2024-06-18
Un colpo di mano fa passare la legge Natura
Il ministro austriaco dei Verdi, Leonore Gewessler (Ansa)
Il Consiglio uscente, invece di limitarsi all’ordinaria amministrazione, approva uno dei pilastri del Green deal bocciato alle elezioni. Decisivo il voto del ministro austriaco, in contrasto con il mandato del suo governo. Che valuta denuncia e ricorso alla Corte dell’Ue.I lepenisti programmano l’uscita dal mercato europeo dell’energia. Obiettivo: tagliare i prezzi ancorandoli alla produzione nucleare. I sindacati approvano.Lo speciale contiene due articoli.Un «colpo di coda», per usare le parole del nostro viceministro dell’Ambiente, Vannia Gava. È quello che ha sferrato ai cittadini e agli imprenditori europei l’ultima riunione del Consiglio Ue uscente, che ha approvato per un soffio il nuovo regolamento sul «Ripristino della natura». Mentre tutta la politica continentale è già proiettata sulle nomine dei nuovi vertici delle istituzioni comunitarie (vedi la cena tra leader di ieri sera a Bruxelles) e sull’impostazione di politiche che verosimilmente - visto anche l’esito delle elezioni - andranno in una direzione contraria a quella ideologica del Green deal, il Consiglio Ambiente dell’Unione ha pensato bene di non attenersi all’ordinaria amministrazione ma di licenziare al mortal sospiro una delle leggi più complesse e impattanti della storia dell’Unione. Con una lettura ottimistica, si potrebbe dire che sarebbe potuta andare ancora peggio, se fosse passata la prima versione del regolamento, che in alcuni casi avrebbe costretto gli agricoltori europei a lasciare allo stato brado ampie porzioni di terreni coltivabili, ma il testo licenziato ieri rimane comunque zeppo di lacci, lacciuoli e orpelli burocratici, tant’è che la posizione del nostro governo è rimasta sempre contraria. Un testo passato con la prescritta maggioranza qualificata, equivalente al voto positivo di almeno 15 Paesi membri che rappresentino però non meno del 65% della popolazione Ue. Contro il regolamento hanno votato, oltre all’Italia, l’Ungheria, la Svezia, i Paesi Bassi, la Polonia e la Finlandia, mentre il Belgio si è astenuto. Curioso e paradossale il caso dell’Austria, il cui ministro verde dell’Ambiente, Leonore Gewessler, è andato contro le indicazioni del suo Cancelliere Karl Nehammer (e quelle dell’elettorato di una settimana fa) e all’ultimo minuto ha annunciato il proprio voto favorevole, permettendo così alla legge di superare la soglia di popolazione «coperta» dai sì per un solo punto percentuale. La reazione di Vienna non ha tardato a manifestarsi, perché Nehammer ha fatto sapere di voler ricorrere alla Corte di giustizia dell’Ue contro il voto della sua ministra mentre il il Partito popolare austriaco, a cui appartiene il cancelliere, vorrebbe denunciarla per abuso d’ufficio.Quanto all’Italia, la posizione contraria è stata ribadita prima e dopo il voto dal viceministro Gava: «Sono stati introdotti», ha detto, «miglioramenti nella direzione di un maggiore equilibrio, ma l’accordo finale non è soddisfacente e non possiamo accettare che si vadano ad accrescere oneri economici e a livello amministrativo per il settore agricolo di cui non possiamo non ignorare la sofferenza e la situazione di disagio». Pertanto, il voto per il nostro governo è rimasto «convintamente contrario». Il regolamento, votato nei mesi scorsi dal Parlamento con importanti modifiche poi ratificate dal Trilogo e definitivamente approvato dal Consiglio, prevede il ripristino di almeno il 20% delle zone terrestri e marine entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Gli Stati membri devono inoltre stabilire misure volte a ripristinare almeno il 60% degli habitat in cattive condizioni entro il 2040 e almeno il 90% entro il 2050. In Italia esulta l’opposizione, mentre imprenditori e lavoratori investiti dalla nuova normativa sono perplessi. Per Coldiretti «resta un provvedimento ideologico anche se grazie al nostro lavoro con gli europarlamentari sono state eliminate le misure che avrebbero tagliato la produzione agricola made in Italy, aumentando le importazioni di cibi da Paesi extra Ue coltivati con pesticidi che da noi sono vietati da decenni. Il tutto», prosegue Coldiretti, «con effetti devastanti anche sull’assetto idrogeologico del territorio, più esposto al rischio dissesto». «Non è allontanando gli agricoltori dalla terra», conclude, «che si preserva la natura, sono proprio le aziende agricole a garantire quella costante manutenzione senza la quale aumenta il rischio di dissesto e desertificazione». Stesse considerazioni dalla Cia, per la quale questa legge «danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale». Per il vicepresidente del Senato ed ex ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, «a Bruxelles vogliono ignorare il segnale che gli elettori hanno dato nelle urne». Mentre i cittadini dicono basta all’ambientalismo ideologico», conclude, «il Consiglio europeo va avanti con il Green Deal». Gli fa eco l’europarlamentare di Fdi e copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, per il quale si tratta di «un attacco feroce a chi vive e lavora nella natura, come gli agricoltori, e comporterà costi economici e sociali elevati, riducendo inoltre il prezioso contributo dell’uomo al mantenimento del territorio».