2023-02-27
Claudio Borghi: «Le opposizioni sono d’accordo solo nell’aiutare i clandestini»
Claudio Borghi (Getty Images)
Il leghista: «Litigano su tutto, ma su una cosa hanno trovato compattezza: nel bocciare i decreti sicurezza. Il blocco navale? No, la strada giusta è tornare alle regole di Salvini».Senatore Claudio Borghi, sappiamo che la disturbiamo in montagna…«No, rientrato in fondovalle»Borghi, Bagnai e Rinaldi organizzano eventi in giro per l’Italia. Bolle in pentola roba!«Torniamo a parlare di politica, in troppi cominciavano a pensare che votare uno piuttosto che un altro fosse la stessa cosa».Una lunga rincorsa per le europee del 2024!«Le europee conteranno molto. Ma ricordo, a chi ritiene che votare non conta, che ci ritroviamo presidente della Commissione Ue, con il suo sorriso rassicurante, la signora Ursula von der Leyen per appena nove voti. E per giunta tutti italiani. Segnatamente del M5s. Se quei voti fossero andati a noi - che comunque ne avevamo già presi molti - o a qualche altro partito del centrodestra era meglio». Voto rivendicato da Dino Giarrusso ora non più nel M5s.«Col famoso “decisivi”. Sta provando ad entrare nel Pd e si capisce l’entusiasmo di quel tweet. Ingrati quelli del Pd. Quel servigio meriterebbe maggior riconoscenza».Con le europee ambite ad una nuova maggioranza a Strasburgo.«Era l’obiettivo anche delle precedenti elezioni e ci siamo quasi arrivati. Ripeto, mancavano nove voti. Serve mettere da parte i socialisti e la parte più retriva del Partito popolare europeo. La grande alleanza eurocritica; è sempre stata il mio progetto. Forze fresche potrebbero sostituire il partito socialista. Ad esempio, Vox in Spagna e Chega in Portogallo. Tante cose bollono in pentola per costruire una nuova Europa. E comunque stiamo tornando a parlare di politica. Non tanto per le europee del 2024 quanto per medicare i danni dei governi di unità nazionale»Il Mes. La direttiva sugli immobili. Le auto elettriche. Tanti i fronti aperti. Cederete su qualcosa?«Premesso che non sono al governo, ricordo che finché siamo in Ue c’è una logica negoziale. Fosse per me direi no a tutto ma allora che ci stiamo fare? Viviamo in un mondo dove il deficit conta ancora e lo stesso dicasi per tutti i dossier aperti in Ue. Ma le sconfitte possono anche essere istruttive. I danni faranno capire a tutti i veri limiti dell’Ue. Hanno una funzione “didattica”. Al momento per me è più urgente far nascere la consapevolezza che la categoria che sta rischiando di più è quella dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. C’è un’alta inflazione originata da politiche sbagliate».Si intravede un nuovo schema di gioco applicato alla ratifica del Mes per la prima volta. Il Parlamento si mette di traverso sui dossier dando modo al governo di andare in Europa con un mandato chiaro.«È un inizio di normalità. Dà fastidio ad un sacco di gente. Si pensi al disappunto dalle parti del Quirinale. Ne è intrisa la lettera di accompagnamento al cosiddetto milleproroghe. Una modifica parlamentare così profonda allo schema arrivato in approvazione non la si vedeva da tempo. Certo, più sta in alto il palazzo e meno vorrebbero fastidi dal basso. La cosa migliore per alcuni sarebbe il cosiddetto metodo Draghi. Lo capisco. Una cabina di regia con dei signori che dicono cosa bisogna fare. In Parlamento arriva tutto con la fiducia senza neppure la possibilità di un dibattito. Così, invece, decide il Parlamento. Magari sono cose anche fastidiose ma lo decide chi è eletto e ne porta la responsabilità. Il disappunto del Quirinale avrei voluto vederlo sui Dpcm che limitavano la nostra libertà oppure sul green pass per lavorare. Ma capisco sia chiedere troppo».Ci spiega perché il governo ha bloccato il superbonus?«Era una legge fatta coi piedi. L’avevo detto al ministro Gualtieri appena presentatosi in Commissione Bilancio. Ne ero all’epoca presidente. Tutti parlano di superbonus, ma il problema è più ampio e parte dal bonus facciate. Arriva il “noto incompetente” a dirci che tutti potevano rifare la facciata del condominio. Il 90% lo metteva lo Stato. Sono andato a riprendermi il resoconto stenografico delle commissioni riunite. Ero stato l’unico a sollevare il problema. Non ci vuole un genio a capire che era stato posto un ordigno nucleare contabile sotto la sedia di chi sarebbe arrivato dopo».Decanta l’austerità di bilancio?«Tutt’altro. Semplicemente per come era scritta la legge tutta l’Italia - da Aosta a Ragusa - avrebbe rifatto le facciate a spese dello Stato, altro che quattro persone. Cosa che però immaginava il governo dal momento che aveva previsto una copertura di bilancio di appena 240 milioni. Si noti, era una previsione non uno stanziamento, raggiunto il quale tutto si sarebbe fermato. Spero sia chiaro. Non sono mai stato contrario a spendere soldi per rilanciare l’economia. Per carità, avrei avuto idee migliori per impiegare cento miliardi. Ma va bene pure quella. Bastava solo mettere sul loro conto quella cifra. Non ipotecando il bilancio di chi sarebbe arrivato dopo». Ci sono crediti fiscali incagliati che non riescono ad essere incassati.