2025-01-09
Se non si ferma all’alt, la colpa è solo di chi scappa
Silvia Roggiani, deputata del Pd e segretaria del partito in Lombardia, ha accusato i militari di aver ucciso il giovane (Imagoeconomica)
Il Tg3 e La 7 hanno mandato in onda alcuni video, ripresi da una telecamera comunale e dalla dashcam di una gazzella dei carabinieri, in cui si vedono gli ultimi minuti di vita di Ramy Elgaml, il giovane di origini egiziane morto durante un inseguimento a Milano. Nelle registrazioni si sentono le voci dei militari dell’Arma che provano a speronare lo scooter su cui viaggiava il ragazzo in compagnia di un coetaneo tunisino. I due, la notte del 24 novembre, non si erano fermati all’alt di una pattuglia, iniziando una fuga ad alta velocità, con le auto dei carabinieri lanciate all’inseguimento.La videocamera posizionata sul parabrezza della vettura ha registrato le frasi che si sono scambiati gli uomini delle forze dell’ordine. «Vaff… non è caduto». «Chiudilo, chiudilo…no, merd…non è caduto». Alla fine, in una comunicazione via radio, si sente un militare dire: «È caduto». E un altro risponde: «Bene». Le immagini della telecamera dove è avvenuto l’incidente che è costato la vita a Ramy riprendono il momento in cui lo scooter finisce fuori strada e l’impatto con la macchina dei carabinieri, ma non chiariscono se il contatto con il veicolo delle forze dell’ordine abbia causato la caduta dei due in fuga o se, come ricostruito dagli esperti della polizia locale, Ramy e il complice siano caduti per uno scivolamento dello scooter sulle strisce, con il giovane egiziano sbalzato contro un muro.Tuttavia, nonostante né il video né le registrazioni forniscano la prova che l’incidente sia stato causato dai carabinieri durante l’inseguimento, con un tentativo di speronamento, sono già partite le polemiche, con l’accusa nei confronti dei militari dell’Arma di aver volontariamente cercato di far cadere i due ragazzi. Silvia Roggiani, deputata del Pd e segretaria del partito in Lombardia, ha accusato i militari di aver ucciso il giovane. E, secondo alcuni giornali, i pm starebbero addirittura valutando se non ricorra il reato di omicidio volontario a carico dei carabinieri anche se fonti della Procura negano. Per parte mia, non capisco lo stupore suscitato dalle immagini, né comprendo quale sia la «prova» regina che dimostrerebbe la volontà di causare l’incidente e, di conseguenza, la morte di Ramy.Già la mattina successiva alla folle fuga per le vie del capoluogo lombardo, conclusasi dopo otto chilometri all’incrocio di una via del quartiere Corvetto, si è capito che i carabinieri hanno provato in tutti i modi a fermare lo scooter in fuga. E siccome sventolare la paletta, azionare la sirena, far convergere altre pattuglie oltre a quella che aveva intercettato i due non era servito a nulla, i militari hanno provato a tagliar loro la strada. Che altro avrebbero dovuto fare? Chiedere con gentilezza che si fermassero? Lasciarli scappare presumendo che si trattasse di due giovani bontemponi che avevano fatto tardi la sera e, al massimo, alzato un po’ il gomito? Anni fa, quando cominciai questo mestiere, mi capitò un caso simile. Un ragazzo non si fermò all’alt e forzò un posto di blocco delle forze dell’ordine. Un carabiniere sparò alle gomme dell’auto ma un proiettile finì in un polmone del fuggiasco. Il giovane non morì, ma ci mancò poco. Nessuno, però, prese le sue difese: se tiri diritto ignorando l’ordine degli agenti, rischi. Punto. Certo, quelli erano altri tempi. C’era il terrorismo e i primi a cadere erano proprio poliziotti e carabinieri che, dunque, stavano con il dito sul grilletto, pronti a reagire. Ma se scappi, se ingaggi una pericolosa corsa fra le vie del centro, correndo a 100 all’ora, non puoi non sapere che rischi la vita, anche se hai 19 anni. Gli uomini delle forze dell’ordine non sanno se sei un giovane che ha bevuto o si è fatto di coca, se hai solo paura della divisa o se scappi perché nascondi refurtiva, se sei un assassino o un terrorista. Non conoscono il colore della tua pelle, se sei italiano o immigrato: per 1.500 euro al mese, però, mettono a repentaglio la propria incolumità per far rispettare la legge e garantire ai cittadini la sicurezza.In nessun altro Paese, nei confronti di servitori dello Stato che possono anche aver involontariamente causato l’incidente, si scatenerebbe il dibattito a cui assistiamo da mesi. Ho rispetto per la vita umana, soprattutto per quella di un giovane di appena 19 anni. Ma se non ti fermi all’alt di polizia e carabinieri e, durante l’inseguimento, succede un incidente, la colpa non è delle forze dell’ordine ma solo di chi scappa, che pensa di giocare con la propria vita come alla roulette.
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)
Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
Continua a leggereRiduci