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/colpo-mano-passare-legge-natura-2668538132.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-lepenisti-programmano-luscita-dal-mercato-europeo-dellenergia" data-post-id="2668538132" data-published-at="1718660075" data-use-pagination="False"> I lepenisti programmano l’uscita dal mercato europeo dell’energia L’esito del voto europeo porta in Francia ad una campagna elettorale per le elezioni della nuova Assemblea nazionale, dopo che Macron l’ha sciolta domenica 10 giugno. La sinistra si unisce nel Nouveau Front populaire (Nfp), composto da 35 soggetti politici ma egemonizzato da La France Insoumise, per contrapporsi al Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella, in predicato di vincere le elezioni e dunque di governare il Paese. Le piattaforme dei due maggiori contendenti a sinistra e a destra sono entrambi radicali. Sull’energia, la sinistra propone una legge per il potere d’acquisto, con la quale eliminare la tassa del 10% sulle bollette energetiche, cancellare l’aumento dei prezzi del gas dell’11% già previsto dall’aggiornamento tariffario, rendere gratuita una parte dei consumi di elettricità. Per quanto riguarda Rn, il programma elettorale per queste elezioni non è ancora stato presentato, ma in quello del 2022 già si parlava di un aspetto che qualche giorno fa Bardella, in una intervista a Bfm Tv, ha rimarcato. Oltre all’abbassamento dell’Iva su gas, elettricità e combustibili, Bardella ha detto: «Voglio andare dalla Commissione europea per negoziare un’esenzione dal mercato europeo dell’elettricità, per uscire dalle regole sulla fissazione dei prezzi e consentire alla Francia di tornare al prezzo francese dell’elettricità». L’appartenenza della Francia al mercato unico dell’energia elettrica fa sì che, come anche in Italia, vi sia un prezzo all’ingrosso giornaliero stabilito con il sistema del prezzo marginale. Ogni produttore offre sul mercato la propria quantità a un certo prezzo per l’energia consumata il giorno dopo. L’offerta che incrocia la domanda genera il prezzo valido per tutto il mercato, a prescindere dalla tecnologia con cui l’energia elettrica è prodotta. Spesso questo prezzo è stabilito dagli impianti che bruciano gas, che sono i più flessibili e riescono a coprire le punte di consumo, mentre l’energia nucleare fornisce di solito il carico di base uniforme (anche se da tempo ormai le centrali nucleari sono ampiamente in grado di modulare il profilo di produzione). Nel mirino di Bardella c’è proprio questo sistema (System marginal price, Smp), che presenta un paradosso: nonostante la gran parte della produzione francese sia da fonte nucleare, il prezzo del sistema viene spesso fissato dagli impianti a gas, e per giunta per quantità piccole (quelle marginali, appunto). I rincari del gas del 2022 hanno gonfiato le bollette dei francesi e il governo era intervenuto con sussidi, poi terminati. L’idea di Rn è di far recuperare potere d’acquisto alle famiglie francesi imponendo un prezzo politico all’energia elettrica, nella convinzione che il prezzo da nucleare sia più basso di quello di mercato. Bardella vorrebbe che i prezzi fossero legati alla produzione di energia nucleare, eliminando le logiche di mercato che innervano il mercato elettrico europeo. Una posizione non molto diversa da quella dei sindacati (Cgt) che chiedono un prezzo stabilito in base ai costi di produzione e di investimento del nucleare, stipulando contratti bilaterali per la fornitura ai Paesi vicini. La prospettiva sarebbe dirompente e non semplice. Peraltro, sul prezzo dell’energia nucleare si è molto discusso in Francia nei mesi scorsi, quando Macron ha imposto a Edf un prezzo politico. Prezzo rivelatosi troppo basso per i costi di Edf, cosa che ha costretto il governo francese a rinazionalizzare la compagnia energetica. L’occasione per il Rn di imporre un prezzo politico, dunque, con una Edf operatore dominante e appena nazionalizzata, è ghiotta. Le conseguenze per il mercato europeo dell’energia sarebbero enormi e gli impatti sono difficili da valutare. Una Frexit dell’energia cambierebbe il volto dell’Europa e avrebbe impatti anche sull’Italia. Con buona pace del mercato unico.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.