«È questo ciò che ha spinto il governo a fermare questa macchina infernale. Stava sfornando crediti a livelli insostenibili. Si è scelto di mantenere il bonus bloccando la cessione per i crediti di imposta futuri. Se rendi un credito cedibile e quindi monetizzabile fin dall’inizio deve esserci una controparte a debito: lo Stato. La cessione dei crediti futuri è stata bloccata proprio per tutelare chi era già nella palude ed aveva un credito che non riusciva a cedere. Senza lo stop, avremmo lasciato che nuovi creditori si insinuassero al passivo senza che quelli arrivati prima fossero stati soddisfatti».Come far circolare questi crediti?«La stalla ora è chiusa e bisogna riportare a casa i buoi scappati. In questo momento chi ha un credito di imposta deve trovare qualcuno che paghi abbastanza tasse da compensarlo comprandolo a sconto. Ma prima o poi il mercato si esaurisce. Fossero stati resi cartacei e certi, quei crediti avrebbero circolato liberamente senza intermediari (e se ricordate io l’idea l’avevo data). Ma siccome servono intermediari, dobbiamo semplificargli la vita consentendogli di smaltire i crediti, magari compensandoli coi debiti che i contribuenti pagano in banca attraverso il cosiddetto F24. Una soluzione che, come Lega, avevamo già studiato e reso implementabile in sede di approvazione del decreto Aiuti Quater. Ma ci fu detto no perché non si era ancora pronti a fermare la follia. Non è colpa dei contribuenti che stavano facendo ciò che la legge consentiva di fare».Sul fronte immigrazione non si stanno ottenendo gli stessi risultati che otteneva Salvini nel governo gialloverde. Perché?«Mi pare che chi a suo tempo forniva soluzioni in apparenza semplici come, ad esempio, il blocco navale abbia capito che la nostra strada era quella giusta. Occorre ricostruire un set di regole quale, appunto, quelle previste dai famosi decreti sicurezza. Appena approvate hanno consentito da subito il fermo amministrativo di una delle imbarcazioni. Vanno rafforzate e affinate per evitare che il ministro che le applica finisca a processo come accaduto con Salvini. Avremo quindi gli strumenti per ricominciare ad ottenere i risultati che si raggiungevano allora».Lei ha parlato di un’imboscata parlamentare delle opposizioni a proposito del decreto Ong.«Curioso. Le opposizioni sono divise su tutto. Devono ancora terminare il girone eliminatorio per trovare lo sfidante che affronterà la maggioranza. In Coppa America si chiama Round Robin. Ma su una cosa hanno subito trovato un’immediata compattezza: impedire l’approvazione del decreto sicurezza. Hanno provato (non riuscendovi) stratagemmi tipo non far votare per far mancare il numero legale oppure coordinarsi per chiedere una votazione speciale. La stessa strategia di Calderoli per affondare il ddl Zan. Sul dare una mano ai clandestini sono tutti d’accordo».Sul fronte Ucraina abbiamo due posizioni, chiamiamole, «estreme». Quella di Berlusconi e quella della Meloni. La notizia è che uno dei due estremi non è presidiato dalla Lega.«Premetto che l’Italia da sola non sposta di una virgola l’esito della guerra. I toni accesi di alcune forze di opposizione sono fuori luogo. La posizione della Lega, anche prima del voto, era quella di mantenere un profilo il più possibile prudente nell’invio di armi pur condannando l’invasione russa. Ma ha vinto la forza politica più interventista. E questo ha un peso nella dialettica interna alla coalizione. Se vogliamo che questa governi, non possiamo mettere veti su tutto».La Bce non acquista più Btp ma lo spread è sceso. Non «impaurite» più i mercati?«Negli ultimi anni tutti hanno imparato cose che dicevamo in pochi. Il “whatever it takes” di Draghi. E la Lagarde che prima dice “non siamo qui per chiudere gli spread”; e poi tutti sappiamo come è finita. Per finire coi programmi di acquisto titoli per evitare la cosiddetta frammentazione nei mercati in termini di tassi. Hanno capito tutti che non conviene alimentare l’esplosione degli spread. Motivo per cui il Mes non serve».Ha senso mobilitare il risparmio nazionale sui Btp?«Mai compreso il senso di dire mettiamo in sicurezza il debito facendolo comprare agli italiani. Se vi fosse paura su quell’investimento, correrebbero a vendere pure loro. Rimane che le banche centrali hanno acquistato titoli a rendimenti negativi ed ora con il rialzo dei tassi totalizzano perdite di bilancio stimabili in mille miliardi. Il loro capitale sarà negativo ma non succederà nulla visto che hanno il potere di emettere denaro. Viceversa, è importante che gli italiani possano riscoprire l’investimento in titoli di Stato per far fronte all’inflazione».Sulla riforma del patto di stabilità la Lega che posizione ha?«Ne stiamo discutendo. I testi sono di estrema complessità. Mi riempio di macchie rosse quando leggo cosa e come sono scritti. Se prevalgono alcune interpretazioni piuttosto che altre la differenza è enorme. Sappiamo che in generale sono strumenti per imporre politiche di austerità».
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