2022-10-13
Per colpirci le banche la Bce ha violato la legge
La Corte di giustizia Ue dichiara illegittimo il commissariamento di Carige. Altra sberla dopo il caso Tercas.La famiglia Malacalza, ex prima azionista dell’istituto, ha chiesto i danni all’Eurotower. Aperta pure una causa in Italia.Lo speciale contiene due articoli.La Corte di giustizia Ue ha dichiarato illegittimo il commissariamento di Carige imposto dalla Bce a gennaio del 2019, quando al timone di Francoforte c’era Mario Draghi. Una sentenza storica. Paradossalmente tanto più storica quanto non avrà un effetto diretto sul futuro della banca. Per il semplice motivo che non si può riavvolgere il nastro della storia (dopo il commissariamento, la banca è stata ricapitalizzata dal fondo interbancario e poi ceduta a Bper). Al tempo stesso la sentenza dovrebbe imporre a tutti gli attori finanziari una enorme riflessione sul ruolo della Bce nei confronti delle banche italiane. La svolta storica sarebbe chiedersi se sia vigilante super partes o entità capace di colpire in punti e momenti precisi per dare al sistema del credito la direzione desiderata. Visto l’esisto netto della denuncia portata avanti da una piccola azionista, Francesca Corneli, il dubbio che la seconda ipotesi sia quella giusta si fa sempre più forte. E viene rafforzato dall’altra sentenza che abbiamo raccontato nei mesi scorsi che tocca la scarsa trasparenza della Bce. Per capire bene l’eventuale ruolo politico della Bce, però, è il caso di tornare agli ultimi giorni di settembre 2018. La banca genovese rispondendo ai solleciti di Francoforte ammette che i requisiti patrimoniali sono sotto la soglia minima. Il terzo aumento di capitale è, infatti, andato male e così viene presentato un piano di rilancio che in gergo tecnico si chiama «piano di conservazione» perché mira a conservare i parametri di patrimonializzazione. La Bce boccia il piano e chiede un nuovo documento entro 30 giorni. Il 12 novembre il cda decide di emettere obbligazioni subordinate e, a seguire, di attuare un ulteriore aumento di capitale. I bond vanno in porto ma il 70% dei soci chiede di visionare un nuovo piano industriale prima di sganciare soldi. La cosa non avviene e la situazione precipita, fino alle dimissioni della maggior parte del cda. Il primo gennaio scatta il commissariamento, e la procedura straordinaria resta valida fino al termine del 2019. Da quel momento alcuni soci, e questo è il caso della Corneli, chiedono di visionare la documentazione che avrebbe spinto la Bce a una decisione tanto invasiva e cavallo tra Natale e Capodanno. Il motivo è molto semplice: comprendere se ci fossero state alternative percorribili e previste dal Codice civile. La risposta è stata sempre la medesima. I report e i documenti sono posti sotto segreto e non sono consultabili. Questo, fino a due mesi, fa quando la Corte ha dovuto ammettere che la Bce non aveva estremi per non essere trasparente. Da quello spunto e da altri si arriva alla condanna di ieri. Francoforte e la Commissione in sede di procedimento avevano sostenuto che la Bce «sarebbe tenuta ad applicare, oltre al diritto nazionale, allorché interveniva in qualità di autorità competente ai sensi della normativa bancaria, tutte le norme del diritto dell’Unione», si legge nella sentenza. «A tale titolo, essa era tenuta, secondo dette istituzioni, ad applicare la disposizione contenuta nella direttiva 2014/59, la quale prevede l’assoggettamento ad amministrazione straordinaria in caso di deterioramento significativo» dei conti. Qui sta il punto tecnico che ha portato alla condanna della Bce: la sentenza spiega che non si possono bypassare le norme nazionali. Il punto politico che ne segue va esteso a tutte le attività bancarie e alle logiche del nostro regolatore. Gli azionisti avevano il diritto di dire la loro e di invocare tutte le leggi italiane per cercare fino all’ultimo di salvaguardare i loro investimenti. E non assistere all’azzeramento in