2024-05-23
La Cina mette sotto sequestro i beni di 12 multinazionali della Difesa Usa
Si inasprisce la guerra dei dazi. Pechino alza il tiro dopo le sanzioni di Washington.La Cina ha annunciato sanzioni per 12 aziende del ramo della difesa Usa e 10 dirigenti in segno di rappresaglia per le sanzioni contro le aziende cinesi sospettate di aver supportato la Russia nelle sue operazioni militari in Ucraina e per la vendita di armi a Taiwan. L’elenco comprende divisioni di colossi come Lockheed Martin, General Dynamics, Raytheon, oltre a IronMountain Solutions e Applied Technologies Group. Vedranno congelati gli asset nel Paese. A sei dirigenti senior di Northrop Grumman, tra cui l’amministratore delegato Kathy Warden, e a quattro di General Dynamics, tra cui il vicepresidente Firat Gezen, è stato vietato l’ingresso in Cina, oltre che nei territori di Hong Kong e Macao.Il governo di Xi Jinping ha deciso il provvedimento in risposta alla «coercizione economica» di Washington contro le aziende del Dragone accusate di sostenere lo sforzo bellico russo. «Gli Stati Uniti hanno imposto indiscriminatamente sanzioni illegali e unilaterali contro un certo numero di entità cinesi», ha affermato il ministero degli Esteri di Pechino parlando di «bullismo unilaterale» e di «coercizione economica». Nella dichiarazione si annunciano appunto le «contromisure» e sottolinea come «durante questo periodo, gli Usa continuano a vendere armi a Taiwan». All’inizio della settimana la Cina aveva già anticipato sanzioni analoghe per la divisione Defence, Space & Security di Boeing, oltre a General Atomics Aeronautical Systems e General Dynamics Land Systems. Sullo sfondo, si guarda alle prossime mosse del segretario al Tesoro americano, Janet Yellen: lo scorso martedì, a Francoforte per ricevere una laurea honoris causa dalla Frankfurt School of Finance and Management, ha dichiarato che gli Stati Uniti e l’Europa devono rispondere alle politiche industriali della Cina in un «modo strategico e unito» per mantenere le aziende manifatturiere efficienti su entrambe le sponde dell’Atlantico. Poi ha affermato che l’eccesso di capacità industriale della Cina minaccia le imprese americane ed europee e lo sviluppo industriale dei Paesi emergenti. «La politica industriale della Cina può sembrare remota mentre siamo seduti qui in questa stanza, ma se non rispondiamo in modo strategico e unitario, la redditività delle imprese nei nostri Paesi e in tutto il mondo potrebbe essere a rischio», ha detto. E lo ha fatto poche ore dopo che Ursula von der Leyen aveva sottolineato in un dibattito che la Ue si unirà agli Usa imponendo dazi sulle auto cinesi dopo la conclusione dell’indagine in corso. Dazi che però non saranno del 100% come negli Usa, ma più bassi. Il che mette Berlino sempre più alle strette, per via dei rapporti profondi con Pechino. Una via di fuga però potrebbe essere l’aggiramento dei dazi usando paesi terzi con cui triangolare. Nel frattempo, la Cina ha firmato un memorandum d’intesa sulla cooperazione in materia di transizione energetica con la Turchia di Erdogan. Lo riporta il quotidiano Daily Sabah, spiegando che il protocollo è stato siglato in occasione di una visita del ministro turco dell’Energia e delle Risorse naturali, Alparslan Bayraktar. Sono state discusse le potenziali aree di collaborazione nell’ambito dell’energia nucleare con il direttore dell’amministrazione nazionale dell’energia, Zhang Jianhua. Il ministro ha avuto un colloquio con il ministro delle Risorse naturali, Wang Guanghua e ha avuto incontri anche con rappresentanti di diverse aziende operanti nel settore energetico, tra cui State Power Investment Corporation (Spic), Contemporary Amperex Technology (Catl) nonché con funzionari della China National Nuclear Corporation Overseas (Cnos), una delle principali aziende cinesi attive nel nucleare.
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