2024-03-14
Gli accademici Uk criticano l’indagine sulla pandemia: «Ignora i costi dei diktat»
Cardiff, la sede della commissione britannica sul Covid (Getty Images)
Oltre 50 docenti e scienziati contestano i lavori della commissione britannica, incentrati sull’assenza di lockdown tempestivi. A scapito degli effetti delle restrizioni.Bisognerà aspettare l’estate - quando nel Regno Unito uscirà il primo report sulla risposta inglese alla pandemia - per capire se la rivolta degli accademici britannici contro la Commissione Covid abbia colpito nel segno. Sono già 55 i docenti universitari e gli scienziati che ieri hanno aderito alla lettera aperta inviata alla presidente della commissione parlamentare britannica sul Covid, la baronessa Heather Hallett. L’iniziativa è stata lanciata da Kevin Bardosh, infettivologo all’Università di Edimburgo e da Sunetra Gupta, epidemiologa a Oxford e prima firmataria della Great Barrington Declaration (insieme con Jay Bhattacharya e Martin Kulldorff, appena silurato dall’università di Harvard per il suo dissenso riguardo le politiche pandemiche). Il gruppo che ha firmato la dura missiva comprende accademici degli atenei di York, Durham, Bristol ed Exeter, del King's College e dell’Imperial College di Londra, esperti in discipline che spaziano dalle politiche sanitarie e dalla medicina all’etica, il diritto e la statistica. Gli scienziati hanno contestato il metodo adottato dalla commissione Hallett e si sono dichiarati «profondamente preoccupati che la Commissione non sia all’altezza dell’obiettivo che si è assegnata», che dovrebbe essere quello di «valutare gli errori nella gestione pandemica». «La commissione - hanno scritto gli scienziati - deve affrontare urgentemente i suoi pregiudizi e l’assenza di un approccio basato sulle prove scientifiche». Cinque, in particolare, sono i punti contestati, a partire dalla mancanza d’imparzialità dell’organismo parlamentare: «La Commissione dà l’impressione di rappresentare le istanze di una sola parte». L’inchiesta, in effetti, ha avuto origine dalle denunce presentate da parenti di vittime del Covid (come quella di Bergamo in Italia, del resto). «Ma - hanno fatto notare gli accademici - coloro che invece hanno sofferto gli effetti negativi delle restrizioni, non sono stati rappresentati». «L’inchiesta della Commissione - ha denunciato Kevin Bardosh - è stata strutturata sul presupposto che “il governo non abbia chiuso abbastanza”». Ma, fermo restando che le restrizioni nel Regno Unito sono state meno stringenti rispetto a quelle italiane, sono rimasti senza voce milioni di cittadini danneggiati. «Abbiamo scritto questa lettera perché abbiamo percepito che questa inchiesta pubblica rifletta molti degli stessi pregiudizi che hanno guidato le politiche pandemiche e l’approccio di una certa parte della comunità scientifica», dichiara alla Verità Alberto Giubilini, senior research fellow allo Uehiro Centre for Practical Ethics della facoltà di Filosofia dell’Università di Oxford, uno dei firmatari della lettera. «Molti esperti in varie scienze mediche, di salute pubblica e sociali sono stati in disaccordo sulle misure pandemiche, ma ciò non è stato preso in considerazione».«Questa mancanza di neutralità - si legge nella lettera - ha portato a conclusioni predeterminate, come quella che la prossima volta sarà necessario un lockdown più tempestivo», nonostante gli studi epidemiologici affidabili, realizzati dal 2020 in poi, non abbiano dimostrato l’efficacia dei lockdown. E infatti «prima del 2020 - hanno scritto gli accademici - c’era consenso unanime sull’evidenza che questi interventi si basassero su prove di efficacia molto deboli e provocassero danni alla società. Eppure la commissione ha dato per scontato che queste misure fossero efficaci e appropriate, minimizzando i danni inflitti ai cittadini».Gli scienziati firmatari rilevano inoltre che è stato consentito un «trattamento preferenziale» ai consulenti scientifici del governo, «che hanno l’implicito interesse a giustificare le loro decisioni politiche». «L’inchiesta - scrivono - non ha seriamente messo in discussione le proposte governative, in particolare quelle dei modellisti nominati dall’esecutivo, utilizzati per giustificare le politiche restrittive anticovid». Il riferimento a Neil Ferguson dell’Imperial College, duramente contestato anche da John Ioannidis, uno dei più autorevoli epidemiologi del mondo, è implicito. Ferguson, ex membro del Sage (il Cts inglese) è stato l’architetto dei lockdown: aveva previsto che 500.000 britannici sarebbero morti se non fossero state messe in atto restrizioni più severe. Un po’ come l’Otelma italiano Stefano Merler, che aveva pronosticato 150.000 terapie intensive piene se a maggio del 2020 il governo avesse completamente aperto. E infatti l’Italia non solo non riaprì del tutto, ma a novembre ripiombò nei lockdown. «Il punto - fa notare Giubilini - non è tanto quello di prendere posizione, ma di essere aperti all’incertezza e al disaccordo, anche all’interno della comunità scientifica e medica. Quel disaccordo è sempre esistito, non c’è una posizione univoca su certe questioni, soprattutto riguardo alla pandemia e alle misure per contenerla», spiega. «La scienza progredisce grazie al disaccordo al suo interno: durante la pandemia ci si è un po' dimenticati di questo aspetto», sostiene Giubilini.Gli accademici britannici hanno chiamato in causa la commissione Hallett anche per non aver esaminato i costi del lockdown, stimati tra i 310 e i 410 miliardi d sterline. «Le dimensioni e il costo della commissione Covid (finora 100 milioni di sterline) la rendono la più imponente e costosa inchiesta pubblica mai realizzata fino ad oggi - hanno sottolineato gli scienziati - ma le sue carenze rischiano di compromettere la credibilità delle future indagini parlamentari e tradire la fiducia dei cittadini». «Lo Stato sta centralizzando le decisioni riguardo alla salute pubblica - chiosa Giubilini - non lasciando spazio alle responsabilità individuali. Lo si vede anche con molte altre policies introdotte durante o dopo la pandemia, come il divieto di vendere tabacco alle nuove generazioni o le politiche ambientaliste, che impongono agli individui costi e restrizioni dall’alto», conclude.Un cambio di paradigma decisamente inquietante.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.