2024-08-25
«Cinesi pronti a vendere Ferretti»
Lo storico presidente di Weichai lascia anche l’incarico nel cda degli yacht. Il gruppo di Pechino fa trapelare una velina: «Pessimi rapporti con ad, incarico per la cessione».Acque agitate attorno a Ferretti group, il colosso italiano della cantieristica di lusso (e non solo) in mano ai cinesi. L’altro ieri si è dimesso lo storico presidente di Weichai, Tan Xuguang, colui che quasi sette anni fa ha voluto l’operazione sul marchio del made in Italy. Cedendo la carica in Weichai perderà anche quella di presidente del cda di Ferretti. Il manager cinese lascia sopraggiunti i limiti di età. Oltre i 63 anni difficilmente si mantengono a Pechino ruoli operativi. Insomma, una notizia bomba per il settore ma apparentemente senza risvolti politici. Il condizionale invece sembra essere d’obbligo. Perché a stretto giro di posta la struttura comunicativa del gruppo cinese ha preparato un comunicato o per essere più precisi una velina, da diffondere ai giornali di Hong Kong e di Pechino. Nel testo visionato dalla Verità ci sono due notizie che riguardano l’azionariato e il management italiano. Segno che i due pilastri dell’azienda sono sempre più ai ferri corti. «Come noto, il gruppo Weichai ha riorganizzato strategicamente Ferretti Group nell’agosto 2012, fino a raggiungere un efficiente sviluppo integrato. Tra i principali recenti avvenimenti di questo sviluppo, vi è la quotazione di Ferretti ad Hong Kong e Milano, rispettivamente nel 2022 e nel 2023, diventando così la prima azienda al mondo a ottenere la doppia quotazione nei rispettivi mercati di riferimento», recita la velina prima di avviare l’affondo. «Abbiamo seguito con attenzione lo sviluppo di Ferretti nel corso di quest’anno, dove sembrano tuttavia perdurare alcuni problemi nella gestione interna, a partire dal clamoroso caso di attuazione della Golden power, poi decaduta, nel marzo di quest’anno, occasione nella quale probabilmente si è incrinato definitivamente il rapporto tra gli azionisti di riferimento cinesi e l’attuale management in carica. A giudicare dalle informazioni in nostro possesso», prosegue la velina, «in Ferretti si è creato molto spazio per l’immaginazione sul suo futuro sviluppo, e in ambito finanziario sono molteplici le voci che circolano. Le attuali acqua calme del gruppo Ferretti potrebbero quindi diventare molto agitate nelle prossime settimane, a seguito dei noti problemi interni». Segue un altro paragrafo che annuncia un pressing degli azionisti con l’obiettivo di cambiare l’organizzazione e forse la governance. A rincarare la dose l’annuncio della volontà di Weichai di cedere la propria partecipazione tramite la mediazione della banca d’affari Cicc, la stessa che ha seguito la quotazione del titolo a Hong Kong. Infine il colpo di coda velenoso. «Con un nuovo presidente del Cda, considerando inoltre la volontà del socio di maggioranza che intende valutare un’uscita dal capitale, Ferretti potrebbe», chiude la velina, «avere un periodo di burrasca avanti a sé, e non si sa quale impatto lo stesso potrà avere sul mercato dei capitali». Tradotto in altre parole. Sembra di assistere a una faida interna da un lato una possibile cordata vicino al manager che ha partecipato al rilancio, Alberto Galassi, e dall’altra i cinesi che puntano a dire... vendiamo alle nostre condizioni e nessuno ci può mettere nell’angolo. A chi vendere ancora non si sa. Certo, non può essere una operazione interna alla Cina, ma difficile che si passi per l’area emiratina. Si vedrà. Il tutto, non dimentichiamo, sempre sotto l’egida di Palazzo Chigi da cui dipende il comitato del Golden power. A cui toccherà mitigare o supervisionare l’eventuale burrasca.
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