Borsa immediatamente dopo il commissariamento. Scoprire a distanza di quasi quattro anni che la Bce non avrebbe dovuto usare l’accetta è una magra consolazione. Ma al tempo stesso un fatto che ci riporta alla memoria l’altra débâcle causata dall’Unione europea che va sotto il nome di Tercas. Nel 2013 il fondo interbancario concesse alla Popolare di Bari circa 300 milioni per il salvataggio della controllata Tercas. L’Antitrust Ue si oppose definendo l’intervento un «aiuto di Stato», costringendo alla restituzione della somma e avviando un circolo vizioso che è terminato nel 2015 con la peculiare gestione del fallimento di Banca Etruria, Marche, Chieti e Ferrara, tutto a carico di obbligazionisti e azionisti. Nel 2021 il presidente di Abi, Antonio Patuelli, quando si diffuse la notizia che la Corte Ue aveva bocciato l’operato della Commissione, ebbe a dichiarare: «Il legittimo intervento del Fitd su Tercas fu solo il primo a essere predisposto e bloccato dalla precedente Commissione europea che cosi bloccò conseguentemente anche i successivi interventi preventivi del Fitd per i salvataggi delle “quattro banche”». Patuelli chiese il rimborso degli azionisti, ma nulla ha potuto per riavvolgere i fatti successivi tutti consustanziali all’approvazione da parte del nostro Parlamento del bail in. I fatti del 2013 relativi a Tercas, da un lato, e quelli del 2019 relativi a Carige, dall’altro, riletti oggi avrebbero potuto cambiare la storia delle piccole banche tricolore e il perimetro di garanzia dei risparmiatori italiani. La politica dovrebbe riflettere sulla necessità di colmare questi vuoti per non lasciarli in balia di decisioni estere. Scelte ammantate dalla logica del leggi super partes ma che mirano a modificare l’orografia della nostra ricchezza. Bce e Commissione continueranno, con la scusa della tutela del mercato, a soverchiare la nostra Costituzione e la libertà dei singoli individui? Interessante il silenzio di Mario Draghi su tutte le vicende bancarie. Compresa Mps, che aveva conosciuto bene sia ai tempi del Tesoro sia in Bankitalia.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/colpirci-banche-bce-violato-legge-2658444451.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ora-la-sentenza-offre-un-assist-ai-malacalza" data-post-id="2658444451" data-published-at="1665659625" data-use-pagination="False"> Ora la sentenza offre un assist ai Malacalza Ora che il Tribunale Ue ha dato un colpo di spugna sulla decisione della Bce che aveva messo Banca Carige in amministrazione straordinaria, viene da chiedersi quali saranno le prossime puntate di una saga che dura da anni e che riguarda la prima banca ligure. I magistrati della Corte di giustizia europea hanno infatti ritenuto che la Bce abbia commesso un errore nella determinazione della base giuridica utilizzata per adottare le decisioni impugnate. Più in dettaglio, secondo l’interpretazione del Tribunale, «le norme poste a base delle decisioni non prevedono lo scioglimento degli organi di amministrazione o di controllo delle banche e l’istituzione di un’amministrazione straordinaria» nel caso in cui il «deterioramento della situazione della banca o del gruppo bancario (sia, ndr) particolarmente significativo». La sentenza riguarda dunque solo la decisione del gennaio 2019 e non le successive proroghe che non costituiscono oggetto del ricorso poiché adottate in seguito al deposito della domanda di annullamento. Cosa succederà ora, dunque? Il primo passo è quello di attendere di capire come intenderà muoversi la Bce. L’istituto guidato da Christine Lagarde ha infatti due mesi e dieci giorni a decorrere dalla data della notifica per impugnare la sentenza. Il ricorso, però, è bene ricordarlo, potrà avere a oggetto solo questioni di diritto. Per gli effetti del commissariamento è infatti ormai troppo tardi e quello che è stato deciso non può più essere modificato. «Dal punto di vista aziendale gli atti sono oramai diventati irreversibili. Questa