colpo solo. E lo stesso Burioni, con quattro dosi, nell’ottobre scorso dopo essersi preso il Covid ha dovuto ammettere in tv «di essere l’esempio del fatto che il vaccino non protegge contro l’infezione». Ma la virostar in formato Fabio Fazio (il professore è spesso ospite di Che tempo che fa) non è stata la sola a scagliarsi contro la commissione d’inchiesta. Sul Foglio e sul Fatto Quotidiano sono comparsi commenti allarmati, perché indagando sulla gestione del Covid secondo loro si rischierebbe di dare ragione ai no vax o di scoprire l’acqua calda, cioè l’esistenza di una pandemia che nessuno aveva previsto. Ma il più agitato pare Giuseppe Conte, il quale, dopo aver detto che lui e il suo partito non hanno nulla da nascondere, ha tuonato contro una commissione d’inchiesta farsa: «Il Paese chiede rispetto per le sofferenze provate e per le vittime del Covid. Non merita che una tragedia finisca preda di strumentalizzazioni politiche». Concetto ribadito dall’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, la quale ha addirittura parlato di insulto ai cittadini e a tutti coloro che hanno vissuto la pandemia in modo drammatico, frasi fotocopia di quelle pronunciate dalla segretaria del Pd. A leggere le reazioni di Burioni e compagni tuttavia, si ha chiara una sola cosa: ovvero che la commissione d’inchiesta è sulla strada giusta. Infatti, più si agita chi l’avversa e più c’è ragione di andare fino in fondo. Peraltro, di indagini sulle origini e sulla gestione della pandemia ne sono state avviate negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia e in Svizzera, mentre in Germania, in Lussemburgo e Danimarca se ne discute. Dunque, non si capisce perché solo l’Italia, che pure ha avuto il maggior numero di morti in Europa, si dovrebbe astenere dal porre domande, accettando le versioni ufficiali di governo e comitati tecnici scientifici. La Scienza quella vera, non quella di Burioni, si nutre di domande e di dubbi, non di risposte preconfezionate da presunti luminari.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
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