2024-05-30
Coldiretti spinge in Ue le etichette anti-Cina
Raccolta di firme per promuovere a Strasburgo una legge d’iniziativa popolare che imponga l’indicazione dell’origine dei prodotti. Blitz nei porti di Salerno e Bari contro le merci turche e il concentrato di pomodoro asiatico «accettati» a Bruxelles e vietati negli Usa.Qualcosa di buono nel Green deal la Coldiretti lo ha trovato: la tecnica di Greenpeace! Come i gommoni che una volta venivano schierati contro le baleniere anche gli agricoltori si sono lanciati in mare, bandiere gialle al vento, per fermare le navi che ci scaricano prodotti di dubbia provenienza e di ancora più incerta qualità. Le incursioni dimostrative si sono svolte nel porto di Salerno per abbordare una nave carica di concentrato di pomodoro cinese e a Bari sottobordo a una portarinfuse che trasportava grano turco. Questa è una nave fantasma. Ha girato per tutto il Mediterraneo, l’ultimo porto da dove è salpata è Tunisi. Probabilmente il grano che ha a bordo è russo come succede con le petroliere che trasportano il greggio di Vladimir Putin per aggirare le sanzioni. I turchi che hanno molto brigato per essere i protagonisti dell’accordo Balck Sea Grain che doveva consentire l’esportazione di prodotto ucraino sono diventati protagonisti del mercato dei cereali nel Mediterraneo. Gli abbordaggi della Coldiretti sono avvenuti quasi in simultanea mentre in Senato si discuteva del decreto agricoltura. Da lì il presidente Ettore Prandini ha commentato: «Ci mobilitiamo contro le importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei. Vogliamo che venga rimesso in discussione il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, dove ciò che conta è solo l’ultima trasformazione». «Bene», ha continuato Prandini, «che il ministro Francesco Lollobrigida abbia aperto a questa possibilità, che è per noi la madre di tutte le battaglie a livello europeo. Riteniamo che non può e non deve essere l’ultima trasformazione a determinare l’origine, ma il prodotto che viene utilizzato per la trasformazione deve esaltare quella che è l’italianità». In Europa è stato rilanciato il tema dell’etichetta d’origine - su questo la Coldiretti sta raccogliendo un milione di firme per promuovere a Strasburgo una legge d’iniziativa popolare - appoggiata dalla Germania e anche da Francia, Estonia, Finlandia, Spagna e Portogallo – che ha fatto marcia indietro anche sul Nutriscore, l’etichetta a semaforo - che tende a far diventare obbligatoria l’etichetta d’origine sui prodotti alimentari venduti su tutto il territorio dell’Unione. Anche questa è una vittoria dell’Italia tenendo conto che nel dicembre scorso la Corte dei Conti europea aveva bollato come ostacolo alla concorrenza i nostri decreti sull’etichettatura d’origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi. Ma le frontiere europee anche in forza della diminuzione delle produzioni causa Green deal e dell’uso diplomatico dell’importazione di prodotti di dubbia provenienza che l’Ue fa sono eccessivamente permeabili. In particolare verso la Cina e il Far East. Basti dire che gli Usa hanno vietato l’importazione di concentrato di pomodoro cinese – quello che è a bordo della nave bloccata a Salerno – per ragioni economiche, sanitarie e umanitarie mentre l’Europa che minaccia dazi contro Pechino nulla fa, anzi incoraggia la partnership agricola per evitare contraccolpi sull’industria dell’auto tedesca. I pomodori cinesi sono coltivati soprattutto nello Xinjiang dove gli Uiguri – minoranza etnica oppressa da decenni – sono usati come schiavi per la raccolta. Il carico in arrivo a Salerno è partito in treno e ha percorso diecimila chilometri prima di essere caricato sulla nave. Se sbarca sarà addizionato di salamoia e verrà offerto come pomodoro italiano. Con un danno gravissimo. L’Italia ha trasformato nel 2023 5,4 milioni di tonnellate di pomodoro italiano, il 50% della produzione europea e il 15% di quella mondiale, in passate, polpe, pelati, sughi con un fatturato di 4,4 miliardi di euro, di cui 2,5 dall’export. Lo stesso vale per il riso di cui l’Italia è con oltre la metà della produzione il leader in Europa. L’import dalla Cambogia è raddoppiato quest’anno, circa il 60% del riso importato in Europa è a dazi agevolati. È lo stesso problema che si riscontra con il grano. Dalla Turchia stanno arrivando nei porti pugliesi 75.000 tonnellate di cereale «presunto» turco. Il boom delle importazioni sta mettendo in ginocchio solo nel foggiano 38.000 imprese agricole. Gli incrementi di arrivi dall’estero sono imponenti: 800% dalla Turchia, oltre il 1.000% dalla Russia, 170% dal Kazakistan, 47% dal Canada. Solo nei primi 2 mesi del 2024 dalla Turchia sono state importate quasi 35.000 tonnellate di frumento duro, più o meno la stessa quantità arrivata durante tutto il 2022 con quotazioni al di sotto di 320 euro a tonnellata insostenibili per i nostri cerealicoltori.
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