sentenza non sembra possa avere effetti retroattivi», spiega alla Verità il professor Fabio Ferraro, partner dello studio legale De Berti Jacchia, coinvolto nella vicenda. «Oltretutto è stata superata anche la fase del commissariamento e quindi da questo punto di vista c’è poco da fare. Dal punto di vista legale la Bce può sempre impugnare la sentenza davanti alla Corte di giustizia dell’Unione. Non si tratta di un vero e proprio appello, è più un ricorso in Cassazione, perché è possibile far valere solo questioni di diritto. Successivamente al comportamento della Bce, potrebbero ipotizzarsi delle azioni di responsabilità extracontrattuale verso la Bce per il risarcimento dei danni subiti. In questo caso dovrebbero essere gli azionisti di Banca Carige e la stessa banca come istituto a chiedere i danni. Banca Carige potrebbe muoversi, in linea di principio, anche per i danni d’immagine», spiega l’avvocato. «Queste azioni risarcitorie sono sempre complicate, anche perché bisogna considerare che l’annullamento e il processo di risarcimento sono due cose distinte. Certo è che la prima aiuta l’altra». C’è poi da capire cosa farà la famiglia Malacalza, principale azionista dell’istituto ligure ai tempi del commissariamento, ovviamente contraria alla decisione. Va detto, però, che il ricorso in questione è stato portato avanti da Francesca Corneli, azionista di minoranza di Carige con una quota molto ridotta (lo 0,000361% del capitale sociale). I Malacalza al momento hanno preferito non commentare la questione. Certo è che per l’ex azionista di maggioranza questa è assolutamente una buona notizia. Basta ricordare che proprio il ruolo della Bce nella vicenda era stato oggetto di un procedimento legale per cui si chiedeva all’istituto di Francoforte di risarcire la famiglia a causa di «omissioni di interventi doverosi» e le «positive condotte pregiudizievoli» circa l’esercizio delle sue funzioni di vigilanza su Carige. La vertenza è ancora aperta, ma la sentenza giunta ieri rappresenta un altro punto a favore dei Malacalza, dopo che lo scorso 28 settembre la Corte Ue aveva deciso che la Bce non potesse negare all’ex azionista l’accesso ai documenti dell’amministrazione straordinaria del 1° gennaio 2019. La famiglia piacentina, poi, è attiva anche su un altro fronte contro Carige. Il Tribunale di Genova di recente ha respinto il reclamo proposto da Malacalza investimenti contro l’ordinanza favorevole a Banca Carige, nell’ambito del procedimento cautelare avente a oggetto la sospensione dell’esecuzione delle deliberazioni assunte dall’assemblea del 15 giugno 2022, relative alla nomina del cda e alla rinuncia transattiva all’azione di responsabilità nei confronti di precedenti amministratori. Intanto, la sentenza arriva nel pieno dell’integrazione del gruppo ligure con Bper, operazione che si concluderà a novembre di quest’anno. Non sapremo mai come sarebbe andata per la banca ligure se non ci fosse stato il commissariamento, come non sapremo mai se l’istituto non commissariato sarebbe stato in grado di camminare sulle proprie gambe con un piano di risanamento, senza il bisogno di arrivare alla fusione con Bper. Certo è che nella vicenda Carige ci sono stati diversi errori che hanno irrimediabilmente compromesso il futuro del gruppo e dei suoi dipendenti.
Manfred Weber e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Ursula von der Leyen (Ansa)
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L’area tra Varese, Como e Canton Ticino punta a diventare un laboratorio europeo di eccellenza per innovazione, finanza, sviluppo sostenibile e legalità. Il progetto, promosso dall’associazione Concretamente con Fabio Lunghi e Roberto Andreoli, prevede un bond trans-frontaliero per finanziare infrastrutture e sostenere un ecosistema imprenditoriale innovativo. La Banca Europea per gli Investimenti potrebbe giocare un ruolo chiave, rendendo l’iniziativa un modello replicabile in altre regioni d’Europa.